11 novembre

Crisi Sanac, venerdì il presidio davanti allo stabilimento di Vado Ligure. Sindacati: “Serve intervento delle istituzioni”

Per questo hanno invitato parlamentari, consiglieri regionali, sindaco e presidente della Provincia di Savona

Sciopero Sanac a Roma

Vado Ligure. Presidio di lavoratori e sindacati davanti allo stabilimento di Sanac. È questa la nuova iniziativa lanciata da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil per rimarcare la situazione critica in cui versa oggi l’azienda. Si terrà venerdì 11 novembre, dalle 9 alle 11.

All’appuntamento le organizzazioni sindacali hanno invitato anche parlamentari liguri, consiglieri regioneli, il sindaco Monica Giuliano e il presidente della Provincia di Savona Pierangelo Olivieri. L’obiettivo è ottenere un cambio di rotta per salvaguardare i livelli occupazionali, oltre che – dicono – “un pezzo fondamentale dell’economia nazionale rappresentata dalla siderurgia, di cui Sanac rappresenta un pilastro fondamentale”.

Nella lettera inviata al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, i sindacati ripercorrono la storia di Sanac: “Attualmente in amministrazione straordinaria, l’azienda fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, lavorando per quasi il 60% del suo fatturato per lo stabilimento Acciaierie d’Italia sito a Taranto. È stata da sempre legata alle vicissitudini della siderurgia nazionale, anche quando i processi di privatizzazione, a metà anni ‘90, l’hanno fatta confluire nel Gruppo Riva, che aveva nel contempo acquisito le acciaierie del Paese. Le vicende che hanno travolto lo stesso Gruppo Riva agli inizi degli anni 2010 l’hanno collocata, unitamente agli impianti siderurgici, in amministrazione straordinaria con gestione commissariale”.

Nel 2018 – proseguono – un nuovo accordo con il colosso Franco-Indiano di Arcelor Mittal sulla gestione delle acciaierie ex Ilva, ha aperto uno spiraglio circa il definitivo assetto societario e la conseguente stabilità lavorativa per i circa 300 dipendenti del Gruppo Sanac. Nel 2019 ArcelorMittal Italia si aggiudica il primo bando di gara per l’acquisizione di Sanac che tuttavia non perfeziona mai, temporeggiando per anni con fidejussioni bancarie, allo scadere delle quali nel 2022, decadendo il bando stesso, obbliga i commissari a rimettere in vendita la Sanac, attraverso un nuovo ulteriore bando di gara. Questo nuovo Bando di gara purtroppo è risultato inutile a causa della mancanza di offerte utili al rilancio del gruppo. Si è proceduto di conseguenza, ad emettere un terzo bando di gara per il quale, come termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse, è stato indicato il 7 novembre”.

“Ad oggi – sottolineano i sindacati – non ci sono certezze rispetto alle prospettive produttive del gruppo, mentre si acuiscono le preoccupazioni circa le ricadute occupazionali le cui conseguenze potrebbero avere effetti su diversi territori nazionali (Sanac ha stabilimenti nelle province di Vercelli, Savona, Massa Carrara e Cagliari). A nostro avviso, la cosa più incomprensibile è il comportamento di Acciaierie d’Italia (attuale gestore degli impianti siderurgici ex-Ilva) che da azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, ha deciso in maniera unilaterale di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac da circa un anno. A questa condizione di per sé pesante, che fa flettere molto la tenuta economica della società, si aggiunge anche la partita debitoria che Acciaierie d’Italia ha verso Sanac che oggi è pari a circa 23 milioni di euro. È intollerabile questo atteggiamento, che mira esclusivamente a penalizzare un’azienda come la Sanac che da 60 anni lavora per le acciaierie italiane e che ha delle professionalità di altissimo profilo e che potrebbe emergere nel mercato globale dei refrattari e non solo a livello nazionale”.

“Ricordiamo – aggiungono Cgil, Cisl e Uil – che Sanac è un gruppo sano e produttivo e, malgrado il suo stato di amministrazione straordinaria che non gli consente di fare investimenti di sviluppo nel tempo, ha conseguito risultati eccellenti dal punto di vista economico e produttivo, chiudendo il bilancio con 4 milioni di utili, + 20% di produzione con + 30% di fatturato e con la stabilizzazione di 12 lavoratori”.

“Il completo disinteresse che purtroppo abbiamo riscontrato da parte delle istituzioni su questa vertenza non ha fatto altro che aumentare il disagio tra i lavoratori, verso i quali è sempre più massiccio l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, che sta toccando punte del 60/70% ed ha anche creato uno straordinario cortocircuito per cui si è verificata la contraddizione per la quale un’azienda statale condanna e penalizza un’altra azienda statale. Per tutte queste ragioni chiediamo un incontro da tenersi nel più breve tempo possibile, consapevoli che bisogna al più presto invertire questa tendenza”, concludono.

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