L'udienza

Processo Morandi, via all’esame dei periti: “A causare il crollo l’inadeguatezza dei controlli sulla corrosione”

A parlare il primo dei tre periti del gip Massimo Losa che ha letto e spiegato le considerazioni conclusive della perizia

giovanni castellucci ponte morandi

Genova. E’ stata la presenza dell’ex numero uno di Autostrade Giovanni Castellucci, che ha partecipato per la prima a un’udienza che lo vede tra i principali imputati, insieme ad altre 57 persone, del crollo del viadotto costato la vita a 43 persone, la vera ‘notizia’ della lunga udienza di oggi sotto la tecnostruttura di palazzo di Giustizia a Genova. Castellucci, che ha detto – tramite un comunicato ufficiale – di voler dare il suo contributo “all’accertamento della verità”, non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni alla stampa, visto fra l’altro che nella scorsa udienza il suo avvocato aveva denunciato “il processo mediatico che si sta svolgendo fuori dall’aula” dopo la diffusione della maxi memoria dei pm, che oggi è stata ammessa dal tribunale.

Per il resto la giornata è stata caratterizzata interamente dell’esame da parte del pubblico ministero Walter Cotugno del professor Massimo Losa, che con i colleghi Giampaolo Rosati e Renzo Valentini hanno scritto la perizia sulle cause del crollo depositata al gip Paola Faggioni.

Losa, in circa sei ore, ha spiegato – come già fatto in incidente probatorio – che i problemi del ponte Morandi sono iniziati sin a sua costruzione quando per la pila 9 (quella poi crollata il 14 agosto 2018) il progetto “venne modificato per velocizzare i tempi” e “non venne fatto il collaudo statico” e “mancarono i controlli dalla direzione dei lavori”.

La corrosione dei cavi era nata a causa di difetti di costruzione ed era nota al gestore del viadotto già dal 1975 quando prima l’ingegnere Zanetti di Spea e poi lo stesso progettista Riccardo Morandi nel 1981 lanciarono l’allarme.

Oltre alla corrosione, a determinare il crollo sono stati anche “i controlli e le manutenzioni che se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento“.

La mancanza – proseguono – e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, avrebbero interrotto la catena causale e l’evento non si sarebbe verificato“.

Il perito ha poi ricordato come “le stime della corrosione eseguite nel 1993 (anno in cui si fecero i lavori di rinforzo alla pila 11), con riferimento alle pile 9 e 10, che risultavano rispettivamente pari al 8,6% e al 20,54%, sono in palese contraddizione con quella riportata nel progetto di retrofitting (datato 2017 ndr) generalmente pari al 10%-20%, indistintamente per le due pile, che implicherebbe il completo arresto del progredire del fenomeno di corrosione in un quarto di secolo, assunzione chiaramente assurda e inaccettabile“.

Dopo una delle pause dell’udienza e la notizia lanciata da siti e agenzie di un mancato saluto da parte dell’ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci ai familiari delle vittime presenti in aula, Castellucci si è avvicinato a Egle Possetti, portavoce del Comitato vittime del ponte Morandi, per stringerle la mano. Possetti si è rifiutata.

Domani e mercoledì procura proseguirà con l’esame degli altri periti e sono al termine di tutti gli esami gli avvocati degli imputati procederanno al contro esame, come hanno chiesto e ottenuto dal presidente del tribunale nonostante l’opposizione della Procura.

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