Approfondimento

Il 30% dei liguri fuma, la pneumologa: “Ecco perché è giusto vietare le sigarette all’aperto”

Al San Martino la metà dei posti letto in reparto è occupata da pazienti con patologie correlate al fumo. "Le sigarette elettroniche? Non sono meno nocive. I divieti faranno presa soprattutto sui giovani"

fumo sigaretta fumatore donna

Liguria. Sono circa 290mila i fumatori tra i 18 e i 69 anni in Liguria, circa il 30% della popolazione di riferimento. E ad oggi la metà dei posti letto nel reparto di pneumologia del San Martino è occupato da pazienti che presentano patologie correlate al fumo. Parte da questi due dati l’analisi di Francesca Sclifò, da tre anni dirigente medica della clinica di pneumologia a indirizzo interventistico guidata da Emanuela Barisione, dopo quattro anni di esperienza al pronto soccorso. A lei abbiamo chiesto un commento sulla nuova stretta del Governo, già sul tavolo del ministro della Salute Orazio Schillaci, che prevede divieti anche all’aperto (nei parchi, alle fermate dei mezzi pubblici e comunque in presenza di minori e donne in gravidanze) e la loro estensione alle sigarette elettroniche.

Dottoressa Sclifò, qual è la situazione dei danni da fumo che osservate oggi al policlinico?

Ad oggi in corsia abbiamo 20 posti letto, tutti occupati. Nove pazienti su 20 hanno malattie correlate al fumo: 7 pazienti presentano una broncopolmonite pneumo-ostruttiva, due hanno un tumore polmonare, uno ha una fibrosi polmonare idiopatica, una patologia di cui non è chiara l’origine ma in cui il fumo di sigaretta è un fattore importante. Sei ricoverati sono in ossigeno terapia perché presentano insufficienza respiratoria, uno arriva dalla terapia intensiva, un altro è sottoposto a ventilazione cronica. Sono tutti pazienti in età avanzata, salvo tre che hanno più di 60 anni ma meno di 70. Rispetto agli ultimi anni il quadro è piuttosto stabile.

Vietare le sigarette all’aperto, come vuole fare il Governo, ha un fondamento scientifico?

Ci siamo confrontati anche con la professoressa Barisione. Noi pensiamo di sì, che abbia una rilevanza. I dehors dei locali, le fermate dei bus, è vero che sono luoghi aperti ma il fumo passivo arriva lo stesso, che si tratti di sigaretta convenzionale o meno. È vero che non c’è combustione tradizionale, sono vapori con temperature più basse, ma le sostanze cancerogene sono comunque presenti. Se una quota di fumo viene respirata da una donna incinta o da un bambino, la nicotina ha effetti nocivi sullo sviluppo del cervello.

Ma è vero che le sigarette elettroniche fanno male come quelle tradizionali?

“Non abbiamo dati sugli effetti a lungo termine, è una sigaretta giovane, anche se è in commercio dagli anni Duemila. Sicuramente rispetto alla combustione tradizionale ha un minor effetto di danno termico a livello dell’epitelio respiratorio, cioè della mucosa, ma non è considerata sicura. Intanto la nicotina è comunque presente, e poi non sono prive di particolati ultra-fini, metalli pesanti, composti organici cancerogeni. Nonostante ciò che viene comunemente percepito non sono meno pericolose. Anzi, la disponibilità di composti liquidi aromatizzati, con un’ampia scelta di gusti, ha sì che i giovani che non avrebbero fumato si avvicinassero a questo tipo di fumo.

Non avrebbe senso però incentivarle come soluzione di transizione per chi vuole smettere di fumare?

Se è un ponte temporaneo può avere senso, ma ci sono moltissimi fumatori che usano entrambe, riducendo magari il numero di quelle tradizionali, pensando che tanto l’elettronica faccia meno male. Ma non è così. Se invece può servire da bridge per l’eliminazione totale, allora ben venga.

Dal vostro punto di osservazione questi divieti, in vigore dal 2003 con la legge Sirchia e in progressiva estensione, servono davvero a ridurre il numero dei fumatori?

È un parere personale: io penso di sì. Più che tra i fumatori incalliti, credo che possano che possano avere presa nelle fasce d’età più giovani.

A proposito di giovani, registrate un aumento del fenomeno?

Sì: mentre i più anziani tendono a smettere, tra i ragazzi è aumentata la quota di chi inizia a fumare, in particolare tra le adolescenti donne. Ci sono diversi fattori di rischio, tra cui indubbiamente la bassa scolarizzazione e problemi psicologici di bassa autostima. Fumando un ragazzino crede di darsi un tono. Inoltre c’è il tema dell’accessibilità alle sigarette per i minori: bisognerebbe sempre chiedere il documento di identità, in realtà molti riferiscono di poterne fare a meno. Del resto ai distributori automatici basta chiedere in prestito la tessera sanitaria di un maggiorenne.

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