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Per un pensiero altro

De nilo nil

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

pensiero altro 5 ottobre 2022

“Il suo fondamento prenderà per noi l’inizio da questo: che nulla mai si genera dal nulla per volere divino” afferma Lucrezio nel primo libro del De rerum natura (149-150). Possiamo riconoscere il nocciolo concettuale del suo pensiero già espresso nella filosofia greca, in forme diverse nell’atomismo democriteo e nella logica parmenidea e poi ancora ritrovarlo nella legge di conservazione della massa e nella sintesi di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Eppure, anche approdato alla sua più scientifica formulazione, tale principio è soggetto a diversi sviluppi argomentativi specie in ambito teologico. La grande contraddizione alla quale ci troviamo di fronte richiede la mediazione tra due presupposti logici apparentemente inconciliabili: il primo sintetizzato dall’espressione latina che titola questo scritto, nulla dal nulla, che presuppone l’esistenza della materia ingenerata da altro, il secondo che postula la necessità di una causa prima a fondamento di tutto ciò che è. Ad accomunare entrambe gli approcci è la ricerca di una struttura logica a fondamento della realtà conoscibile da parte del soggetto “animale razionale”. Ora, poiché il fondamento a priori della nostra attitudine gnoseologica è il principio di causa effetto, la realtà fenomenica, che andiamo collocando all’interno delle nostre possibilità esperienziali governate dalla cornice logica di cui disponiamo, diviene inevitabilmente effetto e, altrettanto necessariamente, viene esperita come causata da qualcosa che la precede.

Potremmo ironicamente ricorrere alla descrizione che ci offre Ambrose Bierce nel suo Dizionario del diavolo quando afferma che “Il secondo di due fenomeni che vanno sempre insieme nello stesso ordine. Il primo, chiamato causa, a quanto si dice, genera l’altro. Concetto del tutto insensato, come se qualcuno, non avendo mai visto un cane se non nell’atto di inseguire un coniglio, dichiarasse che il coniglio è la causa del cane” ma sarebbe facile sottolineare che la nostra logica potrebbe essere in grado di suggerire che il coniglio è la causa della corsa del cane e non del cane stesso. Bisogna stare attenti quando si costruiscono catene logiche, ogni anello fragile vanifica il senso e la solidità dell’intera catena. Altrettanto ironico, ma molto più caustico, Voltaire nel Candido quando, sbeffeggiando la sciocca logica di Pangloss, fonda la metafisico-teologo-cosmologo-scempiologia affermando che “ I nasi, notate, son fatti per reggere gli occhiali: e noi infatti abbiamo gli occhiali”. Decisamente più solido l’argomentare nietzscheano in Umano troppo umano quando il filosofo tedesco rovescia il rapporto causa effetto anche se in una prospettiva psicologistica e solo in seguito gnoseologica: “Noi cerchiamo inconsciamente i principi e le teorie che sono adatti al nostro temperamento, sicché da ultimo sembra che siano stati i principi e le teorie a creare il nostro carattere e a dargli sostegno e sicurezza; mentre è andata proprio nel modo inverso. Del nostro pensare e del nostro giudicare si fa in seguito, così sembra, la causa del nostro essere: ma in realtà è il nostro essere la causa del fatto che pensiamo e giudichiamo così e così”. Il suo pensiero si inoltra ancor più profondamente lungo questo itinerario fino a che, nella Volontà di potenza, possiamo leggere: “Quando si sia compreso che il “soggetto” non è qualcosa che agisca, ma solo una finzione, si hanno diverse conseguenze. Abbiamo inventato la cosalità soltanto a immagine del soggetto e l’abbiamo introdotta nel guazzabuglio delle cose per interpretarlo. Se non crediamo più al soggetto che agisce, cade anche la credenza in cose che agiscono con effetti reciproci, in rapporti di causa ed effetto tra quei fenomeni che chiamiamo cose”.

A questo punto sarebbe interessante porci alcune domande come: La logica che utilizziamo è la sola possibile? La sola possibile alla nostra mente? La sola possibile alla nostra mente per ora? Potrebbe essere vantaggioso scardinarne i limiti? È possibile un simile percorso? Credo sia interessante, a questo proposito, quanto scrive Paul Feyerabend in Contro il metodo : “Il graduale emergere della teoria ondulatoria della luce si verificò solo perché alcuni pensatori o decisero di non lasciarsi vincolare da certe norme metodologiche “ovvie”, o perché involontariamente le violarono”. La tesi del cosiddetto “anarchismo metodologico” proposta dal pensatore austriaco è stata osteggiata dall’intellighenzia istituzionale tanto da condurlo a una pericolosa condizione di depressione, ma il suo pensiero è oramai accettato nell’olimpo epistemologico. In effetti il problema della ricerca è l’imbattersi in apparenti contraddizioni della natura che il metodo tradizionale della cosiddetta “ingegneria inversa” fatica a giustificare, ma non è possibile per una mente scientifica risolvere il problema aggirandolo, cioè affermare che alcune verità, pur rimanendo tali, saranno precluse alla mente dell’uomo essendo assise sulle ginocchia di Dio, il Medio Evo è fortunatamente lontano. D’altra parte, se chiedeste a un bambino delle elementari, anche dotato di un QI molto elevato, se è possibile moltiplicare una lettera dell’alfabeto per un’altra lettera dell’alfabeto questo vi riderebbe in faccia affermando che siete stupidi, solo qualche anno dopo, proseguendo gli studi, imparerà a riflettere sulle misteriose alchimie dei prodotti notevoli, successivamente sul concetto di delta nelle equazioni di secondo grado e poi chissà. Ma se la speranza è che si riveli un genio capace di esplorare nuovi spazi della matematica sarà necessario che la sua mente non venga imprigionata nella logica acquisita come unica possibilità, altrimenti non potrà che conseguire obiettivi accessibili a molti altri ricercatori specie se coadiuvati da un adeguato supporto tecnico come computer sofisticati o simile, solo pensando fuori dagli schemi potrà porsi nuove domande e scovare gravide risposte anche se all’inizio del viaggio potranno apparire assurde.

Il filosofo scozzese Alexander Gerard affermava già nel 700 che la scoperta scientifica non è accessibile al genio individuale ma certo a una “mente spesso grande”, oggi aggiungiamo, coadiuvata da un lavoro di équipe supportato da mezzi economici e tecnologici ingenti, ma rimango convinto che il genio, proprio nell’accezione kantiana della Critica del Giudizio, sia “[…] il dono naturale che dà la regola all’arte. Poiché il talento, come facoltà produttiva innata dell’artista, appartiene esso stesso alla natura, ci si potrebbe esprimere anche così: il genio è la disposizione innata dell’animo (ingenium), mediante la quale la natura dà la regola all’arte”. Kant concludeva che questo non vale nella scienza a fondamento della quale deve esistere un metodo spiegabile e accessibile alla mente umana, ma senza una visione anarchica sarebbe stata possibile la rivoluzione einsteniana o della fisica quantistica? Non abbiamo modo di avere risposte inconfutabili a questa domanda, è certo, comunque, che i risultati di grandi “colpi di genio” in campo scientifico sono divenuti successivamente insegnabili e comprensibili a persone “comuni”, ma lo sono anche la pittura di Leonardo o la musica di Bach, anche se questo non consente a chi le conosce di essere un genio. Ricordo il sottotitolo di un testo di epistemologia letto all’università, mi si perdoni la poca memoria che non mi consente di essere più preciso, riportava le seguenti parole: “Come tutti cominciai credendomi un genio, poi, pietoso, sopraggiunse il sorriso”. De nilo nil ma lasciamo al genio la possibilità di uno sguardo altro, uno sguardo che indaghi l’abisso che sappia porre impensabili interrogativi per poi lavorare duramente alla produzione di fondate risposte sempre ricordando le parole di Salvador Dalì: “Vuoi essere un genio? Comportati da tale”.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

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