Esposto

Peste suina, si allarga la zona rossa nel savonese. Cia Liguria: “Scenda il campo il Prefetto”

Il nuovo aggiornamento delle aree a rischio potrebbe portare a nuove misure restrittive in piena stagione turistica e outdoor

Peste Suina Istituto Zooprofilattico

Liguria. “Di fronte al sostanziale immobilismo degli enti preposti, chiediamo che scenda in campo il Prefetto”. L’appello è degli agricoltori di Cia Liguria che, nell’esposto inviato, sollecitano affinché “vengano disposti gli opportuni accertamenti sulla situazione complessiva” e chiedono al Prefetto di “surrogarsi eventualmente alla Regione Liguria perché vengano adottate le misure necessarie previste dalla normativa europea e nazionale, nonché dal Piano nazionale e da quello regionale”.

Nuova presa di posizione dell’associazione agricola sull’emergenza peste suina, che arriva a seguito dell’ultimo aggiornamento sull’estensione della zona rossa nel savonese alla luce dell’escalation di nuovi casi e di positività in diverse realtà territoriali.

La Commissione Europea ha infatti accettato la proposta di revisione delle zone soggette a restrizione come di seguito riportate. In Regione Liguria i Comuni che passano da zona 1 a zona 2 sono: Savona, Cairo Montenotte, Altare, Quiliano, Vado Ligure e Albissola Marina

I Comuni che entrano in Zona 1 sono: Mallare, Carcare, Pallare, Bergeggi, Spotorno, Vezzi Portio, Noli, Orco Feglino, Plodio, Cosseria e Cengio.

Un aggiornamento che lancia un nuovo pesante allarme sulle possibili conseguenze dell’espansione virale: la preoccupazione è quella che possano arrivare nuove misure restrittive nell’aree dell’entroterra in piena stagione turistica e outdoor – considerando ad esempio la vicinanza al comprensorio finalese delle zone a rischio -, causando ulteriori contraccolpi alle attività del turismo verde e alle stesse filiere agricole.

E Cia Liguria rilancia: “In particolare chiediamo la definizione di procedure autorizzative e gestionali dell’attività di contenimento dei cinghiali mediante trappolamento come fatto ad esempio dalla Regione Umbria – spiega Stefano Roggerone, presidente regionale -. Con l’affidamento di alcune attività, come il depopolamento dei cinghiali, a soggetti privati e/o alle forze di pubblica sicurezza. Disponendo l’apertura di un tavolo di monitoraggio delle attività di attuazione dei Piani, al quale chiediamo come associazione di categoria di poter far parte”.

L’esposto è firmato dal presidente regionale ma anche da tutti i presidenti provinciali di Cia Liguria nonché dal presidente dei Giovani Agricoltori di Agia Liguria, dai Pensionati dell’Associazione ANP, da Donne in Campo. A testimonianza di un problema che ormai coinvolge tutte le categorie agricole e tutte le province liguri.

“I dati dei casi nel cluster tra Piemonte e Liguria vedono un progressivo incremento dei casi positivi riscontrati ed un allargamento verso est ed ovest della zona ‘infetta’, con conseguente necessità di una continua rimodulazione delle zone di restrizione – si legge nell’esposto al Prefetto -. Nelle settimane 53-63 relative ai primi mesi del 2023 il numero dei casi infetti è più che raddoppiato. Questo il numero dei casi suddivisi per periodi: tra il dicembre del 2021 e il dicembre del 2022 ci sono stati 221 casi; a gennaio e febbraio 2023 i casi sono stati 194; a marzo 2023 in un solo mese i casi sono stati 110”.

“La situazione al 12 aprile 2023: i casi positivi sono 356 in Piemonte, 209 in Liguria. Preoccupanti in particolare gli ultimi casi registrati in Liguria a fine marzo: uno a Savona (primo caso fuori dalla zona di restrizione II); cinque in provincia di Genova: due a Isola del Cantone (quindici positività da quando è iniziata l’emergenza), uno a Savignone (otto), due a Torriglia (sette)”.

Tutti i firmatari chiedono al Prefetto di essere ricevuti per spiegare nel dettaglio cosa sta e cosa non sta accadendo.

“Oltre al mancato completamento delle recinzioni, è evidente che la Regione Liguria si è resa inadempiente rispetto alla normativa europea e nazionale, nonché agli impegni assunti con il Piano nazionale e regionale – conclude Stefano Roggerone -. In particolare l’inadempienza si riscontra soprattutto su due fronti: la ricerca attiva delle carcasse e il depopolamento dei cinghiali. Entrambe queste attività sono di fatto state trascurate ed affidate unicamente ai volontari ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la popolazione dei suini selvatici è aumentata, l’epidemia di PSA con l’ultimo caso di Savona è uscita definitivamente dai confini della zona di restrizione II e l’attività di depopolamento dei cinghiali non viene attuata né all’interno delle zone di restrizione né nelle zone indenni”.

“Tutto questo porta a danni incalcolabili a causa dell’abbattimento dei suini domestici nelle zone di restrizione, con svuotamento delle stalle ed impossibilità di ripristinarle; danni ai fondi agricoli ed alla produzione agricola e zootecnica a causa dell’eccessiva presenza di cinghiali sul territorio; danni ad agriturismi e indiretti a tutte le altre aziende a causa delle limitazioni alle attività nelle zone di restrizione. Una situazione drammatica per la quale chiediamo a questo punto l’intervento del Prefetto” conclude il presidente Cia Liguria.

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