Dati

In Liguria poche nascite, ma mancano 20 pediatri: ogni medico assiste circa 900 bambini

L'analisi della fondazione Gimbe: "Zone carenti e bandi deserti, lo scenario è molto più critico di quanto traspare dai numeri"

pediatra

Liguria. In Liguria mancano 20 pediatri per rispettare il tetto massimo di assistiti fissato dal ministero della Salute che garantirebbe l’esercizio della libera scelta. È quanto emerge dall’analisi della fondazione indipendente Gimbe secondo cui in Italia servirebbero almeno 840 professionisti in più a fronte di un calo del 5,5% riscontrato tra il 2019 e 2021. Un allarme, quello sulla carenza dei pediatri, che arriva da tutte le zone del Paese e che vede la nostra regione sostanzialmente in linea con la media italiana.

Secondo le rilevazioni della Struttura interregionale sanitari convenzionati (Sisac) in Liguria ogni pediatra ha mediamente 898 assistiti. Ma – complice anche la struttura demografica ligure, sbilanciata a sfavore dei più piccoli – ci sono regioni con situazioni ben peggiori: il Piemonte è in testa alla classifica negativa con 1.092 assistiti per ogni pediatra di libera scelta, la media nazionale è 896, mentre le uniche sotto la soglia critica degli 800 sono Molise, Sicilia, Sardegna e Umbria. Per restare al di sotto del tetto massimo servirebbero altri 20 pediatri, ma in Lombardia ne mancano addirittura 228, in Piemonte 134, in Toscana 133, in Veneto 124.

Il pediatra di libera scelta, come riporta il sito del ministero della Salute, è il medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi tra 0 e 14 anni: fino ai 6 anni è obbligatorio averne uno per accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Lea, nella fascia d’età successiva si può scegliere tra pediatra e medico di medicina generale. Al compimento dei 14 anni la revoca è automatica, eccetto deroghe fino ai 16 anni per pazienti con documentate patologie croniche o disabilità. “Queste regole – spiega il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – se da un lato contrastano con la definizione di pediatra di libera scelta come medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi tra 0 e 14 anni, dall’altro rappresentano un enorme ostacolo per un’accurata programmazione del fabbisogno”.

I nuovi pediatri vengono inseriti nel sistema sanitario nazionale previa identificazione da parte della Regione delle cosiddette “zone carenti”, ovvero gli ambiti territoriali in cui occorre colmare un fabbisogno assistenziale e garantire una diffusione capillare degli studi pediatrici. Attualmente, tuttavia, la necessità della zona carente viene calcolata solo sulla fascia di età 0-6 anni tenendo conto di un rapporto ottimale di un pediatra ogni 600 bambini. “È del tutto evidente – chiosa Cartabellotta – che questo metodo di calcolo sottostima il fabbisogno di pediatri: paradossalmente, facendo riferimento alle regole vigenti, sarebbero addirittura in esubero perché il loro fabbisogno viene stimato solo per i piccoli sino al compimento dei 6 anni, mentre di fatto assistono oltre l’80% di quelli della fascia 6-13 anni”. L’Enpam stima che il numero dei giovani formati o avviati alla formazione specialistica coprirebbe solo il 50% dei posti necessari.

“Lo scenario – spiega ancora il presidente di Gimbe – è molto più critico di quanto lasciano trasparire i numeri: infatti, con un tale livello di saturazione non solo viene meno il principio della libera scelta, ma in alcune regioni diventa impossibile trovare disponibilità di pediatri di libera scelta, in particolare nelle aree interne o disagiate dove i bandi per le zone carenti vanno spesso deserti. La carenza di pediatri – conclude Cartabellotta – deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. Ma rimane fortemente condizionata sia da miopi politiche sindacali, sia da variabili locali non sempre prevedibili che rendono difficile calcolarne il fabbisogno. Innalzare l’età pensionabile a 72 anni e aumentare il massimale a mille servono solo a mettere la polvere sotto il tappeto e non a risolvere il grave problema della carenza dei pediatri. In tal senso servono un’adeguata programmazione, modelli organizzativi che puntino sul lavoro di team, grazie anche alle casedi comunità e alla telemedicina, oltre che accordi sindacali in linea con i reali bisogni della popolazione. Perché guardando ai numeri di pensionamenti attesi e dei nuovi pediatri è ragionevolmente certo che nei prossimi anni la carenza non potrà che acuirsi ulteriormente”.

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