Bilancio

Castagne, i produttori savonesi: “Calo del 50%, ma qualità assicurata”

Una annata ancora difficile per siccità, incursioni nei boschi e rincari energetici, ma la tradizione vince sulle avversità

castagne

Osiglia. La siccità e le conseguenze climatiche, le razzie di cinghiali e della fauna selvatica, oltre all’azione di qualcuno che non rispetta i boschi e i terreni dei coltivatori: anche quest’anno la raccolta di castagne, che vede nel comprensorio valbormidese la sua massima produzione, è stato dimezzata con un meno 50%.

Ciò nonostante si mantiene invariata la qualità del prodotto, garantendo anche in questo autunno una eccellenza del nostro territorio presente nelle varie Castagnate che animano questo periodo.

“Purtroppo anche quest’anno la raccolta resta la netta riduzione della quantità di castagne, ma il valore del prodotto resta davvero ottimale: questo anche grazie ai metodi di lavorazione e produzione di tante piccole imprese familiari che uniscono tradizione e innovazione” affermano i coltivatori, impegnati da generazioni nella raccolta e nell’essiccazione con metodo tradizionale (essiccatoio a legna) delle castagne, oltre alla coltivazione di piante da foraggio e di altre colture.

“Questa annata sarebbe stata una delle migliori degli ultimi anni se non ci fossero state incursioni di cinghiali e caprioli… Ma il prodotto è senz’altro ottimo e la raccolta non è ancora terminata”.

Le produzioni di punta sono le castagne “Gabbiane” e i “Marroni”: vengono raccolte ancora a mano (nonostante la dotazione di un macchinario ad hoc). Le prime, di dimensioni più piccole, sono frutti di una pianta selvatica, mentre le seconde, di dimensioni maggiori e tondeggianti, sono frutti di una pianta coltivata dai produttori, in quanto la stessa pianta selvatica delle castagne è stata nel tempo migliorata grazie a potature e innesti.

Sono frutti dalle ricche proprietà organolettiche ricche, per tantissimo tempo un importante elemento della dieta popolare, soprattutto delle popolazioni dell’entroterra ligure. Inoltre, la tecnica dell’essicazione, diffusa nei secoli passati, è stata tramandata e ancora oggi consente di conservare la castagna per un lunghissimo periodo.

La “Gabbiana” si può gustare bollita, al forno, glassata, secca e viene utilizzata in molte preparazioni dolciarie: si abbina a vini morbidi, dolci e profumati. Le “Marroni” sono adatte, ad esempio, per creme saporite, semifreddi fatti in casa e confetture, così come per primi piatti o secondi, nel risotto o abbinate a formaggi e salumi. La ricetta tipica autunnale è la zuppa di castagne e ceci, con passata di pomodoro, rosmarino, scalogno e spezie. Dunque le applicazioni culinarie sono varie e ormai la castagna è protagonista a pieno titolo di menù speciali, all’insegna di gusti e sapori legati al territorio. I produttori non rinunciano, ad esempio, ad una colazione con latte e castagne essiccate e cotte.

“Le castagne e i nostri castagneti rappresentano un patrimonio territoriale ed economico, anche perché dalle nostre produzioni derivano altri prodotti gastronomici legati alle castagne, inoltre non bisogna dimenticare il richiamo del turismo legato alle tipicità locali. Si parla spesso di fiori, alberi da frutto, ma ci si dimentica dei castagneti, che necessitano di una cura e attenzione costante durante tutto l’anno per ottenere un prodotto di qualità”.

Infine la sensibilizzazione sul patrimonio boschivo e dell’entroterra: “Non possiamo non rilevare che l’aumento di presenze nei sentieri e nei percorsi interni delle vallate ha aumentato anche l’azione di maleducati che, senza autorizzazione, si intrufolano nei boschi e si impossessano di parte del nostro raccolto”.

“Da sempre noi coltivatori siamo pronti a regalare castagne a famiglie con bambini ad anziani e disabili, ma sempre di più dio frequente assistiamo a veri e propri raid nei nostri castagneti e frutteti: anche per questo ci siamo dovuti attrezzare per l’acquisto di foto-trappole per mettere fine a ulteriori furti”.

“Tra noi coltivatori è presente un doppio sentimento, di rabbia e rassegnazione per il mancato intervento delle istituzioni, che ci costringeranno ad abbandonare le zone rurali e dell’entroterra, un territorio che potrebbe essere invece valorizzato come trampolino di rilancio per la Liguria e la provincia di Savona, avvicinando anche i giovani al settore”.

“Come azienda, senza aiuti e senza un piano di adeguate difese dagli ungulati, il 2022 sarà l’ultimo anno di produzione, con molto rammarico per una tradizione che si sta tramandando di generazione in generazione dal 1800” concludono i produttori di Osiglia.

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