Sentenza

Maxi sequestro di cocaina nel porto di Vado Ligure, condanne fino a 10 anni

A processo una organizzazione di dominicani supportata da un imprenditore di 68 anni

Savona. Tra i maxi sequestri dell’inchiesta giudiziaria anche quello avvenuto in un container di pellami al porto di Vado Ligure (237 chili). Si è concluso in primo grado il processo nato dall’indagine condotta dalla Dda di Bologna, coordinata dal Pm Roberto Ceroni. Quattro gli arresti: tre dominicani e un italiano (un vicentino di 68 anni), che sono stati condannati a pene che vanno dai 5 anni e 4 mesi fino a 10 anni e 8 mesi di reclusione.

I provvedimenti furono eseguiti il 17 febbraio 2022, a partire da un appostamento dei poliziotti vicino a un garage in zona Santa Viola, a Bologna con il ritrovamento, in un doppio fondo di un baule di un’auto, di quasi 12 chili di droga. In un capannone a Creazzo, nel Vicentino, in parte in un furgone e in parte in bancali di pellame, furono in seguito sequestrati ben 260 chili.

Un altro sequestro dopo quello vadese era avvenuto in un deposito doganale a Santa Croce sull’Arno, per un ammontare di 400 chili complessivi (il totale riscontrato anche nel procedimento penale arriva a quasi 700 kg).

Gli imputati rispondevano a vario titolo di traffico di droga, con l’aggravante dell’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Per i tre dominicani è stata anche disposta l’espulsione, a pena espiata.

Gli investigatori, coordinati dal pm Roberto Ceroni, avevano anche ritrovato fogli manoscritti con cifre nell’ordine di milioni di euro, nominativi e una contabilità del narcotraffico da Santo Domingo, da dove veniva importata via mare la sostanza stupefacente, paese di provenienza degli indagati, attraverso navi cargo trasportanti containers da 22 tonnellate ciascuno di “pellame bovino grezzo”: la droga veniva occultata fra uno strato ed un altro, all’interno di apposite “tasche” ricavate tramite l’incollaggio di due strati di pellame.

Si trattava di pani di cocaina dal peso di circa 500 grammi l’uno. Tutto il pellame, pressato e maleodorante, era impregnato di un ingente quantitativo di sale, circostanze che ne rendevano assolutamente difficoltosa l’individuazione.

In seguito, inoltre, grazie a un mirato servizio di osservazione su una delle anomale trasferte che gli indagati dominicani effettuavano a cadenza di qualche settimana l’una dall’altra presso un casolare situato nel vicentino, nel comune di Creazzo, una delle basi logistiche dell’organizzazione, è stato identificato il soggetto italiano. Oltre ai cittadini dominicani, è stato possibile accertare il ruolo dell’imprenditore nel settore delle pelli, nonché verificare che, oltre al casolare, il 68enne aveva a disposizione un capannone industriale nella provincia di Vicenza, utilizzato dall’organizzazine come deposito degli ingenti quantitativi di droga.

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