Tanto rumore...

Pagamenti elettronici, il Governo annuncia dietrofront: esercenti obbligati ad accettare il Pos, si potrà pagare col bancomat anche il caffè

Il tetto al contante resta a 5mila euro. Toti: "Segnale di duttilità e capacità di dialogo, tutti si aspettavano un governo sovranista"

pos pagamento elettronico

Roma. Il governo Meloni fa marcia indietro sui due provvedimenti più contestati della manovra: via la norma sui pagamenti elettronici, il tetto per i pagamenti in contanti resta a 5mila euro.  Ieri la premier parlava di dialogo ancora in corso con la commissione europea, oggi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato il dietrofront illustrando il maxiemendamento con cui si ritocca la legge di bilancio.

Nell’emendamento che presenterà il governo è prevista l’eliminazione della normativa relativa al Pos – ha detto Giorgetti – Argomento che rimettiamo alla valutazione della commissione per quanto riguarda eventuali forme, che noi caldeggiamo, di ristoro o risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni”. E proprio sul Pos la premier Meloni aveva affermato: “Se non ci sono i margini ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti”.

Per il presidente ligure Giovanni Toti non è un segnale di debolezza nei confronti dell’Ue ma piuttosto “un segnale di capacità di dialogo e di ponderare e compenetrare esigenze diverse come quella di rispettare le milestone del Pnrr. Credo che in questa legge di stabilità, che pure nasce in condizioni di grande fretta e con quello che c’era in dispensa, sia da accogliere molto favorevolmente la duttilità di dialogo e di confronto di questo governo. Al contrario, tutti si aspettavano un governo rigido, chiuso nelle sue posizioni, impegnato a rivendicare posizioni di isolazionismo o sovranismo, invece mi pare che sia di grande capacità, spirito di adattamento e molto senso pratico, il che mi dà certezza e me lo fa apprezzare”.

Dunque si potrà continuare a pagare con il bancomat anche il caffè perché gli esercenti rimarranno obbligati ad accettare l’uso del Pos. Su questo punto la Commissione europea, pur approvando nel complesso la manovra, aveva parlato di “misure che non sono coerenti con le passate raccomandazioni specifiche per Paese. Il 9 luglio 2019 il Consiglio, tra gli altri, ha raccomandato all’Italia di combattere l’evasione fiscale, in particolare sotto forma di omessa fatturazione, anche rafforzando l’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici, anche mediante l’abbassamento delle soglie legali per i pagamenti in contanti, nonchè di attuare pienamente riforme pensionistiche per ridurre la quota delle pensioni nella spesa pubblica”.

COSA CAMBIA

Non solo Pos e contanti. Secondo la relazione di Giorgetti riportata dalle agenzie di stampa, si allarga la platea (da 20mila a 25mila euro di reddito) per il taglio di tre punti del cuneo fiscale. Salgono a 600 euro le pensioni minime per gli over 75. C’è l’indicizzazione piena per le pensioni 5 volte la minima. Il reddito di cittadinanza sarà per 7 e non 8 mensilità nel 2023, e aumenta da 6mila e 8mila euro la soglia massima per l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per chi assume a tempo indeterminato i beneficiari del sussidio. È prorogata al 31 dicembre la Cilas per il superbonus al 110%. Si ripristina la vecchia norma del 2012 che permette per i contratti di mutuo ipotecario di tornare dal tasso variabile al fisso. Si aumento dell’80% il congedo parentale. E si escludono le borse di studio destinate a studenti universitari con disabilità dal computo reddituale.

Opzione donna, così come formulata nella manovra, per ora non cambia. Negli emendamenti del governo non compare infatti alcuna modifica della misura. Che quindi al momento prevede per il 2023 la possibilità dell’anticipo pensionistico con un’età di 60 anni, che può essere ridotta di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di 2 anni, ma limitatamente a tre categorie specifiche di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 74% licenziate o dipendenti da aziende con tavolo di crisi. Il Pd insiste però per tornare alla versione attualmente in vigore, senza vincoli legati ai figli e valida dunque per tutte le donne.

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