Pietra Ligure. Malauguratamente, poche sere fa, sono rimasta coinvolta in un tamponamento a catena. Istintivamente, e aggiungo scioccamente, visto dolori e vertigini, ho pensato di chiedere aiuto al pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure.
Dante nelle sue peggiori fantasie non avrebbe saputo immaginare castigo peggiore per tanta leggerezza. Entrata al pre triage circa alle 9,30, nulla faceva presagire l’odissea che mi apprestavo a subire. Ulisse in confronto a me pare un campeggiatore della domenica.
Entro al pronto soccorso lamentando dolori e avendo giusto appena vomitato. Di me sanno pressione sanguigna e saturazione. Mi viene data una tachipirina. Che vomito. Sino alle 17 (leggasi 17) resto invisibile, mescolata ad un flusso variopinto di sfortunati come me che vengono parcheggiati in barelle, sedie a rotelle e seggiole, fino ad esaurimento. Ed è un qualsiasi martedì mattina. Domando altro anti-dolorifico, le ore passano, i Brufen a stomaco vuoto non li conto più.
Nessuno sa darmi indicazioni circa il mio destino. Cambiano infermieri e dottori. La mia sedia di plastica no. Come non cambiano i miei compagni di avventura. Ci movimenta la giornata il passaggio di un caso covid tra noi. Intubato. Ecco, visto tante volte in foto sui giornali e ora… dal vero, in mezzo a noi.
Ormai stanca dolorante affamata e preoccupata per i miei bimbi a casa domando ad medico se è il caso di chiamare il 112: ormai potrei rientrare nella casistica del sequestro di persona. Mi viene risposto che farei un favore allo staff. Di fare pure che medici ed infermieri ne sarebbero felici. Allibita chiedo che alternative ho. Dopo quasi 9 ore di attesa mi viene detto che posso firmare e andar via. Prendermi la responsabilità del mio star male… eh no cari, ormai alla mia seggiola sono affezionata e non la mollo facilmente.
Comunque ottengo di fare le lastre, ebbene sì, dopo 9 ore di attesa posso vedere un altro soffitto. Un altro corridoio. Lastre eseguite in circa un quarto d’ora. Inevitabile a quel punto abbandonare la mia adorata sedia ma, in vista di una probabile dimissione, acconsento. Me ignara, me credulona… si cambia sedia ma non l’andazzo: solamente l’intervento di un’infermiera mossa a compassione mi ha impedito di brindare in loco alle 12 ore piene trascorse in corridoio: 12 ore di attesa di dolore, di nervoso, di fame, di nausea, di spintonamento, di urla, di batteri e virus e altre amenità. Macché. Mi fa chiamare dall’ortopedico e quindi, dopo l’ennesimo cambio turno al quale assisto, vengo persino dimessa.
E qui si direbbe terminata la mia discesa agli inferi… invece no: tutto ha un costo, cotanta prova di resilienza alla quale sono stata sottoposta non può essere gratuita: 11 ore e mezza di parcheggio all interno del “Santa Corona Park Adventure” si pagano eccome. E a caro prezzo, a meno che tu non sia un codice rosso e lo puoi certificare. Io non lo ero, solo un “banalissimo” codice giallo da ore e ore, perciò ho pure pagato pure per la mia mediocrità.
A.G.