Dichiarazioni forti

Amnon Cohen a La Telefonata di IVG: “Due punti nascite nel savonese? Pericoloso per l’utente”

L'ex primario di Pediatria spiega perché sarebbe preferibile un solo punto nascite a Savona: "Il Santa Corona è un Dea di secondo livello 'fittizio'. E con 500 parti l'anno i medici non fanno abbastanza esperienza"

Generico dicembre 2022

Savona. “Due punti nascite nel savonese? Pericoloso per l’utente”. A dirlo è il dottor Amnon Cohen, ex primario di Pediatria a Savona in pensione dal 2018. Dichiarazioni forti quelle rilasciate oggi da Cohen nel corso del podcast “La Telefonata, condotto dal giornalista di IVG Nicola Seppone. Destinate a segnare un punto nella discussione in corso sulla possibile chiusura del punto nascite di Savona: perché a rilasciarle non è un politico, e nemmeno un medico in qualche modo ascrivibile al centrodestra (come l’amministrazione regionale che sta valutando appunto la riduzione dei punti nascite), bensì un “tecnico puro” che gode di grande stima in tutto l’ambiente medico.

Contro la possibile chiusura del punto nascite dell’ospedale San Paolo si è levato, nelle ultime settimane, un coro di voci. Anche la nostra, con un editoriale di Sandro Chiaramonti. Ma soprattutto quella del territorio, sia a livello “popolare” con una manifestazione di piazza che a livello istituzionale, con una forte presa di posizione del consiglio comunale di Savona e dei sindaci del territorio. A queste si aggiunge ora Cohen, ma con un passaggio in più: Savona, per lui, dovrebbe essere l’unico punto nascite della provincia.

PERCHE’ A SAVONA

Nel corso della Telefonata Cohen ha prima di tutto difeso il punto nascite savonese: “Chiuderlo? Lo vedo un po’ come un fallimento del sistema. Il San Paolo è un ospedale importante, nel capoluogo di provincia, dove c’è il maggior bacino di utenza. La maternità non può essere neanche discutibile per un capoluogo di provincia… io non conosco un altro capoluogo di provincia in tutta Italia senza punto nascite. E la maternità deve essere legata a un reparto di pediatria e a un pronto soccorso pediatrico, il ‘percorso nascita’ è una legge. Togliere un punto nascite da un ospedale in cui ci sono già pediatria e pronto soccorso pediatrico, spostandolo in un altro ospedale della provincia che però non è capoluogo, sarebbe come trasportare il punto nascite del San Martino a Sori“.

PERCHE’ NON AL SANTA CORONA

Quindi Cohen ha contestato la tesi per cui il Santa Corona, in quanto Dea di secondo livello, sarebbe più “sicuro” per le mamme: “Se io vado a vedere i criteri per un Dea di secondo livello, e paragono il San Martino col Santa Corona, con tutto il rispetto (visto che ci ho lavorato) l’ospedale di Pietra non risponde ai criteri di accettabilità per essere un Dea di secondo livello. E’ un secondo livello ‘fittizio’. Gli accessi sono inferiori già rispetto a quelli di Savona, mancano tante specialità che sono obbligatorie per un Dea di secondo livello ‘vero’, e la popolazione gestita dovrebbe essere di almeno un milione di persone mentre la provincia di Savona e quella di Imperia sommate non raggiungono le 600mila persone”.

PERCHE’ SOLO UNO

Poi Cohen ha spiegato a Seppone, numeri alla mano, perché, a suo avviso, due punti nascite nel savonese sarebbero ad oggi “pericolosi”. Una posizione circostanziata nel dettaglio, con riferimenti ai numeri di parti e all’esperienza necessaria ai medici perché un punto nascite sia considerabile sicuro. “Non sono d’accordo con chi dice che la soluzione ideale sarebbe avere entrambi i punti nascita – afferma – la provincia di Savona ha diritto ad avere un solo punto nascita, metterne due è una scelta politica. La legge prevede almeno 500 parti all’anno per giustificare la presenza di un punto nascite, io dico che devono essere almeno 1000… In provincia di Savona non arriviamo a 1000 nati all’anno, due punti nascita non risponderebbero a criteri legali e di accreditamento che hanno un senso dal punto di vista medico. Primo, perché almeno uno dei due avrebbe necessariamente meno di 500 nati all’anno e dovrebbe comunque essere chiuso; secondo, perché avere due punti che lavorano ‘a basso regime’ assorbe risorse; e terzo, con due punti nascite si rischia di dare un pessimo servizio perché, per essere in grado di gestire bene le emergenze, i medici devono avere esperienza“.

Il punto chiave è proprio quest’ultimo: “Con 500 parti all’anno ne ho uno e mezzo al giorno. Per gestire il reparto sulle 24 ore ho bisogno di almeno 6 medici e 20 infermieri oltre alle ostetriche. Statisticamente il 3% dei parti presenta complicanze, su 500 parti significa 15 bambini. Un terzo di loro circa presenterà patologie più importanti, sono 5 bambini in un anno che possono avere necessità di una rianimazione neonatale. Ma se ho 6 medici che ruotano, ognuno di loro avrà forse un’occasione in un anno di gestire un’emergenza. Dopo 3 anni avranno gestito 3 emergenze e si dimenticheranno come si fa. L’esperienza è fondamentale”.

Puoi ascoltare le dichiarazioni di Amnon Cohen nell’ultima puntata de La Telefonata.

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