Nota congiunta

Ponte Morandi, dopo le dichiarazioni dell’ex manager dei Benetton gli avvocati degli imputati: ”Dichiarazioni non attendibili”

"Il signor Mion della riunione ‘memorabile’ non ricordava il giorno, il mese, l’anno, la stagione e neppure i partecipanti"

crollo ponte morandi

Liguria. “La stampa di oggi riporta con enfasi, travisando, e come se fossero state davvero attendibili le dichiarazioni rese ieri all’udienza dal Signor Mion. Attesa la rilevanza che si è così impropriamente riconosciuta a siffatte dichiarazioni, le difese rappresentano che le dichiarazioni di Mion sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che all’esito dell’esame si è dimostrato inattendibile”.

A dirlo gli avvocati difensori di alcuni degli imputati a processo per il crollo del ponte Morandi, a 24 ore da quell’udienza in una nota ‘collettiva’ . “Per certo vi è che il signor Mion della riunione ‘memorabile’ non ricordava il giorno, il mese, l’anno, la stagione e neppure i partecipanti di quella riunione e, ad espressa domanda della difesa, ha smentito la consapevolezza di qualsiasi rischio di crollo. Anzi ha confermato che gli uffici tecnici preposti avevano garantito la sicurezza della infrastruttura” si legge anche.

“E’ ampiamente emerso a dibattimento come nessuno abbia potuto riferire a Mion di una ‘autocertificazione’. Infatti la sorveglianza sul ponte avveniva sia attraverso Spea sia attraverso altre società terze ed esperti qualificati che nel corso degli anni si sono avvicendati” aggiungono.

Ieri le dichiarazioni dell’ex uomo dei Benetton, amministratore delegato di Edizione, consigliere di amministrazione di Atlantia e poi dopo il crollo del Morandi e dopo la morte di Gilberto Benetton, brevemente presidente della holding Edizione, hanno avuto ampia risonanza a livello nazionale. Mion in aula aveva spiegato che in una riunione di induction del 2010 a cui erano presenti fra gli altri l’allora ad di Aspi Giovanni Castellucci e il direttore generale Riccardo Mollo, i tecnici avevano segnalato un ‘difetto di progettazione’ nel ponte Morandi e avevano mostrato perplessità sulla sicurezza del viadotto. Mion era rimasto sconvolto quando gli era stato spiegato che non c’era un soggetto esterno a certificare la sicurezza del ponte ma che le condizioni del Polcevera si “autocertificavano” attraverso la controllata Spea.

A margine dell’udienza parlando con i giornalisti Mion si era rammaricato di non aver detto o fatto nulla: “Non so perché non ho fatto una battaglia aveva spiegato, forse volevo solo tenermi il mio posto di lavoro, ora con il senno di poi ragiono sul fatto che Spea avrebbe dovuto rimanere pubblica o essere sotto Anas”.

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