Vado Ligure. Rabbia e delusione da parte dei sindacati di categoria e dell’Rsu dopo il vertice ministeriale di oggi sulla crisi della Sanac, l’azienda di Vado Ligure specializzata nella produzione di refrattari industriali e legata al destino dell’ex Ilva di Taranto nell’ambito della filiera dell’acciaio e della siderurgia.
E’ il segretario Filctem-Cgil Tino Amatiello ad alzare i toni sulla vertenza: “Uno dei peggiori tavoli ministeriali ai quali abbia mai assistito… Per il governo era presente solo un tecnico, istituzioni praticamente assenti, infatti gli assessori regionali Benveduti e Sartori sono rimasti in video collegamento per pochissimo tempo, nessun rappresentante per il Comune di Vado Ligure”.
“Un incontro inutile e che di fatto, dopo le richieste e sollecitazioni sindacali, rappresenta un vero e proprio insulto ai lavoratori che da anni stanno subendo sulla propria pelle una crisi inaccettabile, considerando le potenzialità produttive e di mercato del settore siderurgico per il sito vadese”.
Nessuna risposta, infatti, sulle prospettive industriali in merito al bando di acquisizione dell’azienda: ad ora due le offerte pervenute, peraltro, stando a quanto appreso, senza tutti gli adempimenti formali richiesti e che quindi dovranno essere completate per una effettiva validazione: sono provenienti rispettivamente da Dalmia e dal gruppo Rhi Italia. La procedura di gara, sempre a detta dei commissari, dovrebbero concludersi entro il primo trimestre del 2023.
Ma a preoccupare ulteriormente i sindacati è la trattativa in atto per l’acquisizione del ramo di azienda di Dalmia, proprio per i refrattari, da parte della stessa Rhi Italia, un intreccio tra le due potenziali aziende in corso per la Sanac che potrebbe ulteriore creare un nuovo intreccio rispetto alla già difficile matassa da sbrogliare per trovare una soluzione sulla vertenza.
“Una situazione intollerabile dopo tutto questo tempo, un quadro che appare ancora troppo nebuloso e senza vie di sbocco concrete nel breve termine: ad ora la produzione è ferma al 20-30% e la cassa integrazione per le maestranze continua e continuerà ancora fino al termine della procedura, ma allo stato attuale lo stabilimento vadese è ancora più a rischio, in quanto non ci sono garanzie e tempistiche certe sul bando e sulla sua attuazione concreta a livello produttivo e occupazionale” aggiunge ancora Amatiello.
Ora è prevista la convocazione dell’assemblea dei lavoratori sull’esito del tavolo ministeriale e non si escludono nuove iniziative di protesta.
“Ancora una volta non sì è presentato alcun “politico” del ministero a discutere con i lavoratori e le organizzazioni sindacali ma soltanto un tecnico che poco è servito. Ma c’è di più , ancora una volta le istituzioni locali non hanno avuto la capacità di incidere politicamente nella vertenza: la Regione è stata presente per pochi minuti in videoconferenza per poi allontanarsi dalla riunione senza dare alcun valore aggiunto e supporto alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori dello stabilimento Sanac di Vado Ligure. Ancor peggio ha fatto l’amministratore comunale di Vado Ligure che, addirittura, non si è presentata (seppur avvisata) come già accaduto nei mesi precedenti” aggiunge Pasa.
“Diciamo basta a questa inefficacia, inerzia e poca autorevolezza della politica regionale quando si parla di crisi industriali”.
Sulla stessa linea il deputato ligure Luca Pastorino: “Al tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy, il vecchio Sviluppo economico, sulla crisi della Sanac non c’era alcun rappresentante del governo. I sindacati hanno trovato come interlocutori solo dei tecnici e nemmeno un sottosegretario che potesse spiegare quale sarà l’indirizzo politico per risolvere la crisi. Un approccio inaccettabile che è un’offesa alle centinaia di lavoratori in attesa di risposte concrete“.
“Questa situazione – aggiunge Pastorino – rappresenta poi l’ennesima conferma di come anche questo governo non ponga la giusta attenzione alla siderurgia italiana. Dall’ex Ilva alla Sanac, infatti, manca una strategia, nonostante le promesse di puntare su questo settore, che è da sempre considerato un fiore all’occhiello del Made in Italy”.
“Puntualmente, però, Stato si auto-danneggia: senza un intervento deve poi lavorare a misure d’emergenza, come la cassa integrazione. Su questo punto è necessario un cambio di passo deciso e sarà uno dei punti per cui mi batterò in questa legislatura” conclude.