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Calcio. Francesco Virdis e l’eterno amore per Savona: “Il Bacigalupo era come casa mia”

Il bomber di Ozieri ha appeso gli scarpini al chiodo ma il suo cuore è sempre biancoblù: "Tifosi, continuate ad essere sempre gli stessi"

Generico novembre 2022

Savona. Il nome di Francesco Virdis è sempre rimasto impresso nella mente e nei cuori dei tifosi savonesi. I suoi 4 anni conditi da una sessantina di gol tra la Serie C1 e la Serie D, andando vicino addirittura la promozione in Serie B, sono un percorso ricco di emozioni che neanche lo stesso bomber di Ozieri può dimenticare in una carriera passata tra i professionisti.

Un legame molto forte con Savona, quindi, che lo ha anche portato a trasferirvici e mettere su famiglia proprio sotto La Torretta. Infatti la sua passione per i colori biancoblù non è mai cessata, continuando a seguire la squadra anche nei momenti più bui e sfiorando il ritorno la scorsa stagione con la presidenza Marinelli. Non se ne fece nulla, così è rimasto ad Asti dove da pochi giorni ha chiuso la carriera e sta incominciando il suo nuovo ruolo dirigenziale all’interno dell’area tecnica biancorossa.

Tanti ricordi passati in quel Bacigalupo che vede come “casa sua”, la quale auspica possa tornare ricca di inquilini e splendente come in quel Savona-Pro Vercelli che ricorda con tanto trasporto.

Francesco, che cos’è stato per te il calcio?

“All’inizio, come per tutti i bambini, è partito come una passione. Poi a un certo punto, quando avevo 15 anni e dalla Sardegna mi sono trasferito a Genova per giocare alla Sampdoria, ho iniziato a pensare che potesse diventare un probabile lavoro. Ci sono riuscito per una ventina d’anni e per me ha rappresentato tantissimo“.

E poi è arrivato il momento di smettere..

“Nella mia testa ho sempre pensato a farlo quando il mio fisico non mi avrebbe più permesso di fare dignitosamente questo mestiere. Purtroppo questa è stata una decisione obbligata, avendo subito il distacco del tendine dell’adduttore, un infortunio molto grave che mi ha fatto finire la stagione a febbraio. Ho ricominciato la preparazione per la nuova stagione ma poi ho avuto una ricaduta e mi sono accorto che da questo tipo di infortunio non era possibile recuperare. Sono contento di poter rimanere ugualmente nel calcio in questo nuovo ruolo, che era proprio quello che volevo fare dopo aver smesso. Devo ringraziare l’Asti per aver avuto questa fiducia clamorosa in me, dimostrandomi una grande stima e spero di ripagare tutto”.

Torniamo indietro nel tempo e parliamo dei tuoi anni savonesi. Com’è nato il primissimo contatto con il club biancoblù?

Ninni Corda mi chiamava tutti gli anni ma non si era mai creata la situazione giusta. Poi l’anno prima ero in Sardegna e lui già ad Aprile mi ha chiamato per dirmi che voleva che andassi a Savona assieme a lui e io ho sentito che fosse il momento giusto. Quindi mi ha fatto il contratto il Chievo Verona e poi mi ha girato in prestito“.

Tra il 2012 e il 2014 c’è stato il momento d’oro nella tua esperienza..

Il gruppo era davvero bello, tra l’altro formato da diversi giocatori sardi con i quali sono ancora molto legato, in una squadra veramente molto forte. Io sono stato da subito bene, nel mio momento di forma migliore probabilmente. La prima stagione è stata clamorosa, iniziata e finita in testa al campionato di Serie C2 e alla classifica marcatori: un vero e proprio trionfo. La seconda, invece, è iniziata meno bene per un infortunio alla caviglia che ho avuto. Ero rientrato in fretta e furia per iniziare la stagione ma nelle prime cinque partite non ho segnato neanche un gol. Quindi io stavo male e Ninni è stato bravo a continuare a credere in me, non mettendomi mai in discussione anche con calciatori come Sarao e Gandolfo. Il seguito ha dimostrato la sua bravura, essendo stato capocannoniere anche quell’anno“.

Poi la stagione 2015-2016..

“Quella era condizionata dalla situazione creatasi dalla famosa partita Savona-Teramo, quella del calcioscommesse dalla quale ci diedero 16 punti di penalizzazione. Fino all’ultimo non si sapeva in quale categoria avremmo giocato e, ogni volta che si vinceva una partita, ogni mercoledì ci venivano tolti dei punti. A tal proposito mi ricordo quando abbiamo vinto a Savona contro il Pisa di Gattuso, per poi toglierci due punti in settimana. La stagione, quindi, è stata molto difficile da un punto di vista mentale e poi sono stato fuori per due mesi a causa di una pubalgia. Quando sono rientrato Riolfo, con il quale ho tutt’ora un bellissimo rapporto, non c’era più. Al suo posto è arrivato Braghin e abbiamo provato a fare una disperata rincorsa, ma tutto era troppo condizionato dalla penalizzazione e non si è riusciti nell’intento”.

Tornasti anche nel 2018..

Il Savona fu bravo a riprendermi dopo una stagione in Serie D dove per la prima volta non mi ero ambientato per niente nella categoria, cambiando addirittura due volte e, tra quelle, anche al Finale di Buttu. Partivo anche piuttosto indietro nelle gerarchie ma poi alla prima partita ho giocato perché Piacentini aveva la febbre. Ho segnato e poi sono andato avanti praticamente sempre, disputando un’ottima stagione e raggiungendo i playoff, che per le possibilità dei tempi era già buono”.

C’è mai stata un’occasione per tornare nuovamente?

L’anno scorso mi aveva chiamato Marinelli. Non mi spaventava assolutamente il discorso sulla categoria, però non avevo visto un progetto a lungo termine per poter fare una scelta del genere”.

Qual è il tuo ricordo più bello in biancoblù?

“Ce ne sono tantissimi, ne vorrei dire qualcuno. Mi ricordo il giorno che abbiamo vinto il campionato il primo anno, in un Bacigalupo pieno e con un entusiasmo clamoroso, come la vittoria contro i rivali dell’Alessandria. La stagione successiva abbiamo fatto una serie di imprese importanti, vincendo a Cremona e ai playoff a Vicenza. Poi è bellissimo ripensare al clima che c’era in città e allo stadio alla semifinale playoff contro la Pro Vercelli. Se fossimo riusciti ad andare in Serie B con quel gruppo ci saremo davvero divertiti”.

E i tifosi?

Sono sempre stato trattato da beniamino. Anche quando le cose non andavano bene, da loro non ho mai sentito una critica e pure al mio ritorno in Serie D sono stato accolto alla grande. Per me giocare al Bacigalupo era come giocare dentro casa mia“.

Quali sono i luoghi della città di Savona che hai nel cuore?

“Vivendoci da qualche anno e avendo fatto famiglia qui, per me è stato un amore a prima vista che fa di Savona la mia seconda casa. Non ci sono dei posti particolari che citerei, sentendo mia tutta quanta la città“.

Virdis sta seguendo ancora adesso le vicende biancoblù..

La situazione è veramente triste, soprattutto per gente come me che ha vissuto l’ambiente in una certa maniera. Ogni volta che passo dal Bacigalupo e lo vedo in quelle condizioni mi viene da stare male, avendo tutti i ricordi in mente e mi prende proprio la malinconia. Non voglio dare colpe a nessuno, ma lasciare andare completamente un’istituzione per la città come il Savona Calcio credo non sia una bella cosa per nessuno. L’appoggio del comune è fondamentale, soprattutto quando le persone vengono da fuori. Io non posso credere che Savona, con tutte le potenzialità che ha, non possa offrire un livello calcistico abbastanza alto. Ci vorrebbe una collaborazione attiva per ridare prestigio a questa squadra, arrivata ad un punto talmente basso che bisogna farlo principalmente per la propria città“.

Proprio lui che c’è stato nel momento del declino..

“Ora è normale che la gente abbia perso dell’entusiasmo. Io i primi tre anni ho avuto Dellepiane, un presidente a cui c’era davvero poco da dire in termini di risultati. Dopo di lui è iniziata la discesa libera da Cavaliere, con il quale non si è neanche creato il feeling giusto con la piazza, ad arrivare al clamoroso buco nell’acqua della cordata milanese dal quale non si è più ripartiti. Il clima che mi ricordo a Savona era assolutamente da Serie B, ma non è sia cambiato così tanto conoscendo i tifosi”.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare ai tifosi savonesi?

“Vedo che sono sempre presenti a sostenerla, quindi, l’unica cosa che posso dirgli, è di continuare ad essere quelli che sono sempre stati, siccome sono loro la vera anima del Savona”.

Infine sono state scelte due squadre tra le tante frequentate dal bomber di Ozieri..

“Ho giocato in piazze molto importanti ma l’esperienza più bella è proprio quella di Savona, l’unica squadra con la quale sono stato per 4 anni. Poi direi anche l’Asti perché qui passerò a fare una nuova mansione e non vedo l’ora di iniziare”.

 

 

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