Il processo

Ponte Morandi, lo sfogo in chat del tecnico di Spea dopo il crollo: “A metà pila le ispezioni non le abbiamo mai fatte”

Le ispezioni e i controlli al centro della lunga udienza di oggi in Tribunale

crollo ponte morandi

Liguria.Io sono stato tre anni a Genova, le pile e le stilate delle pile non le abbiamo mai viste e in passato, da quello che so, non hanno mai fatto ispezioni alla parte media della pila..boh.. comunque un bel casino”. Lo ha scritto in una chat whatsapp Daniele Facchinei, ingegnere di Spea in servizio a Genova tra il 2009 e il 2012. Facchinei scrive questo messaggio in una chat tra colleghi, una chat dedicata al Fantacalcio, alle 12.30 del 14 agosto 2018, meno di un’ora dopo il crollo del ponte Morandi.

Uno sfogo, che oggi Facchinei, uno dei sei testimoni (tutti tecnici di Spea) sentiti in aula nel corso dell’ennesima udienza fiume, durata oltre otto ore e dedicata alle ispezioni, ha ribadito in aula.

Il riferimento è alla parte centrale delle pile del ponte, quella che si trovava a metà tra la parte bassa e l’impalcato (a circa 20-25 metri di altezza per intendersi).
Il messaggio a caldo quindi nulla di fatto a che vedere con la causa del crollo che, come dimostrato dalle perizie, avverrà per il distacco della parte sommitale dello strallo lato Genova lato mare della pila 9, ma che è indicativa secondo l’accusa di come venissero fatte le ispezioni sul viadotto Polcevera.

Sulle pile e sul ponte in generale le ispezioni trimestrali, come è stato confermato ancora oggi dai diversi testimoni che si sono succeduti in aula, avvenivano normalmente ‘da altezza terra’ quindi a livello Polcevera ‘a vista’ fin dove si arrivava oppure con i binocoli. Nella parte alta delle pile sotto l’impalcato si guardava talvolta grazie all’uso di un by bridge ma anche in quel caso l’ispezione visiva non riusciva a percorrere molti metri.

Lo stesso vale per le parti strallate del sistema bilanciato del ponte Morandi, ad eccezione delle rare ispezioni più ravvicinate, come quella a cui ha partecipato lo stesso Facchinei nel giugno del 2009. In quel caso era stata affittata una gru della ditta Vernazza e Facchinei, insieme al collega che era con lui aveva percorso a bordo di un carrello tutto lo strallo dal livello del piano autostradale fino alla sommità dell’antenna.

E’ stato ancora una volta il teste a raccontare quello che hanno visto: “Con l’ispezione visiva degli stralli abbiamo rilevato che c’erano macchie di umidità e talvolta abbiamo trovato in diversi stralli della pila 9 percolazioni di acqua, c’erano distacchi di calcestruzzo e lesioni capillari in parte lineari e in parte ramificate. Abbiamo trovato dei rigonfiamenti che abbiamo battuto con il martello”. Rispetto alle infiltrazioni di acqua trovate il teste ha spiegato che “non siamo riusciti a capirne l’origine”.

Delle ispezioni fatte nel 2009 sulla pila 9 ha parlato anche Alberto Morosini, tecnico di Spea della sede CND di Bologna (il nucleo di Spea che veniva inviato per le ispezioni più approfondite). Anche questo teste ha confermato che nel corso delle ispezioni quello che aveva scritto nella relazione provvisoria, vale a dire che “Ad una prima ispezione visiva il calcestruzzo degli stralli di pila n.9 appare in uno stato di conservazione qualitativamente più scadente rispetto a quello degli stralli di pila n.10142. Si sono infatti osservati stati fessurativi (spesso superficiali) correnti lungo tutta la superficie di intradosso degli stralli ed alcune zone con cls rigonfiato o risonante”

La relazione conclude raccomandando di “ripetere tale attività almeno una volta l’anno, per poter estendere a tutti gli stralli un intervento di sorveglianza sia visivo che strumentale, che contribuisca al monitoraggio nel tempo dello stato di conservazione dell’opera”. Una volta all’anno, su ciascuno degli stralli dei tre sistemi bilanciati.

Invece solo nel 2012 Spea torna a fare un’ispezione ravvicinata sugli stralli e non su quelli della pila 9 (che erano stati trovati in condizioni peggiori) ma solo sulla pila 10. E in quel caso la relazione conclusiva che come nel caso precedente era stata stilata dal superiore di Morosini, l’ingegner Ceneri dice raccompanda di ripetere tale attività di ispezioni ravvicinata almeno una volta “ogni due anni”, anche per gli stralli la pila 9 che nel 2009 era in condizioni peggiori e che nel 2012 non viene nemmeno ispezionata, ha ribadito il pm Marco Airoldi mostrando in aula le relazioni.

D’altronde, nemmeno i cassoni degli impalcati venivano ispezionati in profondità come ha ammesso il primo teste di questa mattina, Maurizio Massardo, geometra di Spea che di fatto era responsabile per l’azienda della sicurezza sul lavoro e ha ammesso che i controlli all’interno dei cassoni (lunghi 30-40 metri) venivano fatti di norma al massimo mettendoci la testa dentro e puntando una torcia perché per entrare non c’erano le condizioni di sicurezza prevista dalla normativa del 2013 sui cosiddetti ‘luoghi confinati’ e “se ci fosse stato un infortunio tirare fuori da lì un ferito sarebbe stato difficile anche perché per entrare nei cassoni serviva un by bridge con una passerella e una balaustra che si doveva scavalcare e se ci fosse stato un tamponamento o un movimento dovuto al traffico quel passaggio era pericoloso”. E anche prima, ha fatto capire il teste, “era facoltà dell’ispettore decidere se entrare oppure no”.

Sarebbero serviti interventi per allargare le botole dei cassoni, avere sempre una linea vita per collegare un moschettone e muoversi in sicurezza e passi d’uomo. Tutti questi dispositivi di sicurezza non c’erano. Inoltre serviva personale appositamente formato e nel 2016 a Genova c’erano solo 3 tecnici di Spea formati in uno specifico corso tenuto proprio in quell’anno e lo stesso Morosini se ne era lamentato con la dirigenza: “C’è solo una squadra di tre persone e se ne manca una le ispezioni non si possono fare”.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.