Proposta

Varazze, la proposta: “Carne dei cinghiali negativi alla peste suina a persone bisognose o enti di carità”

L’idea dei cacciatori è stata sottoposta all’attenzione degli enti incaricati al contenimento dell’epidemia

cinghiale

Varazze. Una proposta che arriva dalle squadre da cinghiali 9 e 54 del comune di Varazze, attualmente in zona di sorveglianza II: donare la carne dei cinghiali che, dalle analisi risulteranno negativi alla peste suina, a chi ha bisogno.

I cacciatori ribadiscono di essere favorevoli all’inizio dell’attività venatoria secondo le normative, seguendo e rispettando le indicazioni sulla densità della specie cinghiale e rispetto alla mappa delle zone di restrizioni per la Peste Suina Africana. Allo stesso tempo, però, chiedono di poter destinare le carni sane a chi ha bisogno.

“Sappiamo della norma secondo cui i cinghiali abbattuti in zona di sorveglianza II verranno analizzati e dichiarati negativi o positivi alla PSA, – spiegano i cacciatori, – poi verranno smaltiti indipendentemente dal risultato delle analisi e verrà vietato quindi l’autoconsumo”.

Da qui l’idea, garantendo il massimo impegno e una riflessione ribadendo di “esercitare la nostra passione, con senso di responsabilità, rispetto della biosicurezza,  facendo grosse rinunce, mostrando collaborazione e vicinanza alle problematiche sopracitate dando un contributo fattivo alla causa su vari fronti”. 

Pronti a collaborare, quindi i cacciatori delle squadre 9 e 54, ma soprattutto a rivolgere agli enti di competenza una proposta precisa.

“La nostra richiesta e il nostro auspicio è quello di non sprecare la carne di cinghiale , vista anche la situazione economica attuale, fino a che non verrà consentito l’autoconsumo. Chiediamo – sottolineano – di donare i cinghiali dichiarati sani e certificati ad enti che si occupano alla carità e all’aiuto di persone bisognose. Nel momento più difficile della storia della nostra passione siamo vicini a chi le difficoltà le sta vivendo ogni giorno”. 

Quindi contrastare e arginare il fenomeno e, allo stesso tempo, la volontà di “trasformare  un problema in una opportunità valorizzando la carne di selvaggina sana”. 

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