Standby

Grancasa, ancora attesa per l’ok delle banche al piano di risanamento: entro gennaio la decisione

Dalla risposta dei creditori dipendono anche i 10 lavoratori del negozio di Cairo, Arleo (Cgil): “L’azienda si è detta ottimista"

Grancasa Cairo

Cairo Montenotte. Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione avvenuta ieri pomeriggio tra Grancasa e le  segreteria nazionali e locali dei sindacati. Le banche creditrici, infatti, non hanno ancora approvato il piano di ristrutturazione finanziaria proposto dall’azienda, alla quale hanno chiesto di apportare dei “ritocchi”.

Si dovrà dunque ancora aspettare per capire quale sarà il futuro del gruppo. Ma dovrebbe essere un’attesa di pochi giorni, entro la fine del mese infatti la situazione verrà definita e i dipendenti avranno più chiaro il percorso che verrà seguito.

L’azienda si è detta ottimista – spiega Margherita Arleo della Cgil Savona, che ha partecipato all’incontro – Chiederanno di nuovo la proroga di tutte le tutele sociali messe in campo. Al momento non abbiamo delle risposte certe, la situazione è in standby, ma entro fine gennaio verrà definita. La stiamo seguendo attentatemene, soprattutto per quanto riguarda la conservazione dell’occupazione”.

Grancasa, infatti, al momento è sottoposta ad una composizione negoziata della crisi e i creditori stanno valutando la richiesta di liberare dalle ipoteche alcuni immobili, in modo da consentire al gruppo di venderli e quindi recuperare liquidità. Se ciò non dovesse concretizzarsi, si avvierà una procedura concorsuale e la “palla” passerà al tribunale.

Ad essere coinvolti in questa situazione i dieci dipendenti del punto vendita di corso Brigate Partigiane a Cairo Montenotte, che l’azienda ha deciso di chiudere il 31 dicembre 2022 e confermato di non voler riaprire. Una volta appresa la notizia, i lavoratori hanno appeso fuori dal negozio le maglie con i loro nomi e un cartello“Siamo persone, non numeri”. Tra le cause che hanno portato alla chiusura, l’impossibilità da parte dell’azienda di coprire i costi dei lavori di messa in sicurezza dei locali, che dovevano essere effettuati entro la fine dell’anno, così come da verbale dei vigili del fuoco.

Al momento, i dieci dipendenti verranno trasferiti nel punto vendita di Ceva, che conta già su un organico di 17 lavoratori, anche loro in regime di contratto di solidarietà. Contratto che scadrà a febbraio e, in base all’esito delle banche, potrebbe essere prorogato di altri 18 mesi (12+6), come spiegato da Giovanni Tiglio, segretario di Filcams Cgil Savona, dopo l’incontro avvenuto in Comune tra sindacati, amministrazione e azienda.

Tra le intenzioni del gruppo, anche quella di dare vita ad un nuovo format, che prevede la riduzione degli spazi dei punti vendita (in totale tra Piemonte, Lombardia e Liguria sono 15, dopo la chiusura di quello di Cairo) e l’offerta solo di alcuni tipi di merci (mobili e accessori). In questo format rientra già il negozio di Ceva, che è già stato ridimensionato e che l’azienda ha dichiarato di non voler chiudere.

Per quanto riguarda il capannone di Cairo, la volontà è di trovare un acquirente. Per questo è stato chiesto anche l’aiuto e la collaborazione del sindaco Paolo Lambertini.

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