Protesta

Emergenza cinghiali, attività venatoria nella morsa della peste suina: cacciatori in sciopero

Una folta rappresentanza (2.500 tra Savona e Genova) in polemica con la Regione "Impossibile a queste condizioni"

cacciatori peste suina montoggio

Savona. Non ci stanno a passare per ribelli e neppure coloro che mirano alla borsa di carne: sono alcuni cacciatori che praticano la caccia al cinghiale nella zona Savona/Genova. Sarebbe meglio dire praticavano, visto che fin dall’apertura di caccia, domenica 2 ottobre, sono in sciopero ad oltranza ad ogni mercoledì e domenica (i due giorni settimanali concessi). Già, riposto il fucile nel fodero, 24 squadre di Savona e oltre 30 di Genova, si rifiutano di sottostare alle regole imposte dalla deliberazione della Regione Liguria del 30 settembre scorso che regolamenta la stagione venatoria nel quadro della peste suina.

“La squadra per cacciare deve avvisare l’Ambito territoriale (Atc), che a sua volta chiede l’autorizzazione all’Asl e, se il deposito di stoccaggio delle carcasse avrà spazio, concede tre/quattro abbattimenti – spiegano quasi in coro -. Poi andrà seguita questa procedura: abbattiamo il cinghiale, mettiamo l’anellino col numero identificativo allo zampino posteriore, prendiamo il punto Gps (teniamo presente che il 90% dei cacciatori non ha manco il telefonino), chiudiamo il cinghiale in un sacco per portarlo dal bosco alla macchina, per chissà quale distanza. La macchina deve essere preventivamente autorizzata dalla Asl all’inizio della stagione per il nominativo specifico; quindi, portiamo l’animale in “casa di caccia”.

“Segue la compilazione del registro di scarico, poi si prendono i campioni del cinghiale da mandare ad analizzare, e lo si mette nella cella frigo, gli scarti vanno messi nel bidone, che fornirà qualcuno da identificare, e anche quelli vanno messi nel frigo. Se si hanno 3/4 bestie ci vogliono 3/4 contenitori e occorre un “container frigo”, poi si prendono le pelli e si portano nel punto di raccolta (che devono ancora vedere dove farlo e come farlo), sempre con le auto private, sì autorizzate dall’Asl ma se si avesse un incidente l’assicurazione non paga” aggiunge la rappresentanza di cacciatori.

“Poi comincia la tiritera delle analisi: le carni non si possono toccare finché non arrivano le analisi, sia della peste che della trichinella, solo allora si possono macellare e si consegnano alla squadra ma non devono uscire dalla zona di protezione 2 (in pratica il cacciatore di Savona che va a caccia a Sassello non ha diritto alla carne)”.

“Tutti i mezzi autorizzati dall’Asl possono muoversi solo dentro la zona; quindi, dobbiamo dedicare una macchina apposta per questo”.

“Tutto ciò se riusciremo ad ottenere l’autoconsumo, perché ad oggi una volta fatta tutta la procedura e arrivati col cinghiale nel macello, bisogna poi essere autorizzati dall’Asl a portarlo in un punto di raccolta a loro piacimento e poi il cinghiale viene distrutto. Tutto questo sempre a nostre spese e con i nostri mezzi. Senza dimenticare le responsabilità, ad oggi non sono ancora stati in grado di dirci se le eventuali sanzioni riguardanti la procedura sono penali o amministrative. Inoltre, non possono far parte delle squadre di caccia soggetti che detengono suini o lavorano a contatto con gli stessi, quindi macellai, allevatori e ristoratori”.

E ancora: “Abbiamo pagato già a maggio, visto che ci avevano assicurato (tutti!) che saremmo andati a caccia. Noi all’anno paghiamo circa 500 euro a testa (173 allo Stato, 90 alla Regione, 100 all’Atc, 100 all’assicurazione, 25 per iscrivere la squadra). Crediamo che l’Asl abbia difficoltà a gestire questa situazione. Il problema lo si conosceva dal 7 gennaio, è sempre irrisolto e nessuno sta facendo qualcosa per risolverlo.

“Tra Savona e Genova ci sono 2.500 cacciatori che hanno pagato, non possono andare a caccia e nessuno dice e fa niente!”

“Ci sono lamentele sui cacciatori che non cacciano – concludono -, ma non è perché non vogliamo andare, non sì può andare in queste condizioni” concludono.

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