Barça style

Il cambio gioco di Stefano Faedo: dalla riviera ligure alla penisola iberica

Fino alla passata stagione in forza al Finale, ora giocatore della squadra spagnola del Cardedeu: "Qui il calcio è religione"

Generico ottobre 2022

Barcellona. La vita è come un fantasista su un campo da calcio: difficile prevedere ogni sua intenzione, impossibile dare un esito certo di come potrà finire la sua azione. Quella di Stefano Faedo, per tutti ormai “Dido”, rispecchia esattamente questo significato.

L’ex giocatore dell’ultimo ciclo del Finale targato Pietro Buttu in questo momento si trova in Spagna, precisamente a Barcellona. Una scelta basata sull’amore ma anche sulla curiosità di scoprire un altro tipo di vita, senza mai tralasciare la grande passione per il calcio e smettere di informarsi su cosa succede tra provincia e dintorni, luoghi nei quali è cresciuto e ha lasciato i suoi amici più cari.

Insomma, un cambio di gioco da una cultura all’altra ma con la massima volontà di mantenere sempre il pallone tra i piedi.

Stefano, com’è nata questa possibilità di trasferirti?

“La mia ragazza era all’università ed è stata contattata su Linkedln, offrendole un lavoro in Spagna inerente al suo corso di studi, ovvero Direzione d’Impresa, Marketing e Strategia. Quando me ne ha parlato non ci ho pensato un secondo, volevo andare con lei. Qui andavo in giro a caricare i distributori di caffè e merendine e, nonostante avessi il contratto a tempo indeterminato, non mi piaceva proprio. Le mie uniche preoccupazioni erano il lavoro e il calcio, ma a Barcellona in qualche modo ci si riesce ad arrangiare, trovandosi è una grande città e con molte possibilità lavorative”.

E per il lavoro come ti sei organizzato?

“Mentre ero in Italia avevo iniziato un’attività di trading online e percorsi di formazione sul mercato finanziario. Quando sono venuto in Spagna ho deciso di continuare con quella, siccome sta andando bene e riesco a portare la pagnotta a casa”.

La passione per il calcio non è stata di certo lasciata in aeroporto..

“Prima di partire ho contattato un sacco di persone nel mondo del calcio, chiedendo se qualcuno avesse conoscenze o agganci, ma nessuno di questi ne aveva. Alla fine ho trovato una mia vecchia amica e mi ha passato il contatto di un ragazzo italiano che in passato era stato a Barcellona, che mi ha messo una buona parole per una squadra chiamata Club Esportiu Europa. Dopo due settimane di allenamento il livello era veramente troppo alto, quindi sono stato scartato. Allora mi hanno fatto parlare con il loro vecchio mister che ora allena il Cardedeu, ovvero la società nella quale mi trovo attualmente”.

Come ti stai ambientando nello stile spagnolo?

“Innanzitutto mi sto trovando alla grande con tutto il gruppo squadra, ma poi il calcio qua è proprio religione. A questi livelli non ci sono soldi in Spagna, quindi tutti giocano per passione. Infatti erano tutti stupiti quando ho raccontato dei rimborsi che prendevo in Eccellenza, siccome qui per prendere 1000 euro al mese devi essere quasi un professionista. A parte questo, c’è una mentalità completamente diversa da quella italiana nel modo di giocare: se si prova ad alzare il pallone, il mister si arrabbia molto perché si vuole una costruzione ben fatta. Il livello tecnico è cinque volte superiore all’Italia. Io gioco in una squadra che milita in una divisione equivalente alla nostra Promozione. Ma secondo me ci potrebbe salvare tranquillamente in una Serie D italiana”.

Come comunichi con le persone che hai intorno?

“Lo spagnolo si capisce ma qui si parla il catalano, una lingua incomprensibile. Fino a due giorni fa avevo un ragazzo argentino che aveva giocato due anni in Italia, quindi parlavamo la stessa lingua. Allora quando non capivo mi traduceva qualcosa, ora che è andato via sono un po’ in crisi. Tuttavia io riesco a farmi capire, il problema è capirli!”

E non solo, per Faedo è tempo di adattarsi ad un nuovo ruolo..

“Il mister ha deciso che io sono una mezzala, quindi gioco lì”.

C’è qualcosa che più ti manca dell’Italia?

“L’unica cosa riguarda i miei amici. La squadra nella quale gioco è abbastanza lontana da Barcellona, la stessa distanza tra Imperia e Finale. Per andare ad allenamento prendo due metro ed il treno, quindi allenandoci alle 20:45 al ritorno prendo due autobus e torno a casa a mezzanotte e mezza. Quindi nella giornata è difficile uscire come quando ero in Liguria, anche se ho legato con i colleghi di lavoro della mia fidanzata. Per il resto la Spagna è cento volte meglio. Gli spagnoli vivono in tranquillità, in modalità relax anche se lavorano”.

Ma ovviamente i contatti con gli amici italiani sono sempre frequenti..

“Mi sento con diverse persone. Con Rocca, per esempio, ci parliamo di come sono andate le sue partite, con Calligaris e anche Odasso, nonostante sia un po’ un ‘traditore’ ad essere andato al Pietra!”

A proposito di trasferimenti, c’è stata qualche richiesta ricevuta prima che i tuoi piani fossero completamente cambiati?

“Stavo per firmare con il Ceriale. Mi ero incontrato con Brignoli e Rocca per un aperitivo e mi avevano convinto in tutto. Poi è capitata l’occasione e non se ne è fatto niente”.

Comunque segui ancora i campionati di zona?

“Certo ed ho anche le mie squadre preferite da tifare. In Promozione spero che il Ceriale possa arrivare più in alto possibile e che la Golfo Dianese si salvi. Per l’Eccellenza non posso che sperare nella salvezza del Finale, avendoci lasciato il cuore, e che il campionato lo vinca l’Albenga. Che io sia innamorato di Buttu lo sanno tutti, in più con Scarrone, De Benedetti e Garibbo in squadra non potrei non tifare per loro. L’Imperia? L’unico per cui faccio il tifo è Giglio, uno dei miei migliori amici, per il resto provo indifferenza”.

Che prospettive vedi nel tuo futuro? Stabile in un luogo oppure in continuo movimento?

“Se a questa domanda avessi dovuto rispondere un anno fa, avrei detto che molto probabilmente non mi sarei mai visto fuori da Imperia. Poi adesso sto con la mia fidanzata e abbiamo intenzione di non lasciarci più, quindi qualsiasi decisione la dovremo valutare insieme. Ovviamente non penso che staremo in Spagna per sempre, però non si più sapere. L’unica cosa certa che posso dire è che, in qualunque parte del mondo andrò, giocherò in una squadra di calcio”.

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