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Per un pensiero altro

Eppure battono alla porta

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

pensiero altro 4 gennaio 2023

“C’è qualcuno che batte alla porta” (…) “Chi volete che sia?”(…)“ Non c’è nessuno, naturalmente, oramai. Pure battono alla porta, questo è positivo. Un messaggero forse, uno spirito, un’anima, venuta ad avvertire. E’ una casa di signori questa. Ci usano dei riguardi, alle volte, quelli dell’altro mondo”. Si tratta della chiusa di un noto racconto di Dino Buzzati contenuto nella raccolta La boutique del mistero dal titolo eponimo di queste righe: Eppure battono alla porta. Le interpretazione canoniche, quelle coeve alla pubblicazione che cade alla fine degli anni sessanta, sottolineano l’elemento sociologico del testo, infatti la vicenda si svolge all’interno di una villa veneta, probabilmente l’ispirazione ha raggiunto l’autore dalla memoria delle sue origini bellunesi, non è certo un caso se la proprietaria si chiama Maria Gron, il cognome rimanda all’omonima frazione di Sospirolo, paesino nei pressi di Belluno. L’intera vicenda assolutamente statica, bloccata all’interno del salotto di casa, segnala l’incombere di un non meglio precisato approssimarsi di un pericolo che si concretizza nell’esondazione di un fiume capace di travolgere, infine, l’abitazione stessa. La padrona di casa che avverte il pericolo tanto quanto lo nega, all’arrivo dell’onda definitiva pensa bene di chiudere la finestra. La lettura classica di questo testo, come accennavo, sottolinea l’incedere della borghesia che sta travolgendo il ruolo storico della nobiltà, una interpretazione successiva e chiaramente orientata politicamente la trasforma nell’ottusa incapacità di comprendere da parte della borghesia il crescere del ruolo e della consapevolezza della classe proletaria.

Ogni interpretazione, se adeguatamente corroborata dal testo, è, a mio avviso, lecita, ma ciò che mi interessa sottolineare è l’altrettanta liceità di una sconcertante attualizzazione della lettura come suggerisco. A distanza di cinquant’anni dallo scritto di Buzzati la società ha proseguito il suo cammino lungo il piano inclinato della storia, forse la prospettiva revisionista sviluppata da Eduard Bernstein può aiutarci a comprendere, fino a raggiungere l’epilogo contemporaneo che abbiamo battezzato globalizzazione. Oggi il concetto di lotta di classe, nelle sue varie sfumature, è stato inghiottito e vanificato nell’omologazione borghese. Non sto negando le evidenti differenze di ceto né il dramma terzomondista e tutto ciò che riguarda lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, piuttosto semplicemente constatando che il “modello borghese” non è più circoscrivibile, ma è divenuto omogeneo al cosiddetto “villaggio globale” inteso come mercato planetario. Indipendentemente dal proprio potere di spesa, oramai, tutti sottostanno alla regola del produttore-consumatore, a livello di economia la legge incrementale del PIL è sacra, sembra sia stata del tutto inutile l’analisi marxiana del “saggio di profitto” che dimostra come la caduta tendenziale della quota di plusvalore segnerà l’implosione del sistema capitalistico. Ogni situazione di crisi, e mi sembra incontrovertibile il dato della riduzione degli intervalli temporali tra l’una e l’altra, ha come risposta l’incremento della produzione, la crescita almeno decimale del famigerato PIL. Quanto sarebbe utile, a mio avviso, riflettere sui saggi di Malthus e Ricardo attualizzandone le conclusioni! Oggi sembra indispensabile incrementare la domanda per consentire la crescita produttiva, ma questa logica richiede o una crescita demografica geometrica o un costante aumento dei consumi ai quali l’innalzamento in serie aritmetica della produzione fatica a dare risposta creando enormi sacche di povertà. Limitiamoci a queste ovvie osservazioni di natura economica per passare ad alcune considerazioni che riportano al racconto di Buzzati.

Quello che sembra non essere colto, per conservatorismo o ottusità, dalla classe omogenea di “produttori-consumatori” è quanto stia accadendo nel frattempo al pianeta abitato da stessa crescente massa di esseri virali. Mentre gli abitanti del pianeta, controllati dalla signora Gron, rimangono asserragliati nella loro bolla esistenziale, là fuori “battono alla porta” crescenti “eventi estremi” a livello ambientale, eventi che non dovremmo più definire estremi ma sistemici. Non credo che la risposta sufficiente sia rappresentata dai vari movimenti ambientalisti, forse ha ragione Michael Crichton quando scrive: “Affronta i fatti, tutte queste organizzazioni ambientaliste sono vecchie di trenta, quaranta, cinquant’anni. Hanno grandi edifici, grandi impegni, parecchio personale. Possono commerciare sui loro sogni di giovinezza, ma la verità è che sono ora parte dell’autorità. E l’autorità lavora per conservare lo status quo. Lo fa e basta”. Può allora essere una risposta la “decrescita felice”? Ridurre i consumi di risorse, la quantità di rifiuti, riciclare i materiali già usati, atteggiamento che per certo compromette l’incremento del PIL ma che dovrebbe incrementare la qualità della vita? Almeno, questa è la regola proposta. Tutto ciò richiede che si creino reti solidali e che la legge del mercato, la concorrenza, sia sostituita da una sorta di fraterna collaborazione. Ora: provate a immaginare un movimento politico che si propone offrendo a tutti una costante riduzione dei propri guadagni e proporzionalmente dei propri consumi, c’è qualcuno che crede possibile il successo elettorale di un simile progetto? Scartati i vecchi ambientalismi, la decrescita felice e i propagandismi autoreferenziali di qualche opportunista sostenuto da adeguati supporti economici e massmediali, cosa ci rimane? Possiamo accettare la soluzione della signora Gron? Possiamo continuare a fingere di non sentire il battere alla porta? Possiamo limitarci a chiudere la finestra?

L’epilogo buzzatiano è tragico, muoiono tutti, magari conservando la fiducia di essere oggetto di una qualche tutela divina che in qualche modo li preserverà, “E’ una casa di signori questa. Ci usano dei riguardi, alle volte, quelli dell’altro mondo”. Non sono così fiducioso che qualche essere dall’altrove interverrà per rimettere a posto quello che abbiamo danneggiato e che stiamo portando alla catastrofe. Intanto domandiamoci se ci meritiamo questo mondo! La natura, senza l’intervento manipolatorio dell’uomo, si autoconserva e rigenera, diventa imprescindibile prendere consapevolezza di quanto la nostra specie sia invasiva e affidare a noi stessi il compito di armonizzare la nostra presenza con la totalità del pianeta. E soprattutto smettiamola di fare gli ecologisti e gli ambientalisti solo il sabato all’ora dell’aperitivo per poi ritornare a essere ottusi e distratti vandali. L’ignoranza dilagante e l’asfittico ambito peripersonale costruito dai social è devastante, si parla tanto spesso di nuovo Rinascimento rivolgendoci ad ascoltatori che l’attuale sistema ha trasformato in funghi muniti di cellulare, che non hanno idea di cosa significhino Bellezza, Cultura, Umanesimo. È urgente un atto rivoluzionario, rovesciare radicalmente le prospettive, non di certo ricorrendo alla violenza, mi sembra se ne stia consumando a sufficienza, soprattutto nell’ottusa “guerra degli ultimi”, quelli che si schierano a difesa del potere degli uni o degli altri senza comprendere che “non esistono poteri buoni”. L’unica rivoluzione siamo noi! Noi se saremo capaci di riportare al centro noi stessi e non ciò che possediamo, tutto quello che possediamo è il nostro padrone! Lo so, ci sarà sempre chi taccerà queste righe di velleitarismo onirico, ma se non impariamo di nuovo a credere che non possiamo essere solo i nostri bisogni ma soprattutto che siamo i nostri sogni allora davvero siamo destinati a rimanere sordi, barricati nella bolla stupida di un claustrofobico spazio ingannevolmente dilatato dai mezzi di comunicazione, certo, sorridenti e ottusi accettando un’inconsapevole eutanasia alla quale sembra non dare abbastanza fastidio il toc toc che a volte la raggiunge: eppure battono alla porta.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

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