Savona. Una matassa difficile da sbrogliare per il mandato bis del presidente della Provincia Pierangelo Olivieri, ovvero la soluzione del ciclo delle acque con il servizio idrico integrato corrispondente all’Ato territoriale di competenza. Al centro, infatti, la procedura di fusione delle società consortili presenti e da aggregare per certificare l’assegnazione del servizio tramite affidamento in house – procedura peraltro già seguito per la governance sui rifiuti e in atto per lo stesso trasporto pubblico locale -.
Ad agitare le acque, la situazione contabile e finanziaria emersa dall’ultima assemblea dei soci del Consorzio di Depurazione Acque del Savonese, protagonista di una querelle proprio per la nomina a presidente di APS di Nanni Ferro.
Stando alla relazione di esercizio del 2021 il bilancio in rosso ammonta ad oltre 4mln di euro, mentre nel 2021 era di 1,1 mln di euro, con un saldo contabile che vede in cassa solo 75mila euro. Uno scenario di deficit che allarma il territorio savonese, le comunità locali e comprensoriali, specie in vista degli atti formali che dovranno essere approvati a Palazzo Nervi per Acque Pubbliche Savonesi – APS -, la nuova società che dovrebbe interare in un unico soggetto giuridico la Servizi Ambientali, la SCA di Alassio e il Consorzio Depurazione del Savonese, un percorso pieno di ostacoli e, tra l’altro, con tempistiche ridotte considerando i precedenti rinvii e la prospettiva di una infrazione europea in merito al servizio su acqua e depurazione.
Per questo, secondo quanto trapelato, da parte di alcuni sindaci è arrivata la richiesta di una urgente assemblea provinciale per discutere della questione e dell’iter amministrativo sulla fusione societaria, con diretto riferimento proprio alla stessa situazione finanziaria del “braccio savonese” del nuovo sodalizio.
E se è pur vero che si attende l’esito sulla richiesta di finanziamento dal Pnrr per oltre 5mln per l’impianto di Borghetto, con la stessa Servizi Ambientali che ha dato garanzie anche su restanti interventi di completamento infrastrutturale, resta la situazione del Consorzio savonese e della sua gestione, in una quadro di analisi societaria che pone inevitabili timori: la progettazione, infatti, non nasconde una escalation negativa nell’andamento economico-finanziario del consorzio di Savona, che rende difficile una condivisione con le altre due società del ponente savonese.
Nel complicato contesto delle singole aziende territoriali coinvolte nella fusione, di fatto l’asset strutturale di APS, nata nel 2019, è rimasto in stand by, una operatività limitata che ha inevitabilmente influito sull’ambito gestionale, su progetti e investimenti che erano stati annunciati.
Ora si attende il confronto con i sindaci del savonese, nel quale la Provincia di Savona, ente competente in materia, dovrà dare risposte e delineare una possibile conclusione sul futuro dell’Ato idrico. Inoltre, sul tavolo le riunione tecniche e societarie relative alla realizzazione del soggetto unico, che negli ultimi mesi hanno rallentato il loro già tortuoso cammino.