Mobilitazione

Savona si stringe intorno al punto nascite: domani la manifestazione contro la chiusura

Intanto la raccolta firme ha quasi raggiunto quota 9000, l'ideatore Arboscello: "Molto soddisfatto, speriamo che la risposta in piazza sia altrettanto positiva"

ospedale san paolo - piazza pertini

Savona. Sabato 19 novembre, ore 16, piazza Pertini. Domani sarà un appuntamento importante per il savonese che si prepara a protestare contro la possibile chiusura del punto nascite dell’ospedale San Paolo. Una mobilitazione organizzata dalla sezione savonese del Partito Democratico che chiama a raccolta i cittadini e le istituzioni in una manifestazione “libera” e senza alcun simbolo di partito.

“Una decisione inaccettabile che abbiamo il dovere di contrastare con tutte le nostre forze”, hanno sottolineato Elisa Di Padova (vicesindaco di Savona), Roberto Arboscello (consigliere regionale) e Stefano Martini (segretario Dem cittadino) spiegando le ragione che hanno spinto a dare il via alla protesta dopo che sono stati rivelati alla stampa i dettagli contenuti nella bozza del nuovo piano sociosanitario regionale.

In tanti hanno già annunciato la loro presenza, dai sindacati ad Articolo Uno e +Europa. Non ci sarà invece il consigliere regionale di Cambiamo! Angelo Vaccarezza che in un video ha evidenziato: “Il punto nascite di Savona è ampiamente garantito, la manifestazione del Pd è sul nulla”.

Presente invece il sindaco di Savona Marco Russo che martedì ha incontrato il presidente Giovanni Toti e l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola per discutere sulla questione del reparto Maternità. Il primo cittadino del capoluogo si è poi riunito con i colleghi del distretto sociosanitario del savonese n. 7, tutti d’accordo che si tratti di una decisione “irricevibile” che porterebbe “inevitabilmente a perdere non solo le future mamme del levante e dell’entroterra, ma anche quelle della Valbormida che si rivolgerebbero ad altri presidi, anche fuori regione” (i sindaci si rincontreranno prima della manifestazione in Comune e la prossima settimana in Provincia, dove il presidente Pierangelo Olivieri ha organizzato un incontro).

E proprio dalla Valbormida, dove la sezione del Pd locale, il sindaco Lambertini e il gruppo di minoranza Più Cairo hanno manifestato il loro disaccordo, arriva un’altra adesione alla manifestazione di piazza Pertini: sarà infatti presente anche il Comitato Sanitario Locale.

La Regione Liguria – afferma il presidente Giuliano Fasolato – continua a ragionare soltanto con i numeri, senza tener conto delle reali esigenze della popolazione: una futura mamma che abita in alta Valbormida o a Giusvalla o magari a San Massimo non potrà più vivere il lieto evento con  gioia e serenità, con la certezza che avrà la dovuta assistenza in tempi ragionevoli. Piuttosto dovrà tener conto che, suo malgrado, è colpevole di abitare in una zona dove la natalità è inferiore a quanto richiesto per avere il punto nascite al San Paolo, quindi dovrà recarsi a Pietra Ligure o a Genova, o ancora a Mondovì (cioè in Piemonte, aggravando i costi del sistema sanitario ligure). Questo dicono i freddi numeri  che vengono  applicati in modo irragionevole, senza la minima considerazione di ciò che è meglio per il bimbo che si affaccia a questa vita e per la sua mamma che con tanto amore lo ha dato alla luce. La nostra Valle – conclude Fasolato – non merita un tale trattamento  dalla Regione che ci ha tolto e ci toglie moltissimo in ambito sanitario e non solo. Partecipare è un dovere morale: uniti si può vincere. Da soli si può solo perdere ancora di più”.

Difficile fare una stima di quanti saranno i partecipanti alla protesta, ma se si considerano i numeri della petizione lanciata dal consigliere regionale Roberto Arboscello, la risposta del territorio dovrebbe essere forte: ad oggi (18 novembre), in appena quattro giorni, ha quasi raggiunto quota 9000 firme (QUI il link per aderire).

Sono molto soddisfatto, era prevedibile ma non scontato – commenta Arboscello – Si percepisce infatti un sentimento di forte disagio da parte dei cittadini su tutto il tema sanitario, a partire dalle liste attesa, e la possibile chiusura del punto nascite ha suscitato un grande clamore. Non è possibile pensare che a Savona, nel capoluogo di Provincia, non possa più nascere nessun bambino. Alla manifestazione di domani spero ci sia una risposta del territorio altrettanto positiva, sento tanto movimento, mi aspetto una partecipazione numerosa”.

In disaccordo con la bozza regionale anche l’associazione Cresci, da sempre attenta al benessere dei bambini e delle famiglie: “Esprimiamo seria preoccupazione per le future conseguenze della chiusura del punto nascite del San Paolo, porterebbe disagi e rischi alle mamme, ai nascituri e alle famiglie – sottolineano – Savona, capoluogo di Provincia, serve un bacino di utenza di circa 160.000 persone in una vasta area, che comprende anche l’entroterra. Per quanto ci risulta, non esiste in Italia alcun capoluogo di provincia sprovvisto del punto nascita. Confidiamo nella revisione della bozza del piano sanitario regionale, affinché garantisca il mantenimento del punto nascita di Savona nell’interesse del benessere del bambino, della mamma e della famiglia”.

Come rimarcato nei giorni scorsi dall’assessore alla Sanità Angelo Gratarola, infatti, si tratta al momento solo di una bozza e non di una decisione definitiva, anzi il suo intento è quello di riuscire a mantenere nel savonese due punti nascita: oltre a quello dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure (Dea di II livello), chiuso tra le proteste a novembre 2020 e al momento inattivo, anche quello del San Paolo che oggi invece è l’unico funzionante della provincia. “Si è gridato molto e si continua a gridare nonostante abbia detto che sul punto nascite di Savona mi sono impegnato e mi impegnerò non tanto perché i savonesi lo chiedono, ma perché è giusto che Savona, per ragioni organizzative, abbia un punto nascita, sarà utile anche per i genovesi”, ha dichiarato Gratarola mercoledì.

Analizzando i dati del 2021, è emerso che con un solo punto nascite attivo, negli ospedali del savonese nascono meno bambini: rispetto a quando erano attivi i reparti sia di Savona che di Pietra, si contano meno 200 nati nei nosocomi del nostro territorio.

 

 

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