Da capo

Fallita la proprietà delle ex aree Piaggio: a Finale “si riparte da zero”. Guzzi: “Ora tavolo di confronto”

Le bonifiche delle aree erano iniziate poi erano state sospese. A dicembre dello scorso anno la liquidazione e pochi giorni fa il fallimento della Finalmare spa. Il sindaco: "Può essere una grande opportunità"

aree piaggio finale

Finale Ligure. La Finalmare spa, la società proprietaria delle ex aree Piaggio di Finale Ligure, è fallita. La notizia, di pochi giorni fa, è stata confermata dall’amministrazione comunale finalese.

La società aveva rilevato le aree dalla Piaggio Aero Industries portando avanti negli anni una serie di proposte progettuali culminate con il Puc approvato nel 2008 (ancora vigente) ed una serie di varianti. 

“Negli ultimi anni – spiega il vicesindaco e assessore finalese ai lavori pubblici Andrea Guzzi -, la crisi economica prima, la pandemia poi hanno rallentato tutto. Erano iniziate le bonifiche delle aree, poi sospese, e, purtroppo, a dicembre dello scorso anno la liquidazione ed oggi il fallimento“.

Spiega il sindaco di Finale Ligure Ugo Frascherelli: “Da questa situazione potrebbe derivare una grande opportunità. Attenderemo che il curatore fallimentare porti avanti le sue valutazioni, ricordando che il credito del nostro Comune supera i 6 milioni di euro di imu non pagata”.

Aggiunge Guzzi: “I fallimenti di Piaggio e Ghigliazza potrebbero e dovrebbero far ripartire una discussione della e nella città. Sarà fondamentale coinvolgere il nostro territorio come siamo riusciti a fare attraverso ‘La Salvaguardia del Finalese’ ormai più di 10 anni fa. Una commissione aperta a maggioranza, minoranza consulta del territorio e ambiente, categorie produttive. Insomma, una discussione che riapra all’intera Finale Ligure. Dobbiamo pensare alla riqualificazione di queste aree come un possibile partenariato pubblico/privato, riconoscendo le corrette e legittime esigenze del nuovo futuro proprietario ma anche dare risposta alle molte occasioni che il pubblico può e deve sfruttare“.

Secondo il vicesindaco finalese occorre puntare su “un nuovo progetto basato sullo slogan ‘più qualità e meno quantità‘ e che rispetti tutti gli attuali criteri base di ogni azione moderna: energie rinnovabili, rispetto dell’ambiente circostante, più verde, la giusta combinazione di destinazioni urbanistiche. Ragionando con meno volumi, l’peratore potrà aver meno oneri di urbanizzazione e proporre delle permute al Comune piuttosto che solo pagamenti. Insomma, si riparte da zero e con molta partecipazione“.

“La speranza è chiara – concludono dall’amministrazione finalese -. Le due aree si trovano oggi ad un punto di partenza simile, un progetto condiviso tra le due aree questa volta potrebbe essere un ipotesi concreta“.

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