Situazione critica

Balestrino, la minoranza si dimette in blocco: “Nel bilancio buco da 680mila euro. Abbiamo dato l’allarme, ma nessuno ci ha ascoltato”

Zunino: "Non voglio, per tutto l’affetto che mi lega al paese, assistere, senza la possibilità di agire, alla sua definitiva fine"

comune municipio balestrino

Balestrino. I consiglieri di minoranza di Balestrino Massimiliano Zunino, Alessandro Parodi e Laura Ceo hanno rassegnato le loro dimissioni dal parlamentino del paese della Val Varatella.

La “goccia che ha fatto traboccare il vaso” è stata la ratifica, da parte della maggioranza del sindaco Stefano Saturno, della pratica relativa al disavanzo di bilancio, pari a ben 680 mila euro. Una cifra non da poco, specie considerando le dimensioni del Comune, e che, come specifica in una lettera aperta ai cittadini il capogruppo di Balestrino Rinasce, Massimiliano Zunino, corrisponde a ben 1.300 euro pro capite.

“Oggi i cittadini di Balestrino si sono alzati con 680.000 euro di disavanzo sul bilancio, così come ratificato dall’amministrazione – si legge nella lettera – Per chi non volesse, o si ostinasse a non voler capire, vuol dire che quella cifra è il debito che ha sulle spalle ogni cittadino balestrinese, praticamente 1.300 euro a testa. Questo il risultato della sbandierata continuità tra la vecchia e l’attuale amministrazione; anni di ‘tutto va bene’. E ora? Ora lacrime e sangue per 20 anni. Tanto durerà il piano di rientro dal debito. E chi paga? Pagheranno i balestrinesi con tutti i tributi locali (tasse) alzate al massimo consentito dalla legge”.

“Purtroppo pagheranno anche i 136 cittadini che avevano capito che era ora di cambiare marcia, di far governare il paese a chi nella pubblica amministrazione ci lavora da 30 anni, a chi avrebbe reso Balestrino un paese competitivo sfruttando a pieno le sue potenzialità. Mi dispiace per loro, che ci avevano dato la loro fiducia sapendo che era l’unica strada per non far morire il paese, ma non siamo bastati, la maggioranza del paese ha preferito altrimenti”.

Per Zunino e i suoi “si tratta di un disastro annunciato, non di un evento capitato così, per caso. Già nel consiglio di insediamento avevamo fatto dichiarazioni riguardanti il bilancio. Abbiamo fatto del nostro meglio per far suonare chiaro e deciso quel campanello d’allarme, ma fummo trattati con arrogante sufficienza e persino aggrediti verbalmente da qualcuno che forse non aveva neppure ben chiaro cosa ci fosse in essere. In questi due anni di minoranza abbiamo chiesto decine di volte la creazione di commissioni consiliari dove poter aiutare la maggioranza a prendere decisioni che fossero frutto del buon senso e della professionalità, sono sempre state fatte orecchie da mercante. Ora i nodi sono venuti al pettine, e non ci sono scuse, ci sono solo responsabilità amministrative e politiche che dovranno essere determinate dagli organi preposti, la Corte dei Conti in primis”.

“Per questo motivo, alla conclusione del consiglio comunale (lo scrivo minuscolo con cognizione), in qualità di capogruppo ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni, insieme ai miei consiglieri. Non voglio, per tutto l’affetto che mi lega al paese, assistere, senza la possibilità di agire, alla sua definitiva fine, non voglio ascoltare ulteriori inutili giustificazioni e non posso continuare a offrire mani tese a chi dimostra solo saccente arroganza (almeno ne avesse la possibilità!)”.

“Con questo si chiude la mia esperienza politica nel mio amato paese, un gesto che esprime la più completa sfiducia nel chi siede sui tavoli della maggioranza, con la sola convinzione di essere riuscito a dare ai miei elettori una minoranza attenta, precisa e professionale, che ha aiutato chi ci ha chiesto una mano per mille cose, mestiere che avrebbe dovuto saper fare la maggioranza”.

Di prassi, le dimissioni dei consiglieri di minoranza eletti portano all’ingresso, in consiglio, dei “primi dei non eletti”. Tuttavia Zunino ha fatto sapere che nessuno dei suoi colleghi di lista accetterà l’incarico. I tre banchi prima occupati dalla minoranza, dunque, resteranno vuoti. Questo, unito alla situazione finanziaria del Comune, potrebbe costringere la Prefettura al commissariamento dell’Ente.

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