Le condizioni

Vado, diktat Giuliano: “Produrre qui i cassoni della diga di Genova? Ok, ma prima si completi la darsena”

Il sindaco detta le sue condizioni: "Vogliamo conoscere il progetto, nelle prossime settimane capiremo con il tavolo aperto se si potrà andare avanti"

Vado Ligure. “Noi non ci tiriamo indietro, siamo dalla parte di chi cerca lo sviluppo della portualità e siamo convinti che sia necessario fare sistema con gli altri porti liguri ma abbiamo delle condizioni”. Monica Giuliano, sindaca di Vado Ligure, sa di potersi giocare carte importanti nell’ambito della partita della nuova diga foranea di Genova.

Il suo territorio è quello di cui si parla da tempo come sito ideale per costruire se non tutti almeno la maggior parte dei cassoni in calcestruzzo per la mega infrastruttura. Ma se finora l’Autorità portuale di Genova aveva fatto, per così dire, i conti senza l’oste, da qualche giorno è stato aperto un tavolo di discussione che vede coinvolti, appunto, tutti gli attori: Port Authority, ministero delle Infrastrutture, Regione Liguria, Provincia di Savona e Comune di Vado.

Monica Giuliano, a margine dell’inaugurazione del nuovo lungomare intitolato ai vigili del fuoco, fa il punto della situazione e conferma la disponibilità ad andare ben oltre il dialogo.

“Vado ha posto delle condizioni e la prima è quella di conoscere il progetto – dice – perché, è vero, noi abbiamo già uno spazio dove viene portata avanti questa attività, uno spazio che è ben localizzato e dove si stanno costruendo i cassoni per la nostra diga (più piccoli di quelli della futura foranea, ndr), non ci siamo mai sottratti alla collaborazione, soprattutto se si tratta di portualità ligure è giusto fare sistema ed è giusto trovare soluzioni, ma ci sono delle condizioni importanti”.

Quali sono queste condizioni? La sindaca lo ha ben chiaro. “Parliamo di una serie di addendum all’accordo di programma 2008 che devono ancora avere un compimento, abbiamo una serie di esigenze, e in particolare necessità e urgenza di completare la darsena da dedicare alle attività da diporto e alla cantieristica, se realizziamo i cassoni allora realizziamo anche la darsena”.

Il tavolo aperto con le varie istituzioni finalmente ha creato un coinvolgimento diretto del territorio. “Io credo che questo tavolo vedrà delle risposte nelle prossime settimane, riteniamo che lo sviluppo di un porto rappresenti lo sviluppo di un’intera economia, sappiamo ad esempio quanto il porto di Vado abbia permesso di fare uscire questa provincia dalla crisi complessa, e oggi non parliamo più di crisi, parliamo di sviluppo”.

I tempi stringono, però: in base al cronoprogramma della nuova diga i cassoni dovrebbero essere costruite già dalla primavera del 2024 e prima bisognerà allestire i cantieri.

“Noi siamo dalla parte di quelli che hanno voglia di far progredire un intero territorio – continua Monica Giuliano – non abbiamo mai fatto questioni di campanilismo, siamo un’amministrazione con delle responsabilità ma dobbiamo riconoscere che questo territorio che deve tanto ai vadesi e quindi sono loro che devono avere delle garanzie e un benessere della loro territorialità”.

Non pensa che ci si ricordi di Vado solo quanto bisogna scaricare delle attività che altri territori non gradiscono? “Non la vedo così, penso che Vado abbia delle specificità, non nascondiamoci – osserva la sindaca Giuliano – Vado ha dei fondali naturali e un porto naturale che non ha bisogno di essere dragato, ed è chiaro che si pensi a questo territorio per lo sviluppo del porto, specificità che vanno valorizzate però una difficoltà c’è, ed è la difficoltà di far comprendere che lo sviluppo delle produzioni e dell’industria deve andare di pari passo con lo sviluppo della città, così è stato fino a oggi, ogni volta che abbiamo riconvertito un’area industriale abbiamo portato a casa risorse e spazi per i vadesi, per i servizi alla persona, alle scuole, all’assistenza, come la passeggiata che inauguriamo oggi, questo meccanismo non deve essere perso”.

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