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Da Savona a Roma, Province “cupido”: centrodestra e centrosinistra ora vogliono il ritorno

Sono già quattro i disegni di legge depositati dall’inizio del governo Meloni. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Pd: tutti d’accordo a riportare le lancette del tempo al 2000

Palazzo Provincia Savona palazzo Nervi

Provincia. In questi giorni si è parlato molto dell’elezione del nuovo presidente della Provincia di Savona. Com’è noto, il presidente uscente Pierangelo Olivieri ha superato agevolmente l’unico competitor in campo, il sindaco di Borghetto Santo Spirito Giancarlo Canepa, riconfermandosi alla guida di Palazzo Nervi con il 66% delle preferenze.

Si è trattato di uno scontro tutto interno al centrodestra, durante il quale – prima e dopo la votazione – non sono mancate le polemiche. Anche perché lo stesso Olivieri ha potuto contare non solo sul sostegno (scontato) del partito del governatore ligure Giovanni Toti, ma anche (a sorpresa) sui voti del Partito Democratico savonese. Lega e M5S ovviamente non l’hanno presa bene, ma in generale sono volate parole grosse anche all’interno dello stesso PD. 

La vittoria di Olivieri è frutto di un “matrimonio politico” occasionale e, comunque, finalizzato al raggiungimento di un obiettivo preciso, ovvero la riconferma del sindaco di Calizzano in Provincia. Come riporta “Il Foglio”, tuttavia, in realtà Savona non è stata l’unica provincia Italiana in cui è andato in scena lo scontro interno al centrodestra. Casi analoghi sono accaduti nelle recenti tornate elettorali nelle province di Arezzo, Frosinone e Foggia.

Ma il futuro dell’ente (questa volta inteso nella sua dimensione istituzionale) tiene banco anche a Roma. Anche nei palazzi romani, infatti, centrodestra e centrosinistra puntano ad un obiettivo comune: il ritorno delle Province. Oggi il voto in Provincia coinvolge esclusivamente i sindaci e i consiglieri eletti nei vari Comuni: sono loro chiamati ad esprimere una preferenza. Il semplice cittadino, infatti, non viene in alcun modo coinvolto in queste elezioni (del consiglio e del presidente).

Un tempo, più di 20 anni fa, le Province avevano un loro peso. Erano davvero considerate l’istituzione “ponte” tra Comuni e Regioni. I cittadini  erano chiamati alle urne con un sistema che non si discostava molto da quello attualmente valido per le elezioni comunali. Poi, nel 2014, durante il governo guidato da Matteo Renzi, è arrivato il “colpo di grazia” per le Province.

La “Riforma Delrio” del 2014 ha sostanzialmente svuotato gli organi provinciali della maggior parte delle competenze. In quel periodo storico, si parlava di “superamento delle Province”, tanto che quest’ultime venivano viste quasi come un’entità obsoleta. Non a caso, quasi a voler sottolineare questo aspetto, la legge aboliva l’elezione diretta degli enti. 

Dal 2014 a oggi è successo di tutto, ma sicuramente c’è un passaggio fondamentale che più di tutti ha segnato la parabola imprevedibile delle Province. Il passo falso del referendum voluto nel 2016 dall’allora premier in carica Matteo Renzi (che con quel voto, di fatto, si giocò la presidenza del consigli dei Ministri) ha determinato lo status quo attuale, con la conseguenza che le Province non solo non sono state eliminate (così come si voleva fare), ma, come ci racconta l’attualità, sono state oggetto di radicali ripensamenti politici. 

Oggi, nel 2023, le Province esistono in quanto figlie di quella riforma e come tali si ritrovano in una situazione molto diversa rispetto al passato. Gli ambiti di competenza assegnati a questo ente sono tre (e in alcuni casi nemmeno in toto), ovvero viabilità, scuola e ambiente. Inoltre, va ricordato anche un altro aspetto: anche se con alti e bassi nel corso del tempo, le Province non possono contare su chissà quali finanziamenti.

Il governo Meloni – con il supporto praticamente di quasi tutti i partiti politici (M5S compreso)prepara il “grande ritorno”. Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia in Senato, ha presentato una proposta di legge che prevede l’elezione diretta (a suffragio universale) del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali. 

Anche in questo caso, proprio come avvenuto nel savonese in occasione della recente conferma del presidente Olivieri, centrodestra e centrosinistra viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Tanto che proposte di legge analoghe (con alcune piccole differenze) sono state depositate proprio dal PD (ma anche dalla Lega).

Ora i vari testi dovranno essere discussi sul tavolo della commissione Affari costituzionali. Intanto in provincia di Savona c’è già chi, come il sindaco di Carcare Christian De Vecchi, strizza l’occhio al ritorno delle Province “per restituire dignità agli enti locali periferici”. 

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