Albenga. Vertici di Asl2 e politici locali/regionali nel mirino di due noti medici recentemente andati in pensione. È successo ieri ad Albenga nell’ambito di una serata organizzata dall’amministrazione comunale ingauna e il comitato “Senza pronto pronto soccorso si muore”.
Il teatro gremito era quello delle grandi occasioni. Nelle prime file erano presenti sindaci, consiglieri regionali, rappresentanti di associazioni, ma anche medici e il vescovo. Ieri sera all’Ambra i riflettori si sono accesi sul futuro dell’ospedale di Albenga.Il tema trattato è di quelli in grado di far alzare le gelide temperature di queste settimane.
Sul palco – a parlare di sanità ingauna – sono saliti tutti quelli che ti aspetti in una serata così nella città delle torri (con qualche eccezione). C’erano Gino Rapa (che ha presentato il convegno al posto dell’ex sindaco Giorgio Cangiano, impossibilitato a presenziare), il sindaco di Albenga Riccardo Tomatis, nella doppia veste di primo cittadino e medico di famiglia e Dino Arduino, storico presidente della Croce Bianca di Albenga. Il vero “special guest” dell’evento, Paolo Cremonesi, presidente regionale della SIMEU (Società Italiana Medicina d’Urgenza), non era presente fisicamente per un problema personale. Le sue parole, tuttavia, sono arrivate al pubblico attraverso un video registrato e trasmesso sullo schermo del teatro.
Parole, quelle di Cremonesi, commentate sul palco anche da due noti camici bianchi savonesi chiamati a dire la loro. Entrambi sono andati recentemente in pensione: uno, Teresiano De Franceschi, ex primario di Medicina proprio presso il Santa Maria, e l’altro, Marco Bertolotto, luminare della terapia del dolore che per anni ha diretto il centro di cure palliative in Asl2.
A parte la carriera nel mondo della medicina, c’è un aspetto che li accomuna. Tanto Bertolotto quanto De Franceschi, infatti, timbrando l’ultimo cartellino hanno deciso di togliersi qualche sassolino (o pietra) dalla scarpa. E ieri sera all’Ambra i due medici hanno – se possibile – rincarato la dose con attacchi mirati alla politica (in un caso) e ai vertici di Asl2 (nell’altro).
Bertolotto, per esempio, ieri dal palco non ha usato filtri: “Il sentore era già presente con la precedente amministrazione regionale, ma con questa abbiamo avuto conferma che vi era la volontà di ridimensionare e impoverire la sanità del ponente ligure – ha spiegato -. Spesso noi facciamo la battaglia ai politici, ma guardate che il problema è la direzione generale che non sa fare scelte”.
Per parole simili – pronunciate in passato proprio ai microfoni di IVG e ribadite con forza ieri sera ad Albenga – Bertolotto si era “guadagnato” l’avvio di un procedimento di deferimento al consiglio di disciplina (poi archiviato completamente per mancanza di estremi). Concetti in parte evidenziati da Bertolotto anche nel corso di un episodio del podcast di IVG “La Telefonata”.
ASCOLTA “LA TELEFONATA” CON IL DOTTOR BERTOLOTTO
Poi arriva l’attacco più duro di Bertolotto: “Se tu, direttore generale, non condividi le scelte politiche della Regione, ti devi dimettere. Molti direttori generali sono convinti di essere uno strumento politico perché la loro nomina è politica, ma se non sei d’accordo con la linea di chi amministra te ne devi andare”.
A questo punto è intervenuto proprio De Franceschi, che inserendosi nella discussione di Bertolotto ha affermato: “Ma non ci credi nemmeno tu (alla cosa che stai dicendo, ndr) – ha commentato sarcastico l’ex primario albenganese -. E poi lasciatemi dire una cosa, perché ho fatto il bravo sinora, ma adesso non riesco più a farlo. Gli albenganesi hanno eletto uno di Loano con i loro voti. Ma siamo sicuri, noi albenganesi, di fare le scelte giuste? Perché guardate che se noi avessimo un consigliere ingauno seduto a quel posto probabilmente oggi questa discussione/battaglia non esisterebbe”.

In pochi minuti, quindi, i due medici hanno rivolto pesanti critiche da un alto ai vertici di Asl2 (con Bertolotto che ha dichiarato pubblicamente di assumersi la responsabilità delle sue parole) e dall’altro lato alla politica (con De Franceschi che si era già espresso in questi termini: “Se al posto di Vaccarezza ci fosse Ciangherotti le cose andrebbero diversamente”).
De Franceschi a dire il vero si è spinto anche oltre “il locale” e ad un certo punto – parlando dell’ormai famoso DM 70 (il decreto Balduzzi che regola la scelta delle funzioni degli ospedali) – ha aggiunto: “Pare che per Albenga il DM 70 sia stato scritto nella pietra, mentre per altri posti c’è ma sembra un po’ meno. Per esempio, ad Imperia e San Remo questo problema che abbiamo noi non sembra esserci”.
Il riferimento, in questo caso, è ovviamente alla necessità – da mesi richiesta dal comitato e dall’amministrazione comunale albenganese – di riaprire il pronto soccorso presso l’ospedale Santa Maria di Misericordia. Una possibilità non presente nei piani della Regione (da questo punto di vista il neo assessore Angelo Gratarola è stato categorico), che tuttavia ha confermato recentemente – attraverso le parole del consigliere Angelo Vaccarezza – la volontà di riaprire il punto di primo intervento.
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