Ventimiglia. Sale la tensione tra Italia e Francia sulla questione migranti. Dopo le scintille diplomatiche tra i due governi, Parigi fa il pungo duro: al confine italo francese di Ventimiglia, infatti, sono scattati i controlli a tappeto dei francesi per bloccare l’ingresso di migranti.
Dopo due giorni di verifiche soft, successive all’annuncio del Governo Macron dell’invio di 500 uomini ai punti di frontiera, stamani sei gendarmi, un numero triplicato rispetto alla normalità, hanno controllato tutti i mezzi in transito.
Si sono formate lunghe code verso la Francia, con attese di diverse decine di minuti. Molti gli automobilisti indignati. Il timore è che questo possa significare un danno per i tanti lavoratori liguri transfrontalieri che ogni giorno attraversano il confine per andare a lavorare. Sul caso è intervenuto anche il vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta: “La reazione della Francia è spropositata, non umano e dal punto di vista della solidarietà europea poco leale”.
Ancora Toti e l’assessore regionale delegato ai rapporti con i lavoratori frontalieri Marco Scajola dicono: “Quanto sta accadendo al confine italo-francese è intollerabile: le lunghe code volute dai francesi con eccessivi controlli di polizia stanno creando problemi ai lavoratori italiani che ogni giorno si recano in Francia per motivi di lavoro. Si tratta di una forzatura, da parte delle autorità di polizia francesi, che rischia fortemente di pregiudicare ai nostri concittadini la possibilità di raggiungere il posto di lavoro che tutte le ripercussioni che questo può causare”.
“Si tratta di una violazione sostanziale del trattato di Schengen che regola la libera circolazione all’interno dell’Europa – dicono Toti e Scajola – e un grave danno per i frontalieri liguri. Si deve tornare immediatamente alla normalità, garantendo, come da norme europee, il libero passaggio dei cittadini e tutelando così chi ogni giorno si deve spostare per motivi di lavoro e non può rischiare, a causa di un comportamento arrogante delle autorità di polizia francesi, di non raggiungere il posto di lavoro”.