Nuova prospettiva

Punti nascite, il “piano B” della Regione potrebbe salvare l’ospedale San Paolo

Gratarola: "Nel savonese servirebbero due Punti nascite - Pietra Ligure e Savona - anche per la Val Bormida e parte dello stesso ponente genovese"

Manifestazione punto nascite Savona

Savona. Trovare il giusto equilibrio, tra esigenze territoriali e ottemperare ai criteri numerici stabiliti da Roma, standard e parametri nell’ambito Materno-Infantile e della Neonatologia. E’ ancora “in cantiere” la delicata parte dei Punti Nascite del nuovo piano sanitario regionale, un piano che a breve dovrà comunque essere inviato al ministero della Salute, prima dei consueti passaggi in Consiglio regionale.

La conferma arriva oggi dall’assessore alla Sanità Angelo Gratarola., che ha parlato di una nuova prospettiva per il futuro asset della specialità sanitaria, con riferimento all’area genovese, ma con risvolti diretti per lo stesso bacino della provincia di Savona.

Salvare il punto nascita dell’ospedale Villa Scassi e chiudere quello dell’Evangelico di Voltri, mantenendo però il reparto di ginecologia in un’ottica di “sinergia” con Sampierdarena: la giunta Toti sarebbe orientata a seguire il cosiddetto “piano B” prospettato nelle scorse settimane dall’assessore, fermo restando la necessità di chiudere almeno uno dei due reparti di ostetricia – Sampierdarena o Voltri. Una prospettiva che potrebbe “salvare” il punto nascite dell’ospedale San Paolo di Savona, con il savonese che vedrebbe due centri sanitari operativi anche con la riapertura al Santa Corona.

“Il numero dei punti nascite è stabilito in base ad una serie di regole che sono legate alla numerosità dei parti e alla distribuzione degli stessi sul territorio e soprattutto alla disposizione geografica degli ospedali liguri – ricorda Gratarola -. Tutto va inserito in una logica complessiva che tenga conto del territorio regionale nella sua interezza e non solo del contesto delle singole Asl. Quindi se serve un punto nascita nell’Asl 1, ne servono due in Asl 2 per coprire la Val Bormida e la parte di ponente del genovesato“.

Nel Ponente della città di Genova – ribadisce l’assessore – è necessario avere un solo punto nascita, provando a trovare una soluzione che coinvolga entrambe le realtà: Voltri e Villa Scassi. Si può immaginare una progettualità che permetta di avere un solo punto erogatore in grado di garantire la gestione del parto e delle sue complicanze, la fecondazione in vitro, il rispetto della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza tenendo conto di tutta la risposta territoriale ostetrico-ginecologica“.

In questa logica, insomma, l’ospedale gestito dalla Asl 3 verrebbe privilegiato, anzitutto perché serve un bacino d’utenza più ampio che abbraccia buona parte del Ponente genovese, la Valpolcevera e l’alta Valle Scrivia. D’altra parte, stando alle valutazioni della Regione, la mancanza di un presidio all’estremità occidentale di Genova potrebbe essere compensata anche dal punto nascita del San Paolo di Savona, anche questo a rischio nella prima bozza ma risparmiato nella nuova versione.

In Liguria ci sarebbero così 9 punti nascita, di cui il San Martino e il Gaslini a valenza regionale: il primo orientato alla gestione di gravidanze con la presenza di patologie materne e il secondo orientato alla gestione di gravidanze con patologie neonatali. Oltre a questi Genova offrirebbe il Galliera e appunto il Villa Scassi (in futuro Erzelli). Nel Savonese si salverebbero tanto il Santa Corona quanto il San Paolo. Nell’Imperiese funzionerebbe solo uno tra il Borea di Sanremo e l’ospedale di Imperia. E nel Levante rimarrebbero attivi Lavagna e il Sant’Andrea della Spezia (in attesa del nuovo Felettino).

“Una riflessione va fatta per il futuro – aggiunge ancora l’assessore della giunta Toti -. Attualmente i parti in Liguria sono stimati in circa 8mila l’anno, ma la tendenza è quella di una progressiva riduzione verso quota 7mila nel 2025. Pertanto, se da un lato il numero dei parti scenderà per ogni singolo punto nascita, sarà necessario potenziare gli assetti ospedalieri utili all’ostetricia soprattutto attraverso il progetto del ‘Gaslini diffuso’ nell’implementazione della formazione neonatologico-pediatrica”.

“Si tratta di un passo indietro rispetto all’idea iniziale di chiudere due punti nascita – commenta il consigliere regionale Gianni Pastorino di Linea Condivisa -. Si sono resi conto che non era una soluzione praticabile. A questo punto ci chiediamo se la chiusura di Voltri sarà sostenibile. Ci sembra una guerra tra poveri e non si capisce perché non si metta in discussione anche il Galliera. L’importante sarebbe avere la migliore copertura possibile del territorio ligure”.

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