Nick Hornby è una certezza: quando sono indecisa su cosa leggere e ho bisogno di spensieratezza, lui è sempre la risposta.
Uno dei suoi personaggi che preferisco, secondo solo a Rob Fleming di Alta Fedeltà e Will Freeman di Un ragazzo, è Paul Ashworth di Febbre a 90’: questo libro è un’autobiografia dell’autore e nelle pagine viene raccontata la storia di un legame indissolubile nella vita del protagonista, ovvero, l’assoluta e profonda passione per la sua squadra di calcio del cuore.
«Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente.» La passione per il football e l’amore per la squadra del cuore possono, si sa, essere così intensi da trasformare radicalmente la vita di un uomo, e così è stato per Nick Hornby, tifoso dell’Arsenal fin da bambino. In Febbre a 90’ racconta in prima persona, con tono ironico e affettuoso, appassionato e divertito, gli entusiasmi e le depressioni, le impagabili emozioni e le cocenti delusioni vissute da un «ossessionato» del pallone. Una vera e propria «educazione sentimentale» del tifoso, un atto d’amore che può contagiarci per sempre, una vita vissuta ed esplorata attraverso il calcio quando il calcio era la vita.
Da questo libro è stato adattato un film che mi piace molto: si chiama L’amore in gioco e racconta la storia di un tifoso di baseball e del suo grande amore per i Red Sox.
Perché vi sto raccontando tutto questo proprio oggi?
Perché oggi ricorre un anniversario speciale.
Dovete sapere che il 25 maggio del 1935, al Forbes Field di Pittsburgh, in Pennsylvania, George Herman “Babe” Ruth fece il 714° fuoricampo della sua carriera stabilendo un record che sarebbe stato superato solo 39 anni dopo.
Nel 1919, al termine di una brillante stagione nei Red Sox, la squadra decise di cederlo ai New York Yankees e la squadra di Boston non vinse più le World Series per ben 86 anni dando vita alla popolare “Maledizione del bambino”, chiamata così dal soprannome del giocatore, babe, che significa appunto bambino.
Dopo un’infanzia segnata da qualche difficoltà, entra in contatto con il mondo del baseball che diventerà la sua vita e, partita dopo partita, fuoricampo dopo fuoricampo, diventa un’icona tra critiche e elogi.
Nel film L’amore in gioco viene raccontata una storia d’amore sportiva e tra un uomo e una donna ed entrambe le storie vedono il loro – spoiler – lieto epilogo nella vittoria delle World Series del 2004 da parte dei Red Sox quando sono riusciti a spezzare, finalmente, la “Maledizione del bambino”.
Vi lascio con una citazione di Febbre a 90’.
“Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po’ ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l’Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l’Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo… Ok, va bene tutto! Ma… non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai due a uno in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa… E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo, e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c’è in questo? Anzi, è piuttosto confortante, se ci pensi”.
Tratto da qui.
“L’Angolo dei Curiosi” è la rubrica di IVG a cura di Giulia Grenno per chi è desideroso di vedere, ascoltare, conoscere, ritrovarsi o dissentire. A Giulia piacciono il profumo dei libri, il rumore della puntina che tocca il vinile, il buio in sala quando sta per iniziare un film, l’odore delle cartolerie, il ticchettio della macchina da scrivere, i ritratti in bianco e nero, le prospettive diverse, fermarsi col naso all’insù.
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