Intervista

Un anno da sindaco, Russo: “Savona è ripartita. Lenti? Metodo che guarda lontano, lo rivendico. Errori? Pulizia e quartieri”

Elenca le cose fatte, ammette i problemi e per il 2023 lancia i “9 cantieri”, tra questi lo Sviluppo: "Campus, comunità energetiche e fronte mare di levante"

Marco Russo

Savona. Mancano solo due giorni al 18 ottobre 2022: quel giorno ricorrerà un anno dall’elezione di Marco Russo a sindaco di Savona. Da quel lunedì di ballottaggio è passata parecchia acqua sotto i ponti: è finita l’emergenza Covid ma è arrivato il caro energia, è scoppiata una guerra, è caduto un Governo. Savona però non sembra essere così cambiata: i cassonetti continuano a traboccare, lo stadio è sempre chiuso, il mercato è (almeno per ora) ancora al suo posto. Eppure la celebre Agenda prevedeva molti cambiamenti. A che punto siamo? Abbiamo cercato di capirlo in questa lunga chiacchierata con il primo cittadino.

Il 18 ottobre 2021, al termine di un pomeriggio convulso, stava festeggiando ai Serenella con l’ormai celebre “trenino”. Aveva vinto contro tutto e tutti, inclusi parte dei suoi alleati. Un anno dopo l’avventura si sta rivelando migliore o peggiore di come quel giorno la immaginava?

“Sta andando esattamente come immaginavo: ho trovato gli ostacoli che mi aspettavo e le potenzialità in cui credevo. Quella campagna elettorale è stata un’esperienza bellissima, segnata dall’entusiasmo e dalle idee, e credo possa testimoniare un modo di fare politica diverso dal solito. Quella stessa ‘voglia’ ha continuato a guidarci in questo anno di impegno totale: un anno intensissimo – perché l’attività amministrativa ti assorbe completamente – ma anche entusiasmante. E la grande coesione nella giunta e con i consiglieri rende tutto molto più soddisfacente”.

Al termine del primo anno, qual è il principale successo?

“Abbiamo impostato un lavoro che guarda lontano, non abbiamo inseguito fuochi di paglia o soluzioni facili e appariscenti ma che non lasciano nulla. Un lavoro che guarda nel tempo e ha una sua progressività, con l’obiettivo di trasformare Savona. Cerchiamo di affrontare i problemi alla radice. Tra i successi indico i 14 bandi presentati sul Pnrr: siamo entrati in carica a ridosso delle scadenze, abbiamo dovuto inseguirle, ma siamo riusciti ad affrontarle in maniera seria grazie a un lavoro molto intenso e sinergico tra giunta e dirigenti, che cerchiamo di coinvolgere sempre più nel percorso progettuale”.

Qualche esempio?

“I progetti di rigenerazione urbana: Santa Chiara, la piscina del Prolungamento, San Giacomo. A cui abbiamo aggiunto altri progetti strategici: il secondo lotto di piscina Zanelli, la mensa del  Santuario, importanti bandi sul sociale. Abbiamo presentato un progetto per la ristrutturazione dei nidi. Abbiamo cercato di coprire tutti i settori principali”.

Quale invece il peggior fallimento di questo primo anno?

“I problemi che ci hanno assillato in questi mesi sono molti: il primo è senza dubbio la pulizia della città. Pensavamo che a questo punto saremmo stati più avanti con l’avvio della nuova società, senza il ricorso sarebbe già partita la Newco”.

Ma come, davvero non si aspettava che potesse accadere?

“Certo, il ricorso era una eventualità, non ci ha sorpreso e la stiamo affrontando. Ma quando mi sono insediato speravo non accadesse. In ogni caso ho sempre detto che la nostra attività non poteva limitarsi all’attesa della newco ma si doveva agire subito. Migliorare la pulizia, anche con Ata, deve essere una priorità: ci siamo impegnati moltissimo in questo settore ma senza ottenere i risultati che ci siamo prefissati“.

Perché? Colpa di chi?

“Ci sono ragioni strutturali per le quali Ata non riesce a garantire un servizio adeguato. Sono note: la crisi finanziaria, la carenza di mezzi e personale. Dopo di che, nelle condizioni date, penso sia possibile ottenere una migliore qualità del servizio e insistiamo continuamente con Ata affinché accada”.

Altri rimpianti?

“La gestione delle spiagge libere quest’estate: dovremo migliorare il servizio, e abbiamo già un progetto perché l’anno prossimo vogliamo affrontare il tema in maniera diversa. Poi i quartieri: abbiamo fatto un giro di ascolto e provato ad attivare un collegamento di rappresentanza, ma non esistono modelli già precostituiti. Ne abbiamo imbastito uno che ha dato dei risultati ma ha mostrato anche dei limiti. Abbiamo provato a dare risposte a cittadini esigenti ma non sempre è stato possibile, quando ci sottopongono problemi ci attiviamo per risolverli ma ci sono dei tempi. L’anno prossimo vogliamo fare un passo in avanti”.

Ecco, in effetti l’accusa che vi viene rivolta più spesso è quella di essere lenti nell’agire. Troppi ‘tavoli’, troppa condivisione.

“Intanto stiamo facendo il bilancio di un primo anno e non di 5, diamo tempo al tempo. Ma rivendico il metodo. Ci diciamo sempre due cose: che Savona vive una crisi profonda, e che la politica guarda sempre all’oggi e non al domani. E allora, se i problemi sono profondi, le risposte devono essere profonde e guardare al lungo periodo“. 

“Abbiamo dedicato il primo anno al ‘restart’, a far ripartire la città: Savona è ripiegata su se stessa, farla ripartire significa dare uno stimolo ad andare avanti. Veniamo presi in giro per i ‘tavoli’ che abbiamo istituito, ma sono strumenti amministrativi fondamentali, luoghi in cui le realtà si ritrovano. Abbiamo iniziato a far riparlare tra loro parti di città che non si parlavano. E poi le decisioni partecipate costano più tempo, ma sono più solide“.

In che senso?

“L’esempio più semplice è il trasferimento del mercato. Abbiamo detto subito che avremmo voluto spostarlo, e abbiamo iniziato a gennaio con un iter di condivisione e confronto con tutti i soggetti interessati. Abbiamo elaborato una soluzione, ora la stiamo attuando e il 21 novembre verrà spostato. Un iter lungo? Sì, ma è il nostro modo di lavorare”.

Però prima o poi bisogna fare delle scelte.

“Le abbiamo fatte. Abbiamo introdotto innovazioni dove se ne presentava l’occasione, e appena abbiamo avuto qualche risorsa in più abbiamo deciso di investire: nei giochi per bambini, nei parchi, nei servizi igienici pubblici e nelle fogne. Abbiamo compiuto delle scelte chiare, di indirizzo, che guardano lontano ma che hanno una traduzione effettiva. Non immediata, certo, perché i tempi dell’amministrazione sono questi. Inoltre per la prima volta abbiamo invertito il trend assunzionale, facendo scelte forti come assumere 16 nuovi agenti di polizia locale”.

La minoranza dirà: “Merito nostro che abbiamo risanato i bilanci”.

“No, noi nel 2022 stiamo operando ancora in regime di piano di riequilibrio. Anzi, la quota 2022 da restituire è superiore a quelle precedenti. Quindi abbiamo operato nelle stesse condizioni del centrodestra, anzi forse ancora più severe a causa del caro energia. Ma preferirei guardare avanti: gli altri hanno passato 5 anni a parlare di ‘quelli di prima’, io vorrei passarne 5 a parlare di ‘quelli di dopo’. Anche perché la nostra azione amministrativa è a step: il 2022 era solo la prima fase, nel nuovo anno ne apriremo una seconda”.

E cosa prevede questa “Fase 2”?

“Sentiamo la necessità di fare un passo avanti, con una serie di azioni che siano visibili in città e diano la sensazione del cambiamento. Abbiamo individuato 9 ‘cantieri’ legati a temi prioritari per la città e che possono dare il segno di questa amministrazione. Li abbiamo strutturati in maniera molto precisa, con un cronoprogramma che ci permetta di vedere entro fine 2023 qualcosa di concreto o almeno di poter misurare in modo tangibile i progressi. Li presenteremo in una iniziativa pubblica il 21 ottobre alle 18 a Villa Cambiaso. Nei giorni scorsi abbiamo anticipato quello sul Clima: poi ci sono Mobilità, Sviluppo, Decoro, Comunità, Cultura, Quartieri, Pianificazione e Città attrattiva”.

Cosa significano nel concreto? Prendiamone uno, lo Sviluppo.

“Savona è in attesa di trovare la sua vocazione da tanto tempo, e noi ci siamo impegnati a fornirgliela nel rapporto tra porto, Campus e città. Quindi abbiamo individuato obiettivi tangibili. Uno è disegnare insieme il futuro di Legino come cittadella dello sport legata al Campus, e con un’esperienza innovativa di mitigazione del rischio su rio Molinero. Scienze Motorie ha bisogno di uno sbocco a mare: da tempo si discuteva su dove collocarlo, vogliamo definire un protocollo di intesa entro la fine di novembre e poi sviluppare le azioni già nel 2023″.

“Poi ci sono le residenze per studenti: sono fondamentali per il nostro futuro, lavoriamo per essere pronti per quando ci saranno bandi ad hoc. Infine le comunità energetiche: siamo già al lavoro da mesi, con il Campus e non solo, per individuare le comunità energetiche, e vogliamo procedere con il patto dei sindaci per collocare Savona all’interno di questa filiera dell’innovazione energetica”.

E invece col porto?

“Anche qui il ‘cantiere’ prevede alcuni obiettivi per il 2023. A ponente c’è l’arenile dal Priamar fino a Vado Ligure: su questo abbiamo definito un cronoprogramma per condividere le linee strategiche di fondo, dovremo completarlo entro febbraio 2023. A levante invece il ridisegno del fronte mare: abbiamo lavorato nei mesi scorsi, attendiamo entro dicembre un primo studio di fattibilità dopo di che avremo 60 giorni per discuterlo in città e migliorarlo, adeguarlo o correggerlo. Da lì in avanti si proseguirà con la progettazione esecutiva e la ricerca dei fondi”.

A proposito di cantieri, l’Aurelia Bis è sempre ferma.

“Stiamo discutendo con Anas per completare l’infrastruttura, dovremmo ricevere a breve dei progetti. Mi aspetto passi avanti concreti e fattivi”.

I progetti di lungo periodo sono affascinanti, ma i savonesi per i prossimi mesi temono uno spettro ben più concreto e immediato: il caro energia.

“Pur non essendo un tema su cui possiamo agire direttamente, abbiamo voluto attivarci su due fronti. Il primo è individuare possibili azioni di contenimento dei costi pubblici. Ovviamente nelle condizioni date dalla normativa, non possiamo fare qualsiasi cosa. Il secondo riguarda i costi che il sistema economico e sociale sta sostenendo: abbiamo convocato un tavolo del commercio allargato alle associazioni di categoria e del terzo settore per condividere la problematica, e abbiamo chiesto al Prefetto di indire una riunione con tutti i Comuni per coordinare le amministrazioni comunali e condividere una voce nei confronti del Governo”.

Uno dei cantieri riguarda la Mobilità. Lei da sempre parla di smart city: ma la strada da fare perché il trasporto pubblico sostituisca le auto è ancora molta…

“Intanto oggi Tpl ha una urgenza assoluta, completare il percorso di affidamento in house. Una priorità per la quale ci siamo adoperati fin dall’inizio. Poi è chiaro che il nodo della mobilità si compone di diversi pezzi. Con Tpl avremo due obiettivi prioritari: il ridisegno delle linee e l’accesso alla bigliettazione, agevolando le persone a prendere l’autobus. Poi vogliamo rivedere la viabilità cittadina, su questo abbiamo in cantiere una serie di progetti”.

Pedonalizzerete?

“Su ogni ‘cantiere’, quindi anche sulla mobilità, abbiamo individuato obiettivi precisi e puntuali con un cronoprogramma preciso e puntuale. Tra le altre cose è previsto un allargamento dell’attuale area pedonale: annuncerò i dettagli già questa settimana”.

Parliamo di via Nizza. Visti i dubbi sulla passeggiata a mare, su IVG Sandro Chiaramonti ha proposto di istituire una commissione per capire se l’appalto permette di non farla senza dover restituire i soldi…

“Il lavoro volge al termine con due difficoltà: il caro prezzi e la difficoltà di reperire materie prime. Stiamo valutando con uffici e impresa come possa essere composta questa cosa. Non c’è solo il tema della perdita del finanziamento, ma anche quello contrattuale: c’è un contratto già firmato con l’impresa, che stabilisce ovviamente diritti e doveri delle parti. La cosa è al vaglio”.

Immagini fine mandato, la Savona del 2026. Palazzo Santa Chiara sarà riaperto?

“Essendo un finanziamento del Pnrr, entro marzo 2026 dovremo aver completato l’opera. E’ prematuro tirare le fila, ma il 1 ottobre è successo qualcosa di significativo: c’erano 160 persone iscritte ai tavoli di Frontespazio, più molte altre che sono arrivate partecipando in modo più sporadico. C’è l’attenzione della città, ho percepito un clima estremamente positivo”.

E in piazza del Popolo avremo un Palaeventi funzionante?

“E’ presto per dire se nel 2026 la piazza sarà già trasformata. Ora l’obiettivo è definire gli accordi di massima entro l’anno, in modo da poter avviare tutti gli iter autorizzativi. L’importante è che sia ripreso il dialogo. In questi mesi abbiamo lavorato per riprendere in mano tutti i nodi urbanistici fondamentali della città, quelli che possono davvero determinare un cambio significativo. Solimano, Orti Folconi. Vogliamo sbloccare tutte le situazioni, perché Savona non può permettersi di lasciare incagliate zone della città così importanti”.

Avremo una nuova piazza Diaz e un teatro Chiabrera aperto 360 giorni l’anno come promesso?

“I lavori di recupero sono iniziati. Non solo della piazza ma anche dei locali all’interno del teatro, il Ridotto e il bar, che è uno degli elementi che possono consentire al teatro di restare aperto e accessibile al pubblico anche al di fuori delle giornate di spettacolo. Il concetto di Teatro 360 va però oltre la struttura, è quello di andare nella città e nei quartieri. Abbiamo già imbastito un dialogo col nuovo direttore sul ruolo del teatro in città: stiamo individuando altri luoghi in cui possono avvenire attività culturali. Parallelamente abbiamo creato un albo delle associazioni che servirà a far dialogare il teatro col mondo culturale savonese. E’ un processo che richiede del tempo. La stagione di quest’anno è davvero molto innovativa, permette a Savona di fare un passo avanti e pone le basi per imbastire questo discorso”.

Chiudo chiedendole questo: che opinione pensa abbiano i savonesi di lei? Se si votasse ora, è convinto che vincerebbe di nuovo?

“Onestamente non mi sono posto questa domanda, dato che sto lavorando non per il consenso ma per il futuro di Savona. So che detta così sembra retorica, ma non misuro il consenso di momento in momento. La percezione che ho dei savonesi è la stessa che avevo quando mi sono candidato: vedo una città che porta ancora i segni della sua crisi, i savonesi sono spesso impazienti e insofferenti verso problemi vecchi che sembrano non trovare soluzione, e c’è un clima ostile verso l’amministrazione. Dall’altro lato però c’è tanta voglia di ripartire. Spesso le due cose coesistono nelle stesse persone, ora frustrate e ora speranzose. Noi vogliamo intanto dare tranquillità alla cittadinanza, far capire che l’amministrazione non è ostile ma deve essere un interlocutore, con i suoi limiti ed errori ma anche con i suoi progetti. Quest’anno abbiamo lavorato soprattutto alle fondamenta, ma bisogna dire ai savonesi che vogliamo costruire, facendo ogni volta uno step in più. Servono pazienza e fiducia, è l’unico modo di dare una risposta concreta e solida al futuro di Savona”.

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