Liguria. Una grande attenzione alla componente idrica di bacini, invasi e condotte irrigue indispensabili con il permanere di estati siccitose”. Lo aveva detto l’assessore regionale Alessandro Piana dopo l’incontro a Roma con il ministro Lollobrigida, con al centro le priorità del settore agricolo.
E oggi la siccità torna a preoccupare, considerato l’andamento delle ultime settimane e la scarsità di piogge, anche se il nuovo banco di prova è atteso per la prossima estate. Ecco perché prosegue l’azione sindacale delle associazioni agricole per la realizzazione di nuovi interventi strutturali per l’approvigionamento idrico delle aree e superfici agricole e contrastare uno degli effetti del cambiamento climatico.
La modernizzazione delle infrastrutture è essenziale: grazie al Pnrr e ai fondi europei ci sono diverse possibilità per avere le risorse adeguate e concretizzare per il territorio ligure e savonese un servizio idrico funzionale alle esigenze delle filiere agricole e delle produzioni enogastronomiche e del nostro agroalimentare.
“Fare in fretta sulla risorsa idrica, con un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi, “smart” sotto il profilo tecnologico e amministrativo, da affiancare al collaudo dei progetti grandi invasi finanziati con il Pnrr e ad azioni per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate”, questo uno dei contenuti programmatici di Cia-Agricoltori Italiani nel corso della recente Conferenza Economica.
E dal savonese era arrivata anche la richiesta di un potenziamento sul territorio dei Consorzi Irrigui, con una azione congiunta per valorizzare la “rete” di soggetti per il settore irriguo e avviare interventi sulle infrastrutturazioni per l’ammodernamento di impianti e strutture di fornitura. Tra le progettualità in itinere, Cia Savona aveva sollecitato il percorso di realizzazione del nuovo Consorzio di Bonifica per tutto il comprensorio albenganese, al quale si sta lavorando per una sua fattibilità.
Un restyling considerato indispensabile anche per evitare gli enormi sprechi, con condotte vetuste e una distribuzione delle rete idrica a dir poco antiquata: “Gli agricoltori – evidenzia Confagricoltura Liguria in una sua nota – sono i primi a segnalare e a subire le conseguenze della mancanza di acqua, che colpisce tutta l’Italia e gran parte dell’Europa. Alcuni comparti produttivi ne hanno risentito moltissimo”.
“L’agricoltura – precisa il direttore regionale di Confagricoltura, Andrea Sampietro – è per sua definizione ‘acquivora’, nel senso che, come noto, circa il 70 % dei 56 miliardi di metri cubi/anno di acqua utilizzata in Italia, viene ‘spesa’ per l’agricoltura”.
“D’altra parte – continua Sampietro – l’84 % delle produzioni agroalimentari italiane necessità di irrigazione e nel nostro Paese è di oltre 4,5 milioni di ettari la superficie agricola irrigata”.
“Tuttavia – secondo l’analisi di Confagricoltura Liguria – è proprio l’agricoltura, come grande ‘consumatrice’ di acqua, ad aver fatto la ‘sua’ stante l’ormai cronica mancanza di precipitazioni, l’inasprimento e la frequenza di momenti siccitosi alternati ad eventi estremi”.
“Da quando le imprese hanno investito in irrigazione di precisione – prosegue Andrea Sampietro – nonché in sistemi di riutilizzo delle acque reflue, in sistemi di raccolta massiva, si assiste ad un grande risparmio valutabile nel 30/35 % di consumi in meno. Si calcola che su alcune colture, con l’irrigazione mirata, si risparmino circa 630 metri cubi/anno di acqua”.
Il problema, semmai, sta per Confagricoltura Liguria in un sistema di distribuzione vecchio e fallace se è vero, com’è vero, che in Italia si perde, lungo la rete idrica, mediamente il 42% dell’acqua quando in Germania, ad esempio, tale percentuale sfiora l’8%.
Ed allora quali soluzioni adottare, al di là della richiamata irrigazione di precisione? “Occorre – precisa il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – una seria politica di gestione delle acque. Occorre pensare e realizzare una rete di micro/medi impianti di raccolta delle acque piovane e fluviali, superando una volta per tutte la ‘verde’ inclinazione al no perenne per questa tipologia di impianti. Occorre un utilizzo mirato e senza sprechi dei fondi del PNRR destinati alle acque per ammodernare le reti e le captazioni. Occorre anche che si pensi ad un riutilizzo delle acque depurate che possono trovare nuovo impiego in agricoltura, e non solo, e non essere disperse in mare cagionando danni anche a quest’ultimo laddove, lo ricordiamo, sono acque depurate ma pur sempre dolci, immesse forzatamente in bacini salati con alterazione ecosistemica”.
“Non dimenticando – chiude Sampietro – che anche noi tutti, come ‘semplici cittadini’, possiamo e dobbiamo fare qualcosa, considerando che siamo i più alti consumatori pro capite di acqua in Europa con oltre 220 litri di acqua al giorno per abitante, con consumi medi familiari nell’ordine dei 150 metri cubi/anno”.
Confagricoltura chiede un piano d’azione su più fronti, che sappia far fronte alle emergenze e guardare al futuro, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Occorre intanto rinnovare le infrastrutture, pensare un nuovo piano sugli invasi, ridisegnare l’intera rete per evitare le attuali perdite d’acqua.
Poi occorre insistere sull’innovazione, strettamente connessa alla produttività. La siccità ha cambiato i parametri colturali con conseguenze economiche importanti sulle imprese e sul tessuto produttivo. Per il settore primario, l’Agricoltura 4.0 porta indubbi vantaggi economici e ambientali, poiché riduce gli sprechi.