Andora. “Abbiamo chiesto più volte di organizzare tavoli tecnici per studiare soluzioni efficaci alla crisi idrica e proposto, di fronte alle legittime pretese degli utenti, la predisposizione congiunta di un protocollo risarcitorio, ma non abbiamo ottenuto risposta. A questo punto invitiamo tutti gli andoresi a revocare il pagamento bancario della bolletta e a pagare tramite bollettino postale non versando la quota del servizio di depurazione. Inoltre gli utenti che hanno pagato il servizio di acquedotto nel periodo 27 luglio 2022 – 31 gennaio 2023 sono invitati a non versare l’importo corrispondente in quanto il servizio non è stato erogato“. Così le associazioni Assoutenti Liguria ETS e Onda Ligure Consumo & Ambiente ETS in collaborazione con il Comitato “Acqua Cara Bolletta” esortano i contribuenti di Andora a non pagare le bollette, anche se ora l’acqua è tornata dolce.
“I pretesti accampati da Rivieracqua – spiegano – per non risarcire i cittadini sono del tutto infondati: in merito alla mancata depurazione dei reflui il collettamento al depuratore di Imperia era stato previsto già con deliberazione della Giunta Regionale n. 31 del lontano 22.01.2013, e il riferimento alla disposizione dell’art. 8 sexies della Legge n.13/2009 è del tutto fuorviante in quanto non sono stati rispettati i cronoprogrammi per la realizzazione dell’opera”.
“Rivieracqua dimentica inoltre – proseguono – che la Corte di Giustizia Ue in data 06.10.2021 ha definitivamente accertato l’inadempimento dello Stato Italiano per il Comune di Andora relativamente al trattamento dei reflui stabilito dalla Direttiva 91/271/CEE, come pure non ha alcun riguardo delle risultanze di Arpal che definiscono l’attività dell’Impianto di Andora come trattamento preliminare mediante grigliatura dei reflui”.
“In secondo luogo – aggiungono comitati e associazioni -, per quel che attiene l’approvvigionamento di acqua non potabile e di elevata conducibilità, Rivieracqua dimentica le continue omissioni nella manutenzione della rete acquedottistica ridotta ad un colabrodo, gli obblighi previsti dalla Convenzione ATO, e il fatto di non avere adottato un piano di gestione di cui all’art. 33 nei casi di penuria idrica o di bassa qualità. Sono risibili e pretestuose le giustificazioni addotte per sottrarsi agli obblighi di legge e come giustamente denunciato dal Comune di Andora, Rivieracqua e i vertici aziendali del gestore sono gravemente inadempienti e responsabili dei danni causati agli utenti.
“Invitiamo i Comuni azionisti della Società recentemente trasformata in SPA a sollevare dall’incarico l’intero CDA come richiesto dal comune di Andora. L’acqua è un bene comune non una merce che Rivieracqua deve garantire in quanto gestore incaricato del servizio idrico”, concludono le associazioni. Le associazioni e il comitato “sono a disposizione per fornire l’assistenza necessaria ad esercitare la auto-riduzione della bolletta e metteranno in campo tutte le iniziative giudiziarie pertinenti sino a che non muti l’atteggiamento di Rivieracqua”.
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