Loano. “Sul nostro territorio, purtroppo, prosegue la cristianofobia ovvero l’avversione pregiudiziale espressa nei confronti del cristianesimo i suoi simboli e i cristiani stessi. Un’odio satanico e non una semplice bravata di ragazzini né un’atto commesso da persone psicologicamente disturbate”.
Ad affermarlo, dopo il macabro ritrovamento di una statua della Madonna, decapitata e con una croce capovolta disegnata sul petto, è Fabrizio Marabello, responsabile provinciale del Dipartimento Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia e del movimento CulturaIdentità: “Gli Italiani e soprattutto tutti coloro che si riconoscono nei Valori del Cristianesimo hanno il dovere di ribellarsi difronte a questo scempio. Dopo l’episodio di Cosseria avvenuto esattamente un anno fa con la profanazione di un crocifisso. Oggi a essere danneggiata la statua di Maria Vergine rinvenuta a Loano decapitata e con una croce rovesciata, di colore rosso, disegnata sul petto”.
“La Santa Sede ha il dovere di intervenire perché tutto questo odio feroce e sacrilego non si può né si deve tollerare. L’episodio avvenuto a Loano è di una gravità inaudita e ha indignato anche molte persone non credenti. La Procura della repubblica a ogni costo individuare i responsabili e assicurarli alla giustizia poiché offendere una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di immagini e un reato”, ha proseguito.
“Il presidente e la giunta regionale potrebbero attivarsi presso il Parlamento e nella Conferenza Stato-Regioni, perche’ siano inasprite le pene gia’ previste dal Titolo IV del Codice penale per i delitti contro il sentimento religioso e la pieta’ dei defunti. Sono preoccupato dai sempre più frequenti episodi di danneggiamento e vituperio dei simboli della tradizione cristiana che si verificano sul territorio della provincia di Savona”, ha aggiunto ancora.
“Il nostro ordinamento (articolo 404 del Codice penale) prevede che chiunque, in un luogo pubblico o destinato al culto, offenda una confessione religiosa o vilipenda cose che siano oggetto di culto, oppure commetta tutto questo in occasione di funzioni religiose, sia punito con la multa da mille a cinquemila euro. Chiunque, invece, distrugga, deteriori, imbratti o renda inservibili cose destinate al culto, pubblicamente e intenzionalmente, e’ punito con la reclusione fino a due anni. La “ratio legis” è che la dottrina maggioritaria propende per considerare oggetto di tutela la religione quale bene della collettività laddove il culto e’ un patrimonio individuale e collettivo irrinunciabile per i credenti”, ha concluso Marabello.