Liguria. Come lui stesso ha annunciato, il presidente Toti, crediamo non senza dispiacere, dovrebbe finalmente mollare la presa sull’assessorato alla Sanità, mettendo in pratica il tanto atteso rimpasto della giunta regionale. Dovrà basarsi su criteri politici, frutto anche dei risultati elettorali, amministrativi e fors’anche di genere.
Gli appassionati di tutto ciò possono leggersi con attenzione il recente articolo del nostro direttore Andrea Chiovelli, da cui noi abbiamo sommariamente dedotto che la competenza, da sola, non viene necessariamente al primo posto.
Una sorpresa, ma solo in parte, è poi rappresentata dal fatto che molti dei possibili candidati potrebbero rifiutare l’eventuale, generosa offerta del mega presidente, preferendo magari tenersi l’incarico che hanno attualmente, anche se meno affascinante.
Il nuovo assessore alla Sanità dovrà infatti procedere con il piano di riforma del settore e con il PNRR, andando in giro per la Liguria (diciamo per esempio a Cairo Montenotte e Albenga) a prendersi le contestazioni del caso, che spesso Toti scansava con qualche frase di circostanza, ma che il suo successore dovrà affrontare in modo assai più concreto. Inoltre, bisognerà capire se il nuovo arrivato (più difficile, sembra, la nuova arrivata) saprà guadagnarsi una sostanziale autonomia, senza essere teleguidato da Toti.
In gioco c’è molto: potremmo abbreviare che c’è la salute dei cittadini liguri. I problemi sono tanti, come testimoniano episodi da terzo mondo sul tipo di quanto accaduto al pronto soccorso del Santa Corona, dove una donna ha atteso 11 ore prima di essere visitata e che ha provocato una puntigliosa ma per la verità un po’ imbarazzata replica dell’Asl.
Ai primi posti nella lista delle cose da fare ci sono la riduzione delle liste di attesa (mesi per esami diagnostici anche decisivi per la salute, talvolta senza neppure una data disponibile) e la necessità di privilegiare la Sanità pubblica su quella privata.
Comunque ci siamo, perché Toti ha annunciato che il nuovo assessore dovrà mettersi al lavoro “la prossima settimana”. Si tratta dunque di giorni se non addirittura di ore per una scelta, come abbiamo cercato di spiegare, di vitale importanza.
Dopo, è auspicabile che tutti (cittadini, associazioni, sindacati e mondo delle imprese) si mobilitino in permanenza, con civiltà ma con fermezza, per far capire al nuovo Signor Assessore alla Sanità che non è lì per scaldare la poltrona.