Intervista

Football americano, Pirates pronti alla prima di campionato. Coach Delalba: “Obiettivo la promozione”

"Sarà un torneo competitivo che noi giocheremo a viso aperto. I Giaguari rimangono la squadra da battere"

Alfredo Giuso Delalba – pirates – foto di Angelo Ciani
Foto di Angelo Ciani

Albisola Superiore. Il Pirates 1984 si preparano al debutto stagionale in 2° divisione nazionale (A2) di football americano. Appuntamento con la prima gara del campionato domenica 26 febbraio alle ore 14,30 nel campo di casa.

Per i Pirates si tratta della terza partecipazione al campionato che, dopo l’ottima stagione passata, culminata con l’accesso alla semifinale nazionale poi persa contro gli Skorpions Varese in seguito vincitori, si preannuncia una stagione decisiva per il team albi-savonese. Un campionato che vedrà ai nastri di partenza il team guidato dal head coach Alfredo Giuso Delalba, ai Pirates dal 2019. Parecchie novità importanti sia in sideline che in campo. Ne parliamo  direttamente con lui, che ci racconta il mondo Pirates del 2023.

Coach, la dirigenza ha deciso di puntare in alto visto il grande impegno profuso per portare alla sua corte giocatori e allenatori di grande qualità e competenza tecnica. In questi mesi di lavoro ed allenamenti, che apporto hanno già dato e quanto e quale ne daranno per il futuro?

“L’arrivo di Coach Modena è stato il primo tassello per dare continuità ad un progetto che ha come obiettivo la prima divisione e considerando che il reparto della OL è il 48% di una squadra di attacco, era giunto ormai il momento di avere la giusta competenza per farlo crescere. Stessa dinamica riguardo a Coach Ronco che insieme a Coach Abate stanno facendo crescere le squadre speciali con un lavoro continuo e di qualità. Chiudono il cerchio Coach Guarino per i Wr, presentato ufficialmente pochi giorni or sono, e in ultimo, non per importanza, Coach Mascali per i DB. Ovviamente questi nuovi inserimenti arricchiscono un Coaching Staff unito che in questi anni è cresciuto di livello. In merito ai giocatori sono molto soddisfatto non solo per il valore tecnico che hanno portato, ma soprattutto per quello umano, fattore fondamentale, perché un team comincia ad essere vincente dallo spogliatoio e nel nostro caso è stata la scintilla che ha permesso la loro adesione al programma”.

Come descrive la stagione passata, visto che i Pirates sono stati la sorpresa del campionato? Quale è stata la vera forza e quale il punto debole?

“La vera forza sono state le sconfitte che hanno reso consapevole il gruppo del loro potenziale ed hanno fatto sì che i ragazzi si impegnassero sempre di più. Il punto debole il roster corto, associato alla poca esperienza”.

Dopo la sconfitta in semifinale, come hanno reagito i ragazzi e come ha gestito il post partita?

“I ragazzi hanno reagito in maniera matura comprendendo che l’avversario è stato alla portata fino quasi alla fine del secondo quarto. Nel secondo tempo è stato fatto tutto il possibile dando il massimo e lottando fino alla fine dei giochi, dove il nostro cammino purtroppo si è interrotto. Il post partita non l’ho gestito da solo, ma abbiamo gestito tutti insieme da Team ricominciando a lavorare esattamente 21 giorni dopo”.

Parliamo del campionato alle porte. Che tipo di campionato sarà? Come giudica il girone e chi è il favorito per la vittoria finale?

“Mi aspetto un campionato competitivo giocato a viso aperto dove per noi, ogni partita sarà giocata come una finale, perché siamo semplicemente i Pirates, consapevoli che il nostro girone ha tutte le caratteristiche per essere quello di ferro oltre quello dei derby. I Giaguari, pur avendo perso giocatori importanti, rimangono il team da battere e i Dockers sono il connubio di forza ed esperienza sia in sideline che dentro il terreno di gioco. Finalmente riavremo il derby cha la Liguria merita. I Reapers, altro team con grande esperienza, in sideline dirà sicuramente la sua. Al grande ballo vedo nuovamente i Lions e per la controparte vi sono diverse candidate”.

In questo periodo vediamo molte fusioni pare necessarie per sopravvivere, mentre i Pirates hanno sviluppato negli anni, quest’anno sono 40 anni di franchigia, una forte identità, ben radicata sul territorio. Nel suo concetto di squadra, quanto conta il gruppo e quanto il singolo?

“Le fusioni o collaborazioni sono un compromesso che consente di fare attività, il lavoro più arduo non è andare in campo, ma la gestione della stagione durante e dopo il campionato, quindi i veri giocatori sono i dirigenti che, se hanno una programmazione condivisa ed una comunione di intenti, possono sicuramente dare continuità al progetto, altrimenti il rischio è di peggiorare ulteriormente le situazioni di entrambi i team. Riguardo la seconda domanda, il mio concetto di squadra mette al centro di tutto la comunicazione, che è fondamentale per poter costruire prima un rapporto con il singolo e poi di conseguenza con il gruppo. Guidare i Coaches e i ragazzi verso questo tipo di forma mentis non è semplice perché è un lavoro lungo ed estenuante, ma allo stesso tempo molto appagante sotto l’aspetto umano, che ha, come logica conseguenza, la performance sportiva portata sul campo, dove ogni singolo gioca per il gruppo e viceversa”.

I Pirates possono ambire a traguardi importanti? Fin dove possono arrivare?

“I Pirates lavorano su un programma che li ha abituati a pianificare ed a gestire una stagione alla volta, quello che è il percorso verso la prima divisione che è un traguardo molto importante, ma il vero obiettivo è ampliare i settori giovanili da un anno all’altro per fare sì che la massima serie sia un punto di arrivo per tutti i nostri atleti”.

Coach un’ultima domanda prima di congedarla. Sappiamo che lei frequenta passivamente i social e non ama particolarmente questo mondo che a volte fa arrivare attestati di stima, ma anche critiche feroci. La scorsa stagione qualcuno ha scritto che, nel momento in cui avete incontrato una squadra vera, siete affondati. E’ libero di rispondere.

“Non ho dato il fianco allora perché a me le bagarre botta e risposta non piacciono, ma è una cosa passata ed ora rispondo. Per incontrare i grandi team in una competizione ufficiale, bisogna arrivarci e molti dei nostri ‘haters’ erano già da tempo comodi sui loro divani a guardare gli streaming. Quest’anno, però, molti di loro  avranno la possibilità di incontraci in campo, dimostrando se sono solo grandi a parole; parole che, come dico sempre ai miei ragazzi, sono carburante motivazionale di grande qualità, quindi è buona regola rimanere in silenzio, lavorare duro e far parlare il campo, sommo giudice. Ad maiora”.

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