La posizione

Santa Corona, Cortassa (Spes): “Condizioni di lavoro ingestibili per il personale del pronto soccorso”

E chiede un incontro al direttore generale di Asl2 Marco Damonte Prioli: "Agli operatori deve poter essere garantito un tenore di vita accettabile"

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Pietra Ligure. “Carenza di organico e condizioni di lavoro ingestibili per il personale del pronto soccorso”. Il dottor Giorgio Cortassa, segretario per il Santa Corona del sindacato SPES dei Professionisti dell’Emergenza Sanitaria, oltre che ex medico del PS dell’ospedale pietrese dove ho lavorato dal 1987 al 2020 e vice-presidente nazionale della FIMEUC (Federazione Italiana Medicina Emergenza Urgenza e Catastrofi), chiede un incontro al direttore generale di Asl2 Marco Damonte Prioli per discutere sulle soluzioni da intraprendere per migliorare la situazione di un staff ormai allo stremo.

La riflessione di Cortassa parte dalle dichiarazioni del Dg relative ad un articolo pubblicato dal Corriere delle Sera, a firma di Gianni Santucci, nel quale viene descritto il “calvario” del pronto soccorso del Santa Corona. Prioli aveva evidenziato come le difficoltà di presa in carico dei pazienti fossero ‘legate alla carenza di spazi e percorsi interni’; problema che si intende risolvere entro la prossima estate con l’apertura di nuovi spazi, nonché in futuro con il Progetto del Nuovo Santa Corona con finanziamento regionale di 148 milioni di Euro.

“Dato per scontato che l’apertura di nuovi spazi e l’ammodernamento della struttura saranno senz’altro i benvenuti, resta però evidente per chiunque che a curare i pazienti non sono gli ‘spazi’ né le dotazioni tecnologiche, bensì le persone – evidenzia il segretario della Spes – E che di tali persone (OSS, infermieri, medici dell’emergenza), impegnate quotidianamente in una lavoro estremo e di fondamentale importanza per la salute pubblica, occorre aver cura. Il personale di ruolo, soprattutto medico, del Pronto Soccorso del Santa Corona soffre ormai cronicamente di una grave carenza di organico che ha obbligato a ricorrere ad una cooperativa privata per coprire i turni che sarebbero rimasti scoperti. Questa carenza ingravescente di medici d’emergenza è in realtà un malanno nazionale che a macchia di leopardo sta colpendo più o meno gravemente tutte le Regioni d’Italia; la Liguria, la ASL2 e il Santa Corona non sono in tale contesto né tra le migliori né tra le peggiori condizioni osservabili. Si pensi che in Calabria – ad esempio – il governatore ha nei giorni scorsi assai fantasiosamente emanato un bando per il reclutamento … da Cuba (!) di 500 medici da impiegare, a suo parere, nei Pronto Soccorso e PPI. Tale generalizzazione non è però una scusante. Al contrario! Essa deve invece spingerci a individuare le cause di tale crisi nazionale e a contestualizzarle nella nostra realtà”.

Cortessa poi punta il dito sulle condizioni di lavoro del personale dell’emergenza medica, che – dice – “è spesso fatto da persone appassionate al loro lavoro, che però sono costrette prima o poi a lasciare perchè le condizioni della loro vita sono diventate ingestibili”.

Il motivo? Secondo Cortassa, “ciò avviene da un lato per una somma di cause esterne che fanno sì che oggi sempre più persone si rivolgano al Pronto Soccorso alla ricerca di una soluzione ai loro problemi di salute. A volte le aspettative di tale pubblico sono irrealistiche; a volte l’accesso è più o meno improprio in quanto l’ ‘emergenza’ del paziente è solo soggettiva. Non di rado però oggi le capacità tecnico-cliniche della medicina d’emergenza possono individuare precocemente e talora risolvere condizioni critiche come infarti o ictus che ancora non molti anni fa non potevano essere gestite con pari efficacia. Il progresso scientifico e clinico è stato esponenziale. E’ come se dalla guida di una corvetta si fosse passati a quella di una portaerei. Ma a tale sviluppo non ha fatto seguito – per ora- un adeguamento delle regolamentazioni, dei contratti, della formazione continua del personale che tale nuova ‘potenza’ diagnostico-clinica è chiamato a gestire”.

“Il livello di responsabilità, la formazione necessaria, la retribuzione del comandante della portaerei non può essere la stessa del comandate della corvetta – sottolinea – Inoltre a tale personale deve poter essere garantito un tenore di vita accettabile: pause, riposi, ferie, tempo per l’aggiornamento continuo in orario di lavoro (e non rubato agli affetti ed al riposo). Infine, una gestione adeguata, attenta e competente, capace di ascoltare e di rispondere a tono per motivare e incentivare questi professionisti dell’estremo”.

“Chiunque abbia esperienza di gestione del personale – prosegue – sa l’importanza fondamentale di quanto sopra. Purtroppo tutto ciò in molti casi non avviene, e ne vediamo oggi le conseguenze. Nella ASL2 il direttore del Pronto Soccorso del Santa Corona è ancora oggi un facente funzioni, dopo oltre tre anni, quando secondo la normativa la durata massima di un ‘ff’ dovrebbe essere 6 mesi. Questo reparto ha affrontato l’emergenza covid con un ‘ff’ alla guida; sarebbe come se una divisione fosse mandata in battaglia con un generale facente funzioni”.

E poi aggiunge: “Alle numerose manifestazioni di disagio espresse dal personale non è stata data risposta adeguata. Sarebbe invece magnifico se la ASL2, che ha il privilegio di gestire un ospedale ed un DEA di riferimento per il Ponente Ligure (e non solo quello), con una storia ed una tradizione di eccellenza che ancor oggi fa sentire il suo influsso, avesse il coraggio di fare il primo passo per bloccare tale tendenza all’autodistruzione del Sistema Nazionale dell’Emergenza Medica”.

“La ricetta esiste – afferma -: rapida finalizzazione del concorso per primario del Pronto Soccorso (finalmente bandito nei giorni scorsi), ascolto degli operatori, reclutamento e motivazione degli specializzandi in Medicina d’Emergenza, aggiornamento in orario di lavoro, pause, riposi e ferie garantiti, incentivazione economica adeguata. Si pensi che attualmente il medico della cooperativa guadagna più del suo corrispettivo strutturato ed ha maggiore libertà di gestione dei propri turni. Personalmente – conclude Cortassa – mi farebbe molto piacere un incontro con il direttore generale se intende ascoltarmi su questi temi”.

 

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