Pensiamoci

Sanremo non finisce mai

Tutti gli scandali nella storia del Festival, ma l’ultimo capitolo deve ancora arrivare: fatti fuori i vertici Rai?

Il caso Blanco e le responsabilità della tv di Stato. Idea concerto a Savona per il fornacino Sethu

ariston festival di sanremo

Sanremo. L’anno solare, per gli amanti del genere (delle canzonette, ma non al primo posto, delle polemiche anche politiche, in sostanza dell’italico costume), si snoda tra un Festival di Sanremo e l’altro, con la breve interruzione estiva, giusto un paio di mesi per lasciare il posto al tormentone da ascoltare alla radio in spiaggia. 

Quest’anno non può ancora andare in archivio perché ci lascia la possibilità che venga utilizzato per cambiare i vertici della Rai. Scusate se è poco. Molti nel centrodestra si sono inalberati assai per il tono generale dell’evento, percepito come un favore all’opposizione, e per alcuni episodi, che tutti ricordano, contro esponenti del governo (Fedez sulla Costa Smeralda) e a favore del genere fluido (il bacio tra Fedez, ancora lui, e Rosa Chemical, sul palco dell’Ariston). 

Cambiare i vertici Rai non è semplice, vedremo come andrà a finire e se il governo utilizzerà il Festival come detonatore. L’argomento è stato subito sfruttato da Fiorello (ancora una volta il più bravo di tutti con il suo Dopofestival). Ha detto: “Fatemi vedere per l’ultima volta Stefano Coletta (il responsabile del prime time Rai e in sostanza del Festival, ndr) prima che lo licenzino”.

IL CASO BLANCO 

Ha sfasciato il palco perché il suo in-ear monitor non funzionava. Pochi hanno messo in risalto, al di là delle intemperanze dell’artista (c’è anche un intervento della magistratura), la responsabilità dell’apparato Rai, perché il suo exploit non era concordato, o almeno non sino alle estreme conseguenze. Com’è possibile che sul palco non ci fosse nessuno pronto a intervenire in caso di un qualsiasi bisogno, a cominciare da uno banale come un cantante che non sente bene la propria voce? Va ricordato che da Roma si trasferiscono in Riviera 1100 (millecento) persone della Rai, dai vertici in giù, compresi coloro che hanno la responsabilità della gestione del palco. 

I CASI DEL PASSATO 

Gli “scandali” al Festival ci sono sempre stati e sono così numerosi che è impossibile ricordarli tutti. Per comprenderli vanno inoltre inquadrati nel contesto storico in cui sono avvenuti. Nel 1961 Celentano voltò le spalle al pubblico, Mina per l’emozione fuggi’ dal palco senza terminare il suo brano e Gino Paoli si esibì senza indossare lo smoking allora d’ordinanza. Nel 1986 Loredana Bertè si presentò con un finto pancione, nel 1995 tale Pino Pagano minaccio’ di gettarsi dalla galleria. Fu “salvato” da Pippo Baudo che più avanti negli anni non ebbe alcuna remora a raccontare che si trattava di un episodio concordato. Nel 2009 Povia presento “Luca era gay” in sostanza per dichiararsi contro l’omosessualità, nel 2012 Belen Rodriguez indossò un abito con uno spacco vertiginoso lasciando intravedere una farfallina la’ dove bisognerebbe essere coperti. Nel 2022 Achille Lauro si “battezzò” in diretta e figuratevi le polemiche. 

LA TRAGEDIA LUIGI TENCO 

Si suicido’ nel 1967 con un colpo di pistola alla tempia dopo essere stato escluso dalla finale con la sua “Ciao amore ciao”.  Come molto suicidi, difficile sapere quali siano i veri motivi che portano a un gesto così grave, ma fatto sta che lo stesso Tenco nel suo biglietto d’addio parlò di grande delusione per essere stato escluso dalla gara. 

IL QUASI CASO MATTARELLA 

Il Presidente della Repubblica, tra l’altro arrivato in aereo a Villanova per evitare le trappole delle autostrade liguri, ha voluto presenziare al Festival in occasione dei 75 anni della Costituzione, ricordati con un magistrale monologo (non era facilissimo) da Roberto Benigni. Il “quasi caso” nasce dal fatto che il cerimoniale del Quirinale sia stato contattato (è cosa pubblica) da Lucio Presta, manager tra gli altri di Amadeus e Benigni. Forse il contatto avrebbe dovuto avvenire a un livello più istituzionale, a cominciare  dai vertici Rai. 

L’HOMO RIDENS AMADEUS 

Amadeo Umberto Sebastiani, nato a Ravenna nel 1962, in arte fa Amadeus e per gli amici o presunti tali (cioè in pratica tutti coloro che hanno a che fare con il Festival) semplicemente “Ama”. 

Al di là del suo aspetto bonario, sempre con il sorriso sulle labbra, è caparbio, capace, forse un po’ arrogante.  Ha già condotto quattro Festival ed è stato confermato per il quinto.  Ogni anno batte il record di ascolti dell’edizione precedente: così è accaduto anche questa volta. Dopo aver affermato che non andava a caccia di audience, si è attrezzato nel modo migliore per ottenere i risultati che cercava con Gianni Morandi, Chiara Ferragni e altre tre presenze femminili non banali (impressionante la padronanza del palco di Paola Egonu), oltre ad alcuni spunti di grande respiro come la presenza di Pegah Moshir Pour per parlare di Iran. 

Ad “Ama” piacciono i superlativi, soprattutto quando parla dei suoi compagni di viaggio e dei sui ospiti. Sono tutti”bravissimi”, “eccezionali”, “insuperabili”.

Non teme di essere accusato di culto della personalità. Per tutte e cinque le serate i posti d’onore in prima fila erano occupati da sua moglie, la conduttrice televisiva Giovanna Civitillo (che non ha ancora lasciato un segno indelebile nella storia della tv) e dal figlio Jose’, di 14 anni, inquadrati con frequenza sinceramente imbarazzante.  Amadeus è stato invece perfetto o quasi nella cosa che conta di più, cioè la scelta delle canzoni in gara, comprese quelle dei giovani, che ha avuto il coraggio di elevare al rango di big. 

E ORA ARRIVA MEDIASET?

Si deve rinnovare la convenzione tra il Comune di Sanremo, ovviamente vero proprietario del Festival, e la Rai. Teoricamente, quindi, il Comune potrebbe scegliere altre offerte, la più allettante delle quali potrebbe arrivare da Mediaset, che dispone di strutture, esperienza, uomini e autori per aggiudicarsi il Festival. Teoricamente, perché in fondo in fondo neppure a Berlusconi conviene fare uno sgarro così grosso alla Rai. Toti ha già detto che il Festival senza la Rai è come il pesto senza basilico. Insomma, tira quest’aria, anche se il Comune alla Rai può e deve chiedere molto di più in tema di quattrini, visibilità, contropartita in generale, visto che gli introiti pubblicitari della tv di Stato per il Festival sono di circa 50 milioni.

IL SAVONESE SETHU

Al Festival in ultima posizione si è classificato il savonese Sethu,  che ora vive e lavora a Milano, salito sul palco con il fratello gemello. La sua storia musicale, la sua figura, la sua canzone sono state ben delineate dalla nostra Paola Gavarone. Fornacino, studi al liceo classico Chiabrera, assiduo lettore di IVG, Sethu, sempre che lui lo voglia, meriterebbe un concerto nella sua città, anche perché arrivare ultimi a Sanremo spesso porta bene, com’è accaduto lo scorso anno a Tananai. Ferragosto con Sethu allo scaletto dei pescatori delle Fornaci può essere un’idea?

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