Ipotesi

Rimpasto giunta regionale, Rosso (Fdi) apre le porte ad un assessore savonese per il turismo

Il coordinatore regionale eletto alla Camera: “Grazie a volontari e candidati ma il successo è tutto di Giorgia” e poi “La mancanza di classe dirigente? Un falso mito”

Meloni campagna elettorale

Liguria. “Vorrei che il posto di assessore al turismo andasse a un esponente di Fratelli d’Italia del ponente ligure, Imperia o Savona. Ma ne parlerò con Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida. Poi, sulle deleghe ci confronteremo con gli alleati”. A dirlo è il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Matteo Rosso in merito al rimpasto di giunta in Regione.

L’ipotesi di un ingresso savonese in giunta regionale era temporaneamente tramontata con la mancata elezione del vicepresidente Alessandro Piana. Tra i nomi papabili c’era quello di Paolo Ripamonti. Tuttavia, lo scenario è ancora da definire e per Toti non sarà una partita semplice alla luce dei risultati di queste elezioni politiche.

Fratelli d’Italia sfonda anche in Liguria superando il Pd come primo partito e piazza quattro parlamentari tra Camera e Senato: Matteo Rosso e Maria Grazia Frija, vicesindaco della Spezia, sbarcano a Montecitorio, Gianni Berrino, assessore regionale, e Roberto Menia, veneto ma candidato in Liguria, a palazzo Madama. Un’ascesa, quella del partito con la fiamma nel simbolo, che sarebbe stata impensabile se si pensa alle politiche del 2018 e che è molto netta anche rispetto alle recentissime comunali di giugno: rispetto all’inizio dell’estate Fdi è passato a Genova dal 9,5% al 19,7%.

Non è quindi evitabile che la prima domanda al coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso, sia sull’eventuale rivendicazione di maggiore spazio nelle stanze dei bottoni, sia in Regione sia in Comune. “Pestare i piedi non è il nostro modo di fare, non abbiamo intenzione di creare scompiglio in Comune, dove il lavoro è appena iniziato, ma neppure in Regione, poi è ovvio che se in vista dei risultati ci saranno nuovi ruoli di responsabilità li ricopriremo con impegno ma al momento quello che è importante è lavorare con unità, non creare liti e contrasti, poi è chiaro che il garbo e la gentilezza non vanno confusi con la debolezza…”.

Fratelli d’Italia nel 2018 non aveva eletto neppure un parlamentare. Quest’anno ne ha quattro. Pur con la riduzione dei “posti” a disposizione da 24 a 15. La Spezia, Genova e Imperia sono direttamente rappresentati dal partito della Meloni. Che per Matteo Rosso è sostanzialmente la vera fautrice dell’exploit del partito.

“Ringrazio i volontari, i candidati, i collaboratori che hanno dato tutto in questa campagna, anche in Liguria – afferma il coordinatore regionale – ma sarebbe presuntuoso non dare il merito della vittoria a Giorgia Meloni, alle elezioni politiche è il leader che fa la differenza e la leader, in questo caso, l’ha fatta”.

“Noi abbiamo creduto in Giorgia Meloni già otto anni fa quando non ci credeva nessuno – dice ancora Rosso – L’abbiamo vista crescere, abbiamo fatto tutto il percorso andandole dietro come amici e sostenitori. A Roma va gente molto preparata, mentre in questi anni abbiamo visto nominare ministri persone che fino al giorno prima facevano tutt’altro”.

Matteo Rosso, medico prima ancora che politico, a Roma vorrebbe occuparsi di Sanità e rappresentare un collegamento diretto tra il parlamento e il territorio. Ma a proposito di Sanità – intervistato dall’agenzia Dire – lancia una proposta al governatore ligure Giovanni Toti: “Mi auguro è che il presidente decida di trasformare l’assessorato di Ilaria Cavo, che andrà alla Camera, in un assessorato di tutta la coalizione da dedicare alla sanità. Non abbiamo ancora capito che cosa voglia fare Toti, ma non deve diventare uno scaricabarile. Dal punto di vista degli equilibri politici non cambierebbe molto: noi, Lega e Toti avremmo tutti due assessorati e lui conserverebbe anche la presidenza”.

I maligni sostengono che Fratelli d’Italia non chiede posti perché ha un problema di classe dirigente mancante. Secondo Rosso è “un falso mito, chi ancora sostiene questa cosa non ha visto cosa è successo nelle amministrazioni e nelle professioni, penso all’assessore Ferro in Regione, a Gambino e Bianchi in Comune, e ancora prima al vicesindaco Nicolò, e poi personaggi come il chirugo Spinacci, Pessina di Assagenti, parliamo di professionisti con tessera di partito, dalla grande competenza, io assicuro che questo è un problema che non c’è”.

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