Mobilitazione

Questure e Prefetture, la protesta: in Liguria 30 lavoratori lasciati a casa

A rischio servizi essenziali tra cui il rinnovo dei permessi di soggiorno: "Serve una clausola sociale per tutti"

Genova. Prosegue anche a Genova la mobilitazione dei lavoratori somministrati di Questure e Prefetture che questa mattina hanno tenuto un presidio in largo Lanfranco. Sono 1.200 le lavoratrici e i lavoratori somministrati presso le questure e le prefetture di tutto il Paese che, fino al 31 dicembre 2022, hanno operato con contratto a termine. Molti di loro oggi sono disoccupati.

“In Liguria parliamo di 30 lavoratori che lavoravano in questure e prefetture, adibiti a servizi essenziali, legati al rinnovo dei permessi di soggiorno e altre attività necessarie per la sicurezza – spiega Roberta Cavicchioli, segretaria generale della Uiltemp Liguria -. Su Genova si tratta di 15 lavoratori, 10 in prefettura e 5 in questura”.

“I lavoratori sono divisi in fasce – prosegue Emanuela Traverso, segretaria generale della Nidil Cgil Genova -. Una parte continuerà a lavorare sino a fine marzo, tutti gli altri sono a casa dal 30 dicembre e attualmente sono disoccupati. Quelli che lavorano per le Questure hanno un avviso di procedura negoziata già aperto che contiene una sorta di clausola sociale per ricollocarli. La maggior parte, però, quella legata alle Prefetture, al momento non ha nessun avviso di procedura aperto. Chiediamo anche per loro una clausola sociale che permetta loro di avere un’occupazione continua”.

Carenze di personale che si traducono in disservizi per i cittadini: “Il questore recluterà personale operativo per svolgere le attività di questi lavoratori – ricorda Sergio Tabò, segretario generale della Felsa Cisl Liguria -. Per la Prefettura, invece, la situazione è decisamente più grave in quanto non ci sono proprio risorse fisiche e i servizi corrispondenti sono stati interrotti”.

In concomitanza del presidio le categorie del pubblico impiego dei sindacati confederali hanno organizzato una assemblea del personale del ministero dell’Interno, fortemente preoccupato di poter perdere una parte integrante dell’organico e in solidarietà con lavoratrici e lavoratori che lavorano quotidianamente al loro fianco.

Le organizzazioni sindacali ritengono ingiustificabile che lo Stato generi precarietà. Serve un intervento strutturale per incrementare gli organici perché sono a rischio i servizi: “Abbiamo chiesto con forza che vengano confermati gli stessi lavoratori che hanno operato nel 2022 presso gli uffici Immigrazione – spiegano Diego Seggi, Gabriele Bertocchi, Paolo Badalini, segretari generali territoriali Fp Cgil Cisl Fp Uil PA – Le Questure, anche in questa occasione, sono state costrette a colmare i vuoti negli uffici amministrativi con personale della Polizia di Stato, che però è reclutato e formato per garantire ordine e sicurezza nelle nostre città. Nelle prefetture la situazione è ancora più critica dell’organico che, ad oggi, si attesta intorno al 50%. Occorre dire basta alla precarietà in questo settore strategico per la pubblica amministrazione, anche alla luce del delicato momento storico e sociale che vivono il Paese e l’Europa”.

La mobilitazione avviata nel mese di dicembre proseguirà anche nel mese di gennaio e l’attenzione del sindacato rimarrà alta insieme allo stato di agitazione aperto da Nidil, Felsa e Uiltemp. “Occorre dire basta alla precarietà in questo settore strategico per la pubblica amministrazione, anche alla luce del delicato momento storico e sociale che vivono il Paese e l’Europa”, chiudono i segretari.

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