Savona. Inizia questa mattina alle 10.30 nell’aula magna del tribunale di Savona la requisitoria del pubblico ministero nell’ambito dell’inchiesta Tirreno Power. Il pm Elisa Milocco presenterà le proprie richieste di condanna (o assoluzione) per i vari imputati.
Il processo era iniziato il 31 gennaio 2019. Ventisei persone tra manager ed ex manager dell’azienda sono stati rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
I gruppi a carbone furono sequestrati nel marzo 2014 dalla Procura di Savona. La chiusura aveva avuto ripercussioni sui livelli occupazionali: gli operai erano andati in cassa integrazione e l’indotto in crisi. Si era scatenato un duro scontro tra ambientalisti e sostenitori dell’azienda: poi la centrale (soltanto a metano) è stata riaperta, con una notevole diminuzione della forza lavoro (poi recuperata nel corso degli anni grazie agli investimenti nel porto e nel retroporto di Vado).
Secondo l’allora procuratore Francantonio Granero (oggi in pensione) i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato un aumento dell’inquinamento nonché della mortalità dei residenti. A supporto di questa tesi negli anni sono stati presentati diversi studi legati alla crescita dei licheni (ambientale) che alla difusione dei tumori e malattie legate all’apparato respiratorio (sanitario). Sotto accusa anche la mancata installazione da parte dell’azienda di centraline a camino che permettessero di monitorare in modo più efficace la composizione di quei fumi e il rispetto dei valori previsti dalla legge.
Circa 50 cittadini (residenti nella “zona di ricaduta”) sono stati ammessi come parte civile, oltre a il Ministero della Salute e dell’Ambiente, Accademia Kronos, il Codacons, Cittadinanza Attiva, Adoc, Articolo 32, oltre alle sei associazioni ambientaliste, Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana.
Domani, invece, gli interventi degli avvocati delle parti civili.
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