Chiarimenti

25 aprile, Medusei replica: “Non strumentalizzare, sono da sempre uomo delle istituzioni e credo nei valori della Resistenza”

Il presidente del consiglio regionale: "Dichiarazioni dette in un'intervista, leggete il discorso integrale"

Gianmarco Medusei

Liguria. “In merito alle dichiarazionio che ho rilasciato ieri poco prima della seduta solenne del Consiglio regionale, ho usato una frase non appropriata al contesto non avendo avuto modo di sviluppare i concetti che avrei voluto in pochi secondi di intervista, gli stessi che ho poi espresso in modo inequivocabile subito dopo in Aula, ricevendo l’applauso di tutta l’Assemblea”. Lo ha detto il presidente del consiglio regionale Gianmarco Medusei replicando alle polemiche sollevate dalla frase detta ieri a margine della seduta.

Certamente ci sono stati degli eccidi da parte anche di una parte dei partigiani – ha detto ieri Medusei scatendando le critiche dell’opposizione -, come bisogna ricordare tutte le vittime. Non ci sono vittime di serie A e serie B. Ci sono stati degli errori e siamo qua per ricordare affinché non si ripetano certi errori”.

“Ho inoltre specificato – porsegue Medusei – che il rosso della bandiera ligure rappresenta il sangue di chi ha dato la vita per la nostra Libertà. Mi spiace che qualcuno si sia sentito offeso, ma chiedo a tutti di non fare inutili strumentalizzazioni e di ascoltare il mio discorso in Aula e non poche parole di un’intervista. Sono da sempre uomo delle Istituzioni che crede, come recita la legge regionale e come ho ribadito ieri nella seduta solenne, nei valori della Resistenza e nei principi della Costituzione”.

IL DISCORSO INTEGRALE

Presidente Toti,
Assessori e Colleghi Consiglieri,
Prof. Maurizio Viroli, nostro graditissimo ospite,
Autorità tutte.

Rivolgo a Voi il saluto dell’Assemblea Legislativa della Liguria, che mi pregio di rappresentare, oggi, per celebrare solennemente la Festa di Liberazione dal Nazifascismo, seppur con qualche giorno di anticipo dal 25 Aprile, data fissata nella Storia come simbolo di rinascita della nostra Nazione.

Nel 1945, l’Italia era ormai allo stremo delle forze, piegata da cinque anni di guerra che rappresentarono, con tutta certezza, il periodo più drammatico mai vissuto, ove furono pagate a caro prezzo le scellerate decisioni autoritarie di partecipazione al conflitto, in un’infame alleanza con i carnefici nazisti che condussero il mondo in quel baratro.

L’Italia, dopo il 25 aprile, era finalmente libera dalle deviazioni istituzionali e legislative che snaturarono ogni principio democratico, ma anche dal controllo del Terzo Reich, che, specie dopo l’8 settembre, rese l’Italia uno Stato satellite della Germania.

La Liberazione, perciò, è una festa vissuta con orgoglio per chi crede nei valori della Democrazia e della Costituzione, che noi, uomini delle Istituzioni, rappresentiamo e difendiamo in quest’Aula.

Per tali ragioni, il giorno del 25 Aprile, oltre ad essere celebrato in Seduta Solenne, è anche sancito nella L.R. 16 aprile 2004, n. 9, ossia il “Testo Unico degli interventi regionali per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana“, a conferma dell’importanza che rivestono, quei valori, per la nostra amata Regione.

Per troppi anni, tuttavia, di questa giornata si è argomentato in termini divisivi; è stata considerata, in maniera spesso fin troppo esplicita, come appartenente in via esclusiva ad una sola area ideologica, che ha sempre rivendicato la Liberazione come fenomeno politico e sociale azionato solo da chi, a quell’area, era allineato, costruendo sin dall’immediato dopoguerra un distinguo, che Storia e storiografia, nel tempo e con un certo sforzo, hanno opportunamente confutato.

Sappiamo bene quanto la Liberazione fu, invece, un fenomeno trasversale, nel quale i colori dei fazzoletti portati al collo dei partigiani, così come i loro vessilli, furono molteplici. Anche se le ideologie erano differenti, in quel contesto tutti erano accomunati dall’obiettivo di rovesciare un regime totalitario, che due decenni prima eliminò, con la forza, ogni diversa connotazione politica e partitica.

Questo spirito di comunanza di intenti contro la dittatura, mi porta a menzionare uno dei tanti valorosi combattenti che, proprio qui a Genova, si batterono in difesa della Libertà, un vero eroe di questo territorio, forse il più ricordato; mi riferisco ad Aldo Gastaldi, il Comandante “Bisagno”, che nella Resistenza si oppose fortemente a certe inclinazioni partitiche, invocando a gran voce la necessità di condividere, lontano dalle scelte ideologiche, una volontà univoca contraria ai totalitarismi, per far risorgere l’Italia nello spirito democratico e repubblicano.

Anche per questi insegnamenti, perciò, non dobbiamo avere alcuna riserva nel celebrare la Festa della Liberazione, perché è il campo comune dal quale i rappresentanti di quest’Aula fanno originare le proprie visioni, le proprie scelte, le proprie battaglie.

È solo in una logica parlamentare, in cui è data voce a tutte le rappresentanze del Paese, che si costruisce una Nazione moderna, dove il cittadino, senza discriminazioni, esprime la propria esistenza di uomo libero, con parità di diritti, esercitando la propria autodeterminazione attraverso il voto. Lo Stato, così inteso, diviene proiezione dell’individuo libero e, in esso, la Comunità dei cittadini perfeziona una logica di regolamentazione dei diritti e dei doveri che consente di raggiugere la Democrazia e la Giustizia Sociale.

Sappiamo, invece, quanto il nazifascismo abbia rappresentato l’esatto opposto di questa condizione ideale, obbligando a doversi conformare ad un volere unico, espresso con l’uso sistematico della discriminazione e della violenza, della censura dei mezzi di comunicazione e del controllo totale dell’intera architettura dello Stato.

La Costituzione stessa nasce da quelle donne e uomini che combatterono e caddero per consentire alle generazioni future la vita in un’Italia libera, pur nella consapevolezza che ogni fenomeno di rivoluzione rappresenti un atto di violenza.

Non si può neppure negare, oggi, con la giusta e imparziale consapevolezza, che la Resistenza mostrò anche parentesi tragiche e lontane dall’intento nobile per cui era sorta. Ci fu anche chi si macchio’ di orrendi crimini e rappresaglie, che infangarono i tanti valorosi combattenti che scesero sul campo di battaglia non certo per portare altro terrore, o magari per imporre un diverso regime.

Ritengo un dovere ricordarlo, perché chi ha subito queste violenze è stato vittima di un sopruso, al pari di chi subì i soprusi del regime fascista. Le vittime innocenti non hanno colore; non esistono vittime più o meno tali. Ognuna di esse, nel giorno in cui si celebra la Liberazione, deve essere commemorata, invocando i valori della Democrazia, affinché certi eventi tragici non abbiano più a ripetersi.

Allo stesso tempo, però, questi fenomeni non devono indurre a ritenere che la Resistenza non sia stato un movimento fondato sulla sincera volontà di restituire all’Italia la sua Sovranità Popolare, perché troppi cittadini, di ogni ceto, estrazione sociale, ideologia politica e diversa appartenenza geografica, hanno lottato e perso la vita mossi da uno spirito di amor di patria che non può essere travisato o messo in dubbio da chi, quel movimento spontaneo, vorrebbe sminuirlo nel valore e nel significato per cui esso sorse.

Conosco bene il senso delle Istituzioni dei colleghi Consiglieri e posso affermare, con certezza, che il mio ruolo di rappresentante dell’Assemblea Legislativa e di garante dell’imparzialità, non ha mai dovuto affrontare circostanze in cui potesse sorgere anche il minimo dubbio che i principi di democrazia e rispetto della Costituzione fossero disattesi da ognuno dei presenti in quest’Aula. Delibere e leggi fuoriuscite dai lavori di questo Consiglio, si sono sempre fondate sulla garanzia del rispetto dei Principi Fondamentali dello Stato Repubblicano, onorando la Costituzione e quindi, con essa, la memoria di tutti coloro che sono caduti nella Resistenza.

Ogni giorno, il nostro lavoro è spinto dal reciproco rispetto e dalla garanzia del pluralismo, dal dibattito, anche acceso, ma mai prevaricatorio, consapevole, ognuno di noi, del mandato di rappresentanza e di Sovranità Popolare che siamo chiamati ad esercitare, in ossequio a una Costituzione scritta di pugno anche da chi, prima di occupare il ruolo di Padre Costituente, ha imbracciato le armi e resa nuovamente libero, al rischio della vita, la nostra amata Patria.

Lascio ora la parola al nostro illustre ospite, il Prof. Maurizio Viroli, che saprà esporci con estrema chiarezza la centralità che riveste il 25 Aprile nella Storia della nostra Nazione, ringraziandolo nuovamente della sua presenza e del prezioso contributo che si accinge a presentarci.

Grazie.

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