Il percorso tra i grandi

Basket, da Loano a Torino in Serie A2. Gianluca Fea e la sua vita attorno al basket: “Un vero e proprio lavoro ormai”

Il cestista loanese classe 2004 si sta facendo le ossa in gialloblù dall'emozionante esordio contro Piacenza di un anno fa

Generico marzo 2023

Foto Basket Torino

Torino. Il suo ruolo è di ala piccola ma può far sorridere se si pensa ai suoi 2 metri esatti d’altezza. Gianluca Fea, loanese del 2004 e giocatore del nuovo Basket Torino in Serie A2, nato dalle ceneri dell’Auxilium Torino fallito nel 2019, si sta facendo le ossa ad un passo dalla massima espressione cestistica italiana. Il suo percorso parte proprio da Loano, con Emanuele “Bira” Campisi e Alessandro Taverna, fino all’età di 13 anni dove poi il suo nome inizierà a fare gola a diverse squadre di livello superiore. I tornei svolti con la Regione Liguria gli hanno permesso di farsi notare, facendo anche due raduni con la Nazionale Italiana. Poi la scelta di Treviso, una bella esperienza ma troppo distante da casa per un ragazzo così giovane, quindi si è susseguita quella di avvicinarsi andando alla Junior Casale. Due anni di crescita ed ecco arrivare la chiamata del Torino, con il quale sta muovendo i suoi primi passi ufficiali in Prima Squadra. Da quell’emozionante esordio di un anno fa contro l’Assigeco Piacenza, nel quale ha realizzato anche due tiri liberi, Gianluca ha sempre continuato a vivere la pallacanestro con grande dedizione: una vita di sacrifici, una vita attorno al basket.

Gianluca, immagino che l’esperienza di Treviso sia stata ugualmente formativa..

Assolutamente sì. Mi sono trovato benissimo perché sono sempre stato trattato alla grande in tutto, senza mai farmi mancare nulla. Prima vivevo in una casa con la famiglia di un ragazzo che giocava con me, successivamente ci siamo organizzati direttamente noi giocatori. Avevo Francesco Tabellini come allenatore che ora si trova ad alti livelli. Con lui comunque ho capito che, nonostante non si debba mettere in dubbio la sua bravura, mi trovo decisamente meglio con quelli che mi dicono tutto quanto ma con calma, senza essere troppo duri e urlare addosso.

Poi la scelta di Casale. Anche in questo caso è andato tutto bene?

Il primo anno sì ma il secondo decisamente no. Non mi trovavo più bene e non riuscivo ad esprimermi al meglio, quindi ho preferito andare via.

E ora a Torino la musica è cambiata?

Decisamente. Mi sento molto incluso nella Prima Squadra, essendo trattato davvero bene ho una motivazione sempre più alta. Infatti per il prossimo anno mi piacerebbe continuare qui perché credo proprio sia il posto giusto per la mia crescita. Mi piace il modo di giocare che ci viene proposto e il gruppo che si è venuto a creare. Avendo meno esperienza degli altri sto facendo tanto lavoro a livello mentale più che tecnico, credo di star facendo bene. L’obiettivo? Provare a salire di categoria, siamo una squadra molto valida.

Il 14 novembre del 2021 è un giorno che non puoi dimenticare facilmente, dico bene?

Con l’esordio in Serie A2 la vedo dura! Giocavamo contro Piacenza e ancora prima di entrare in campo ero agitatissimo. I tifosi appena mi hanno visto si sono messi ad incitarmi e mi sono sentito subito compreso da tutti, oserei dire quasi a mio agio, con i miei compagni che mi hanno aiutato tantissimo. Poi mi hanno fatto un fallo su un’azione mentre eravamo in bonus, così sono andato in lunetta. Ovviamente avevo tantissima ansia, però mi ricordo quando Devon Scott si è avvinato a me dicendomi di stare tranquillo e tirare che, qualunque cosa fosse successa, sarei stato bravo ugualmente. Allora ho tirato il primo che è entrato, con la gente esultante in tribuna, per poi realizzare anche il secondo. Mi sono sentito proprio felice, il giorno più bello della mia vita.

Com’è sentito il basket a Torino?

In Serie A1 con l’Auxilium c’era veramente tanto seguito, mentre ora stiamo riconquistando i tifosi. Ci vorrà il suo tempo visto quello che è successo, però già ultimamente i palazzetti sono quasi piani quando giochiamo.

Come ti stai ambientando all’interno di una pallacanestro di livello come quello di Serie A2?

Ci sono tantissimi schemi ma, a differenza di quello che magari si può pensare da fuori, non sono così difficili da imparare. Parte tutto da uno principale, poi i restanti sono delle variazioni dove cambia il movimento di qualche giocatore. Se si riesce a ricordare il nome è tutto in discesa: bisogna mettersi sotto ad impararli di allenamento in allenamento. La pallacanestro di Serie A2 è molto più pulita, ovvero sempre di contatto però rispetto ad una Serie C ci sono arbitri molto più fiscali che fischiano praticamente tutto.

Che tipo di giocatore ti senti?

Le prime volte che ho giocato mi sentivo più goffo e scarso rispetto agli altri. Poi c’è stato un cambiamento di anno in anno e sono diventato un giocatore diverso. Innanzitutto mi sento fortunato ad essere così alto e a ricoprire un ruolo nel quale giocano persone più basse di me. Posso fare l’ala piccola o la guardia, quindi secondo me è tanta roba poter avere questo vantaggio a livello fisico contro giocatori più scattanti. Infatti sto lavorando molto su questo aspetto, sono convinto che sarà importantissimo per il mio futuro. Ed è da due anni che tiro molto da tre: appena ho un pochino di spazio io ci provo!

Hai qualche idolo cestistico?

I miei giocatori preferiti da piccolo erano Kobe Bryant e Shaquille O’Neal, mentre il mio preferito che gioca attualmente è sicuramente LeBron James. Kobe secondo me è il più grande di tutti i tempi: amo il suo ruolo, il suo modo di giocare ma soprattutto la sua mentalità che purtroppo è venuta a mancare qualche anno fa. Da piccolo giocavo centro come O’Neal e a Loano “Shaq” era diventato il mio soprannome, tant’è che ho pure comprato la sua maglia. Inoltre mi piace tantissimo per la sua grande forza fisica che aveva e il suo modo di schiacciare in testa alla gente senza problemi. LeBron? Un giocatore fortissimo sia tecnicamente sia fisicamente, sempre in forma nonostante l’età avanzata per giocare ad altissimi.

E tu? Ti saresti aspettato di vivere tutto questo a 19 anni?

So che può sembrare scontata come risposta, ma non me lo sarei mai immaginato. La mia vita gira letteralmente attorno al basket e ormai sta diventando sempre di più un vero e proprio lavoro per me. Le mie giornate vengono organizzate in base agli allenamenti e alle partite, non il contrario come può essere per molti. Ciò comporta tanto sacrificio ma è tutto assolutamente ripagato: voglio prendermi tutto quello che voglio.

 

 

 

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