Il racconto

Si tuffa e batte la testa, medico fuori servizio salva 15enne dalla paralisi: “Ho capito subito cosa rischiava”

Mentre la la folla cercava di rianimare il 15enne, la dottoressa Domenica Rizzi ha notato un 'dettaglio' gravissimo, ed è intervenuta

domenica rizzi

Genova. A volte nella sfortuna di trovarsi protagonisti di un dramma si ha la fortuna di incrociare il proprio destino con quello di altre persone che, grazie alla loro prontezza e dedizione, unite ad una professionalità affinata in anni di servizio, quel dramma riescono in qualche modo a risolverlo. E’ questo il caso del ragazzo 15enne di Torino che lo scorso sabato, a Camogli, ha riportato gravissime ferite dopo un tuffo in mare.

La cronaca l’abbiamo raccontata nei giorni scorsi: il giovane, a Camogli per partecipare ad una gara di ballo come primo ballerino della sua squadra, decide insieme agli amici di fare un tuffo prima della competizione. La giornata è magnifica e la cornice da favola, ma in pochi instanti la festa diventa una tragedia: il giovane, infatti, dopo essersi tuffato riemerge privo di coscienza, pancia sotto.

In un attimo scatta il parapiglia: in pochi secondi le persone presenti si accorgono di quello che sta succedendo e il giovane viene immediatamente recuperato e portato a riva: “Ero poco distante dalla spiaggia e vedo il collega Nicola Brunamonti Binello che mi chiama a gran voce – racconta Domenica Rizzi, neurologa del San Martino di Genova, a Camogli fuori servizio per godersi una giornata di riposo – aveva appena aiutato a tira fuor il ragazzo e si era accorto che qualcosa non andava bene. E mi ha chiamato”.

dottoressa domenica rizzi
La neurologa del San Martino Domenica Rizzi

La dottoressa Rizzi corre sulla battigia, ancora inconsapevole di star per giocare un ruolo fondamentale per il destino drammatico di quel giovane ballerino: “Quando sono arrivata il ragazzo era ancora svenuto, con l’acqua di mare che gli usciva dalla bocca e una ferita sanguinante sulla testa – sottolinea la dottoressa, il cui occhio esperto riesce in pochi istanti a inquadrare il vero e gravissimo problema –  appena torna cosciente noto che le braccia non rispondevano e che una gamba era plegica, vale a dire completamente paralizzata. Ho capito immediatamente che c’era stato un trauma cervicale e bisognava agire di conseguenza. Non c’era un solo istante da perdere”.

E così la dottoressa ferma tutti: “Non bisognava toccarlo o muoverlo, doveva essere immobilizzato subito – continua – rischiava di rimanere paralizzato. Il colpo alla testa era solo il segno di una trauma gravissimo alla colonna vertebrale, non si poteva soccorrerlo diversamente”. Rizzi prende in mano la situazione, assicurandosi che il ragazzo rimanesse totalmente fermo, in attesa dei soccorsi.

“Quando è arrivata la croce ho spiegato la situazione, che di fatto era disperata e ho chiesto di portare immediatamente il ragazzo al San Martino”. Sì perchè inizialmente la destinazione doveva essere il Gaslini, vista l’età, e in codice giallo: “Ho parlato con il dottore del 118, ho poi sentito i colleghi del policlinico, ho spiegato la situazione, sapevo che la ‘squadra’ sarebbe stata pronta a riceverlo e a intervenire. Non c’era un secondo da perdere”. Rizzi accompagna il ragazzo fino all’ambulanza, per poi riprendere il telefono e organizzare la macchina dell’emergenza ospedaliera.

E mentre l’ambulanza percorre la strada verso il pronto soccorso, nell’ospedale si prepara la catena dell’emergenza, fino all’intervento neurochirugico: il 15enne arriva al San Martino dove gli viene diagnosticata la frattura di tre vertebre e la contusione del midollo spinale, individuate dal neuroradiologo dottor Roccatagliata.  Un quadro gravissimo che deve essere affrontato immediatamente: “L’equipe di neurochirurgia era già pronta – ci spiega Rizzi – rimaneva da approvare l’intervento da parte della famiglia. La madre, giustamente frastornata da quei momenti drammatici subito non voleva, alché l’ho chiamata, mi ero fatta lasciare il numero, e l’ho convinta a dare il via libera all’operazione. Rischiava, inconsapevolmente, di lasciare il figlio in sedia a rotelle”.

Poco prima delle 22 inizia l’operazione che dura fino alle 5 del mattino, eseguita dal neurochirurgo dottor Anania: “Operazione difficilissima e delicatissima, ma svolta in maniera eccellente – racconta Rizzi – ora tutto è in evoluzione ma il peggio dovrebbe essere scongiurato”.

Il giorno dopo l’operazione la dottoressa Rizzi va a trovare quel giovane, divenuto oramai in qualche modo parte della sua vita, per lo meno professionale: “E’ stato coraggiosissimo, non ha mai ceduto al dolore, e come prima cosa mi ha chiesto se potrà tornare a ballare. Io gli ho risposto che c’è tanta riabilitazione da fare, e che la strada sarà ovviamente lunga”. Una strada che non sarebbe mai iniziata senza la prontezza e la professionalità della dottoressa Domenica Rizzi.

 

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.