A processo

Tovo, omicidio e crollo colposo: tre rinvii a giudizio per la morte di Maurizio Superchi fotogallery video

Dopo l'udienza preliminare sul decesso del 65enne: per la Procura "gravi omissioni e violazioni"

Incidente in un cantiere edile a Tovo

Tovo San Giacomo. Sono stati rinviati a giudizio i tre indagati per la tragica morte del 65enne di Tovo San Giacomo, Maurizio Superchi, l’uomo travolto e schiacciato il 4 febbraio 2021 dal crollo di un muro perimetrale portante in via Caviglia, in cui erano in corso lavori di ristrutturazione: il sessantaseienne, imprenditore edile e proprietario del complesso immobiliare, era deceduto a causa del crollo di parte della casa attigua a quella di sua proprietà.

I tre dovranno rispondere dei reati, in concorso, di omicidio, crollo di costruzione e disastro colposi. Si tratta di R. O, 49 anni, titolare dell’impresa di Magliolo esecutrice dei lavori e autore anche materialmente degli scavi “incriminati”, di G. L., 38 anni, di Pietra Ligure, il progettista e direttore dei lavori “architettonico” e coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, e di G. B., 49 anni, di Borgio Verezzi, progettista strutturale nonché direttore dei lavori delle opere strutturali.

I tre imputati non hanno scelto riti alternativi decidendo di affrontare il dibattimento: è stata quindi fissata per il 23 maggio 2023 la prima udienza di un processo da cui familiari della vittima, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A. si sono costituiti parte civile all’udienza preliminare con il loro penalista, l’avvocato Rocco Varaglioti, del foro savonese.

L’inchiesta, oltre che sui verbali degli ispettori dello Psal, Dipartimento di Prevenzione Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, dell’Asl 2 della Liguria, si è potuta avvalere della consulenza tecnica dell’ing. Mauro Nalin, disposta attraverso l’incidente probatorio direttamente dal giudice Fois: alle operazioni peritali ha partecipato anche l’ing. Alessandro Ottonello quale consulente tecnico di parte dello studio legale.

Superchi nel 2018 aveva chiesto al Comune di Tovo San Giacomo il permesso di costruire per realizzare una ristrutturazione edilizia con ampliamento del volume, parziale cambio di destinazione d’uso del piano terra e del sottotetto e recupero di quest’ultima superficie ai fini abitativi di un proprio fabbricato di origine rurale parzialmente diroccato. L’amministrazione comunale il 25 giugno 2020 aveva regolarmente autorizzato l’intervento rilasciando la concessione edilizia. Il manufatto era un agglomerato edilizio costituito da un insieme di corpi di fabbrica tra loro collegati, con edifici realizzati con murature portanti e volte in pietra ed elementi costitutivi delle strutture disomogenei e pressoché privi di “legante”. E, soprattutto, i muri perimetrali di confine tra un corpo e l’altro sono “comuni” e dunque ogni valutazione sulla loro stabilità poteva essere effettuata solo considerando la struttura nel suo insieme.

Stando al quadro accusatorio e probatorio emerso nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria, le condotte degli imputati, secondo il Pm, “cagionavano o comunque non impedivano il cedimento del terreno e il collasso strutturale, e dunque il crollo, del muro portante in pietra del ristrutturando edificio”, causando così la morte di Superchi – il quale, fatalità, proprio in quel mentre si trovava al di sotto ed è stato investito e schiacciato da tonnellate di detriti, perendo sul colpo -, ma mettendo anche “in pericolo la pubblica incolumità di tutti i soggetti presenti nel cantiere e di tutti i residenti nelle immediate vicinanze del luogo del disastro”.

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