Valbormida. E’ un rito antico, contadino, nato nella notte dei secoli (probabilmente sulle ceneri di un rito pagano che festeggiava la vittoria della Luce), che ha forti radici soprattutto nel Piemonte del sud, Roero, Monferrato e Langa, compresa quella ligure, attraversata dal Bormida. E’ la tradizione del “cantare le uova”, una vera e propria “questua delle uova” che verso la fine della Quaresima, quando sta per arrivare la Pasqua che, nell’uovo, ha il suo simbolo di Resurrezione e rinascita. A “cantare le uove” erano i “Cantauova”, generalmente i giovani del paese che, con il buio, si spostavano di casa in casa, di cascina in cascina (un po’ quello che avviene ad Halloween (altra festa pagano “emigrata” negli Stati Uniti e tornata in Europa, spogliata dalla storia, vestita solo di falso glamour commerciale) chiedendo, con strofe e musica, cibo, vino e anche dei soldi con cui organizzare il pranzo del lunedì di Pasquetta (anche se in Liguria Pasquetta e l’Epifania, mentre il giorno dopo Pasqua è il Lunedì dell’Angelo).
“Era l’occasione per fare scorpacciate di uova (simbolo di fertilità) e bisboccia, ma anche di cantare e suonare tanta musica! Se poi il padrone di casa era di braccino corto, e magari non apriva neppure la porta, il canto diventava scherzosamente malaugurante. Oggi in molti paesi è stata ripresa la tradizione che spesso ha scopi benefici. Un esempio ci arriva dal gruppo “I Cantauova di Cengio”, che ogni anno oltre alle tappe nelle Case di riposo per anziani, tocca anche i paesi limitrofi come Millesimo, Roccavignale e Cosseria”, scrive Silvano Molinas. Aggiunge Dante Mirenghi: “Anche in altri paesi della Val Bormida è da sempre stata viva la tradizione dei Cantauova, fin dal dopoguerra – e ancora fino a poco tempo fa –, ricordo i Cantauova di Altare, Carcare, Cairo, Millesimo, Plodio, Bormida, Vispa, ecc. Tradizione quindi diffusa in tutta la Valle”.
A riprova di questo, c’è la testimonianza di Ivo Schiappacasse: “Questa tradizione non è solo della Langa, mi raccontava mia madre che c’era anche a Osiglia, sempre Val Bormida, ma di montagna. Mi diceva che a mio nonno piaceva non la canzone di ringraziamento, ma soprattutto quella più divertente che cantavano a chi non dava niente. Questa diceva più o meno così: la provo in dialetto che non so molto bene: E suttu a questa ca ci canti la cua russa che se ei de fie da maride’ chi fassu a muffa. I ragazzi dicevano che non potevano cantargliela perché le uova le aveva date. Allora mio nonno diceva: prima cantatemi quella della cua russa, e le uova ve le dò dopo”.
Di seguito alcune delle strofe più significative dei Cantauova, raccolte dall’amico Gianpietro Meinero:
Siam partiti dalle nostre case fin dall’altra sera, per venirvi a salutare e darvi la buona sera. (rip due volte)
Buonasera signor padron e signora la padrona siam qui a chiamar licenza se volete che suoniamo …. (rip due volte)
Buonasera signor padron e signora la padrona visto che non dite niente sunerumma e canterumma allegramente . (rip due volte)
Dateci le uova della gallina bianca che è passato il carneval verrà la settimana santa.. . (rip due volte)
Dateci le uova della gallina nera che è passato il carneval e siamo in primavera . (rip due volte)
Se tardano a uscire
Dateci le uova se le volete dare perchè la luna tramonta ai monti e noi dobbiamo andare (rip due volte)
Se non esce nessuno…
O suonator che suoni suona ancor più forte che il padron di questa casa ci aprirà le porte. (rip due volte)
Se si accendono le luci o si da cenno di presenza
O suonator che suoni suona ancor più fino che il padron di questa casa ci darà del vino . (rip due volte)
Se nella casa abita una ragazza da sposare
In questa casa nobil casa c’è un canal rotondo c’e una figlia da maritare che è un tesor del mondo . (rip due volte)
Se non si danno ne uova ne vino
In questa casa nobil casa canta la laiazza e la figlia da maritare marcirà nella paiazza. (rip due volte)
Se non si danno ne uova ne vino ne si apre la porta
In questa casa nobil casa canta il coccodrillo verrà giù il cammino e sciaccerà il picciurillu . (rip due volte)
In ogni caso
Cantando siam venuti cantando ce ne andiamo salutumma allegramente u signor padron e tutta a so famiia . (rip due volte)
“Storie ligustiche” è la rubrica di Elisa e Stefano Pezzini che porta il lettore alla scoperta della Liguria e della “liguritudine” che si nasconde nel cibo, nelle parole, nei personaggi, nella geografia e nelle tradizioni. Perché la Liguria è anche uno “stile di vita”.