Magazine

Sapori ligustici

La stroscia De.Co. di Pietrabruna, dolce povero ma di grande gusto

"Sapori Ligustici" è la rubrica gastronomica di IVG e Genova24

Generico maggio 2023

La Liguria, si sa, è terra parsimoniosa, così come parsimoniosi sono i suoi abitanti, soprattutto nell’antichità. Non si buttava via niente, nemmeno il fondo dell’olio, quello un po’ più “mostoso”, che grazie alla fantasia e alla sapienza delle antiche massaie (parliamo, all’incirca, di 400 anni or sono), mescolato con zucchero, farina e un bicchiere di vino (ma oggi si utilizza vermut o marsala) ha dato vita alla “stroscia”, antico e soave dolce di Pietrabruna, entroterra imperiese, oggi premiata dalla De.Co., denominazione comunale.

“Stroscia” perchè questa sorta di frolla è impossibile da porzionare col coltello, tanto meno mangiarla con forchetta o cucchiaio, si spezza e si mangia con le dita. Un dolce conviviale, a lunga, lunghissima conservazione, al punto che un tempo veniva chiamato il dolce dei due santi, perchè durava il lasso di tempo tra le due feste patronali, da San Gregorio (a febbraio) a San Matteo (a settembre), e ovviamente al contrario, da San Matteo a San Gregorio.

Proprio per questo le famiglie ne preparavano quantità imponenti, utilizzando lo splendido olio di taggiasca della vallata, e sostituendo il vino col marsala (una bandiera dei commerci via nave con la Sicilia) o il vermut, a sua volta simbolo dei commerci col Piemonte lungo le vie del sale. Come in tutti i borghi dell’entroterra ligure le “strosce” (così come le torte verdi e il pane) venivano cotte nei forni comuni, ogni famiglia metteva una noce, una nocciola, una mandorla, o una cifra di pasta per riconoscere le proprie teglie (anche quelle erano in comune) al momento della fine cottura.

Per la conservazione non c’erano problemi, un panno di cotone su cui adagiare carta oleata (per evitare di ungere la stoffa) e poi le strosce, una sopra l’altra. La ricetta antica oggi è un po’ cambiata, comunque eccola: farina (mezzo chilo), zucchero (125 grammi), una bustina di lievito per dolci (non c’era nell’antica ricetta), la buccia grattugiata di un limone, mezzo bicchiere di vermut o marsala, un bicchiere d’olio. Si cuoce in forno a 180 gradi per 30 minuti. Più facile, comunque, acquistarla in uno dei forni di Pietrabruna. Si accompagna ad un vino passito, ma anche un bicchiere di vermentino dove fare “puccetta” non stona.

“Sapori Ligustici” racconta i gusti, i sapori e le ricette della storia enogastronomica della Liguria. Una rubrica come ce ne sono tante, si potrà obiettare. Vero, ma diversa perché cercheremo di proporre non solo personaggi, locali e ricette di moda ma anche le particolarità, le curiosità, quello che, insomma, nutre non solo il corpo ma anche la mente con frammenti di passato, di cultura materiale, di sapori che si tramandano da generazioni. Pillole di gusto per palati ligustici, ogni lunedì: clicca qui per leggere tutti gli articoli.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.