Benzina salata

Caro carburanti, è caccia agli speculatori. E il gasolio in autostrada vola a 2,47 euro

L'Antitrust chiede i documenti alla Guardia di finanza, i benzinai liguri: "Bene le verifiche, ma non siamo noi a decidere i prezzi". Le compagnie: "Accuse senza fondamento"

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Liguria. L’Antitrust mette nel mirino le possibili speculazioni sui prezzi dei carburanti, in salita dopo la decisione sul Governo di eliminare completamente il taglio delle accise introdotto dal governo Draghi. Il presidente dell’Autorità, Roberto Rustichelli, ha scritto al comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo documenti relativi alle violazioni accertate.

Intanto anche in Liguria i prezzi ai distributori, specialmente in autostrada, hanno raggiunto livelli che non si vedevano da tempo: alla stazione di servizio di Sant’Ilario Nord, per esempio, il gasolio al servito viene venduto a 2,47 euro al litro.

I benzinai però vanno al contrattacco e respingono le accuse: “Se si rilevano problematiche su prezzo carburante, se si pensa che possano esserci speculazioni, se ci sono malcontenti si facciano tutte le verifiche a chi di dovere, ma non alle stazioni di servizio che non possono decidere il prezzo del carburante e hanno un margine fisso di 2-3 centesimi al litro – tuona Enrico Bertagnini, presidente di Faib Confesercenti Liguria -. I benzinai non fanno la cresta come molti pensano”.

E le irregolarità riscontrate? “In molti casi si tratta di gestori che non hanno comunicato il prezzo al Mise, un servizio che diamo gratis all’utenza: se non lo facciamo è perché si tratta di una svista, non c’è alcun illecito, eppure siamo sanzionati di oltre mille euro. La nostra categoria è presa a ceffoni da tutte le parti”.

A Genova oggi i prezzi al self service registrati dall’osservatorio del ministero oscillano tra 1,80 e 1,87 euro per la benzina e da 1,82 euro a 1,92 euro per il gasolio. I listini del servito arrivano invece fino a 2,10 euro, esclusi i distributori autostradali che toccano vette ancora più alte. Anche in questo caso, però, il prezzo non rientra nel margine decisionale degli esercenti: “Sulla corsia self service il gestore guadagna 3 centesimi, sul servito ne guadagna 5 a fronte di un differenziale che a volte arriva anche a 40-50 centesimi: il resto dei soldi se lo prendono le compagnie petrolifere”, continua Bertagnini.

Che poi si sfoga: “La colonnina self service viene utilizzata dal 1965, siamo nel 2023 e c’è ancora chi non è in grado di usarla per fare benzina. Siamo stufi di ripetere sempre le stesse cose. Passata la buriana, tutti si dimenticano e il sistema non cambia. Noi siamo l’ultimo anello della filiera e non riusciamo più a sostenere le nostre imprese.

A Palazzo Chigi si è tenuta in giornata una riunione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e il comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana. L’incontro è durato circa un’ora e mezza. Al centro della riunione fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti.

Nella prima settimana di gennaio il ministero dell’Ambiente ha rilevato nel consueto monitoraggio nazionale un aumento dei prezzi sostanzialmente in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Stando a quanto pubblicato sulla pagina web del Mase dedicata all’andamento dei prezzi settimanali, tra il primo e l’8 gennaio la benzina in modalità self è salita da 1,644 euro a 1,812 euro al litro con un aumento di 16,8 centesimi. Il gasolio è passato da 1,708 a 1,868 euro, con un rialzo di 16 centesimi. Dal primo gennaio il rialzo delle accise è stato di 18 centesimi.

Per le compagnie quelle sulla speculazione sarebbero “accuse senza fondamento, perché tra l’ultima settimana di dicembre e i primi giorni di gennaio il prezzo industriale dei carburanti, stante la sostanziale stabilità dei mercati internazionali, non è variato e la differenza che vediamo oggi è dovuta al solo aumento delle accise“, ha detto in un’intervista alla Stampa il presidente dell’Unem Claudio Spinaci. “Al momento – spiega il capo dei petrolieri italiani – siamo a circa 18-19 centesimi in più rispetto a quelli di fine anno. Non vedo dove sarebbe la speculazione se la differenza è pari all’aumento delle accise Iva compresa. Siamo in pratica tornati ai prezzi del 23 marzo dopo il taglio delle accise, ma senza il taglio. Il benchmark per i carburanti non sono le quotazioni del greggio ma le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati”.

A risentire dei rincari è in particolare la logistica, anche se gli autotrasportatori possono usufruire di un rimborso delle accise. “Noi ci siamo sempre lamentati del taglio del governo Draghi – ammette Giuseppe Tagnochetti, coordinatore ligure di Trasportounito – perché il rimborso trimestrale eravamo sicuri di ottenerlo, mentre le speculazioni si sono sempre mangiate un pezzo della riduzione. Ma purtroppo non sono nate oggi, è così da marzo. Ora da un lato siamo soddisfatti, dall’altra siamo arrabbiati perché, se cala il Brent e aumenta il prezzo alla pompa, è chiaramente una speculazione. Bene che il Governo intervenga per fare i controlli”.

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