Linea politica

Primarie PD, il circolo “Pertini” di Savona: “Ricostruire la sinistra italiana, lavoro e sociale”

Il documento del circolo Dem sulla scelta del prossimo segretario, non senza stoccate e autocritica sul percorso politico intrapreso dal partito

primarie pd 2017

Savona. “La situazione politica della sinistra o di quanto ne rimane, oggi, in Italia è di fronte a una biforcazione. I risultati delle ultime tornate elettorali sono drammatici. Quelli delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio sono una triste conferma che la grande maggioranza degli elettori ha perso la fiducia non solo nei partiti della sinistra, ma addirittura nello strumento della politica come strumento utile a poter cambiare le cose”.

Inizia così l’intervento del circolo “Pertini” di Savona che tramite il suo direttivo ha approvato un documento in vista delle primarie del PD che porteranno alla nomina del nuovo segretario nazionale.

“Mai è stato così evidente, come ora, la modesta capacità della sinistra ufficiale di produrre idee e proposte, mai è stato così evidente il suo distacco dal paese reale. Una sinistra costruita con il principale obiettivo di essere partito di governo con vocazione maggioritaria, una volta estromessa dai palazzi governativi appare disarmata, statica, incapace di esercitare un’egemonia politico-culturale, priva di progetto politico e di capacità di mobilitazione sociale. Per anni il PD si è trascinato una crisi interna, a lungo mascherata dal ruolo di difesa che esso ha avuto per anni contro le destre, che gli è valso la fedeltà di una parte del suo elettorato. Non a caso, in pochi anni ha subito ben 5 scissioni (Sinistra Italiana, Possibile, Art. 1, Renzi e Calenda) senza contare i distacchi personali tra i quali quello di un suo fondatore come Rutelli” aggiunge il circolo savonese ripercorrendo le fasi storiche del partito.

“Il PD, partito di opinione e non partito di classe ha pensato che per vincere le elezioni fosse sufficiente proporre una squadra di governo, autodefinita come più capace ed efficiente. L’illusione è stata la “corsa al centro” nell’errata convinzione che le elezioni si vincessero spostandosi sempre più verso un centro moderato, in questo favorito da un modello elettorale come quello maggioritario che favorisce il moderatismo. Non ha corrisposto a questa tattica politica una visione strategica di alleanze sociali, come quelle che un tempo la sinistra storica sapeva proporre tra lavoratori dipendenti, ceti medi produttivi, intellettuali e altre categorie. In sostanza si è accettato senza critiche di rilievo il modello del nuovo capitalismo degli anni 2.000 globalizzato e finanziarizzato, senza più porre una critica generale e di sistema al capitalismo stesso”.

“Questo ha comportato la perdita di identità e lo scalzamento del PD da quello che un tempo era la base elettorale delle sinistra. Da qui i disastri nei quartieri popolari, non equilibrati da un modesto successo nei quartieri alto borghesi delle città, da qui il dato che oggi il PD è solo il quarto partito nel voto operaio, preceduto da Lega, Cinque Stelle e Fratelli d’Italia” precisa il documento.

“La classe operaia tradizionale si è sentita tradita e ha smesso di votare. Nel contempo non si sono conquistate le nuove categorie di lavoratori non garantiti, le partite IVA, i riders, gli occupati precari, quanti sono costretti a lavorare per salari miserabili, spesso sotto la soglia di povertà, i disoccupati e tante altre categorie. Non si è inciso a sufficienza neppure tra i ceti medi. Se vi è stato un modesto miglioramento tra il ceto medio dei professionisti, c’è stata una contemporanea caduta tra i lavoratori autonomi del commercio, dell’artigianato e tra gli agricoltori”.

“L’offerta politica sulle questioni dei diritti civili ha consentito di trovare un consenso tra i cetiti urbanizzati e istruiti (diventato dominante). Ma è un consenso che non toccava i temi sociali ed economici rimasti privi di elaborazione. Chi rappresenti oggi la sinistra ufficiale non è dato sapere, il Il suo declino coincide innanzi tutto con la perdita dell’elettorato che più subisce le diseguaglianze e con il mancato coinvolgimento e mobilitazione dei soggetti sociali interessati a correggerle. Ma corrisponde anche all’incapacità di elaborare una proposta di governo dell’economia che vada oltre le indicazioni convenzionali o che provi a disegnare un altro tipo di società”.

“Un largo segmento di società si è visto così privato di rappresentanza (ma anche di protagonismo sociale) proprio nel momento in cui era più minacciato dallo sviluppo tecnologico e dalla grande riconversione produttiva e organizzativa del capitalismo. Quel segmento si è progressivamente allargato e trova sempre più di un’alternativa nell’astensione, se non nell’offerta politica della destra estrema”.

“Dopo trenta anni di divorzio tra politica e cultura è difficile farsi illusioni. E’ pur vero tuttavia che senza interlocutori organizzati le idee, per quanto buone, non camminano da sole. La vicenda del PD può significare due cose: da un lato il tentativo di ignorare la sostanza dei problemi e promuovere un rinnovamento di facciata, che lasci sostanzialmente immutata la struttura del partito e la sua collocazione politica, dall’altro una soluzione che potrebbe anche consentire l’avvio del processo di ricostruzione di una sinistra, che sia in grado di recuperare il suo storico ruolo di rappresentanza degli interessi di una vasto e maggioritario schieramento sociale di quanti stanno subendo direttamente sulla propria vita le conseguenze di un capitalismo avido e prepotente”.

“Non è compito nostro dare indicazioni di voto per chi voglia partecipare alle primarie del PD. Speriamo solo che queste brevi note possano costituire un piccolo contributo alla libera scelta di chi ha deciso di partecipare” conclude il circolo Dem.

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