Relazione

Allarme dell’Antimafia: “Rischio infiltrazioni mafiose negli investimenti Pnrr in Liguria”

Il timore espresso nella relazione semestrale al Senato: le mafie potrebbero "tentare di intercettare gli ingenti investimenti pubblici anche avvalendosi di importanti interlocuzioni nel mondo imprenditoriale e politico"

Liguria. Nella giornata di ieri, 30 settembre, è stata pubblicata sul sito del Senato della Repubblica la relazione semestrale della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) presentata dal Ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021. “L’analisi – spiegano – è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria“.

“Ciò appare una conferma di quanto era stato già previsto nelle ultime Relazioni – prosegue la Dia – ed evidenzia la strategicità dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale tesa ad arginare il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’ordine pubblico economico. Una direttrice d’azione importantissima che ha consentito sino ad ora di ridurre drasticamente la capacità criminale delle mafie evitando effetti che altrimenti sarebbero stati disastrosi per il sistema Paese”.

TRAFFICO DI DROGA, c’è anche il porto di Vado

Per quanto riguarda la Liguria, secondo la relazione nel semestre di riferimento “non si sono registrate evidenze investigative o giudiziarie che abbiano fatto emergere significative variazioni strutturali rispetto ai sodalizi autoctoni mafiosi e non e di quelli stranieri attivi in Liguria“. Sarebbe confermato come “il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti rappresenti segnatamente per le organizzazioni mafiose che operano su scala internazionale la principale fonte di guadagno. Ciò nonostante le misure di contenimento adottate in conseguenza dell’emergenza pandemica abbiano nei mesi passati determinato un rallentamento delle transazioni commerciali nelle aree portuali della Regione (Genova, La Spezia e Vado Ligure)“. D’altra parte proprio la Banca d’Italia, in un report sull’economia ligure del 17 novembre 2021, ha sottolineato un sostanziale incremento dei traffici marittimi containerizzati, di quelli autostradali, dei flussi turistici oltre ad una ripresa generalizzata dell’attività di altri settori quasi a livelli pre-covid.

Sempre in relazione al florido settore del traffico internazionale di droga, il porto di Vado Ligure “risulterebbe un approdo alternativo a Genova per lo stupefacente. Un narcotrafficante di origini messinesi è stato destinatario di misura restrittiva unitamente al figlio da tempo attivo anche a Genova. Tale coinvolgimento è emerso nell’ambito dell’operazione “Nuova Narcos Europea” conclusa il 16 novembre 2021 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza e coordinata contestualmente dalle DDA di Reggio Calabria, di Milano e di Firenze nei confronti della cosca Molè attiva nel traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica e con la Svizzera anche sul territorio ligure. La Dia avrebbe rilevato “il tentativo di reindirizzare gli approdi dello stupefacente verso i porti di Livorno e Vado Ligure a seguito di alcuni consistenti sequestri di droga eseguiti nel porto di Gioia Tauro“.

INFILTRAZIONI NEGLI APPALTI: “Potrebbero intercettare fondi Pnrr”

Peraltro “è ormai assodato – recita la relazione – che la dimensione economica dei clan mafiosi operanti in Liguria generalmente prevalga su quella violenta secondo il paradigma della mafia silente tipico dei sodalizi extramoenia“. A questo proposito la Dia ricorda espressamente che “sono ancora in corso i lavori per la realizzazione di grandi opere pubbliche quali il Terzo Valico ed il nodo ferroviario di Genova oltre a quelli straordinari previsti dal ‘decreto Genova’ per il potenziamento del sistema portuale ed aeroportuale. A fronte di questo scenario ma anche in considerazione dei progetti elaborati dalle Istituzioni per l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è prevedibile che le organizzazioni mafiose possano tentare di intercettare gli ingenti investimenti pubblici attraverso l’indebita aggiudicazione di appalti o subappalti anche avvalendosi di importanti interlocuzioni eventualmente acquisite nel mondo imprenditoriale e politico“.

Negli anni la Dia ha ricostruito la presenza della ‘ndrangheta nella Regione. Secondo l’Antimafia sarebbero tre le cellule locali, “dotate di autonomia strategico-operativa seppure strettamente collegate al Crimine reggino e presenti a Genova, Lavagna e Ventimiglia“. Secondo alcune ricostruzioni investigative “il locale di Genova assumerebbe anche il ruolo di Camera di controllo regionale con al vertice la famiglia Gangemi. Tale struttura rivestirebbe la funzione di raccordo tra il Crimine reggino e le unità periferiche liguri“.

ALTRE MAFIE

Sul fronte delle altre organizzazioni criminali, in Liguria opererebbero “elementi contigui alla camorra ed alla mafia siciliana“: nel mese di settembre 2021 infatti l’Autorità prefettizia di Savona ha emesso un provvedimento interdittivo antimafia “a carico di una società ritenuta esposta ai condizionamenti di soggetti risultati legati a contesti di camorra napoletana con specifico riferimento al clan D’Amico di Villa San Giovanni a Teduccio (NA)“.

Qualche legame, infine, anche con i sodalizi stranieri, per lo più di origine africana, sudamericana e dell’Est Europa, che sarebbero attivi in tutte le province. La Dia concentra però l’attenzione sul centro storico genovese, che “appare scenario operativo di bande di irregolari, nonché una rilevante piazza per le attività illecite orientate soprattutto verso il settore del traffico di stupefacenti. Qui agiscono soprattutto aggregazioni marocchine, senegalesi, ecuadoregne e gambiane che sfruttano la posizione strategica della Liguria per l’importazione di hashish e marijuana lungo la direttrice proveniente dal Marocco“.

ANTIMAFIA ITINERANTE

Lo scorso 29 ottobre 2021 la Direzione Investigativa Antimafia ha celebrato, nel palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, i 30 anni della sua attività. Da quella data è partito un percorso che ha coinvolto 24 città con l’esposizione dell’“Antimafia itinerante” una mostra che racconta la storia ed i successi della DIA, “una istituzione – ricordano – nata anche con il sacrificio di tanti servitori dello Stato che hanno contribuito alla costruzione di un moderno strumento di contrasto alla criminalità organizzata che ci viene invidiato dalle Law Enforcement di tutto il mondo”.

La mostra fotografica “Antimafia Itinerante” ha percorso il Paese e, tramite 34 pannelli con foto, immagini e cronaca dei giornali, ha rievocato 30 anni di storia e di passione delle donne e degli uomini della DIA nell’azione di contrasto alle mafie. L’esperienza, anche in termini di testimonianza alle nuove generazioni della storia e della cultura antimafia, ha raccolto risultati lusinghieri ed è stata visitata dal oltre 200.000 persone.

L’“Antimafia Itinerante” ha evidenziato i numerosi ambiti d’intervento della Dia che spaziano dall’azione giudiziaria e preventiva antimafia a quella del contrasto all’infiltrazione criminale nel settore degli appalti pubblici a supporto delle Prefetture, fino all’analisi e allo sviluppo delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette in stretta collaborazione con l’Ufficio di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e la Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo nella lotta al riciclaggio. Ha inoltre riassunto le attività complessivamente portate a termine dalla DIA, ben 1.135 indagini, che hanno consentito l’arresto di 11.478 soggetti e la sottrazione di beni alle mafie per oltre 24 miliardi di euro. In particolare, ha anche ricordato le catture di 177 latitanti tra cui spiccano i noti Leoluca Bagarella, Giuseppe Mallardo, Francesco Schiavone e Angelo Nuvoletta.

La mostra ha altresì sottolineato “come la Dia abbia sempre svolto un contrasto alle mafie qualificato e al passo con i tempi, sempre più rivolto al contrasto delle mafie transnazionali mediante un’intensa attività di cooperazione internazionale a livello bilaterale e multilaterale. In quest’ambito la Direzione ha fornito e continua a fornire agli uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza il proprio contributo mediante l’elaborazione di specifici documenti di analisi volti a riscostruire le linee evolutive della criminalità organizzata transnazionale e tramite la programmazione di numerose attività formative per diffondere le metodologie e le best practices più efficaci per la lotta al fenomeno mafioso”.

Sulla base di queste considerazioni, la Relazione di questo semestre descrive i profili evolutivi delle organizzazioni di tipo mafioso e di matrice etnica soffermandosi sui rispettivi modus operandi e avendo riguardo alle differenti capacità in ordine alla infiltrazione nell’economia legale e al turbamento dell’ordine e della sicurezza pubblica. L’elaborato sottolinea, inoltre, quanto lo specifico contrasto debba svolgersi anche e soprattutto avvalendosi della cooperazione internazionale attesa la perdurante tendenza delle mafie nazionali a rivestire ruoli di rilievo all’estero. In tale ambito si sottolinea l’efficacia della Rete Operativa Antimafia @On di cui la DIA è ideatrice, promotore e Project Leader”.

Nella premessa della Relazione e nel capitolo dedicato al riciclaggio vengono rispettivamente trattate le più recenti evoluzioni della normativa nazionale e continentale attinente all’esecuzione all’estero di provvedimenti ablativi e alla prevenzione del money laundering realizzato attraverso i mercati elettronici.
La Relazione inoltre propone un focus di approfondimento sulla criminalità nigeriana strutturata nei cosiddetti “secret cults” i cui tratti tipici sono l’organizzazione gerarchica, la struttura paramilitare, i riti di affiliazione, i codici di comportamento e più in generale un modus agendi che la Corte di Cassazione ha più volte ricondotto alla tipica connotazione di “mafiosità”.

“Appare altresì particolarmente significativo – spiegano dalla direzione antimafia – evidenziare come siano state accertate riunioni periodiche dei cult in talune città con collegamenti tra omologhi sodalizi operativi in diverse aree del nostro Paese. Tale quadro, pertanto, impone di continuare nella lotta contro la criminalità organizzata con particolare attenzione all’aggressione dei beni illecitamente accumulati dalle mafie mediante gli strumenti dei sequestri penali e di prevenzione”.

Su questo fronte, la portata dei provvedimenti di prevenzione eseguiti nel semestre in esame testimonia l’attenzione verso il settore della Direzione Investigativa Antimafia che orienta le sue attività per proteggere il tessuto economico del Paese dalle ingerenze della criminalità organizzata. Nel secondo semestre 2021 la Dia ha effettuato sequestri per oltre 165 milioni di euro, e confische per quasi 109 milioni; sono state monitorate 527 imprese, con accessi ai cantieri di 113 aziende. Ben 69mila le segnalazioni per operazioni sospette, 373 le interdittive antimafia.

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